19 febbraio 2018

Il vecchio che avanza, di Peter Gomez (guida per un voto consapevole)



Il vecchio che avanza: I fatti, le storie, i protagonisti. Guida informata per un voto consapevole
Incipit:
Scegliere le persone giuste.Questo libro non vuole convincervi a votare per questo o quel partito. Solo il cittadino deve decidere su chi mettere la croce. Questo libro, però, vuole offrire una serie di elementi utili perché la vostra scelta sia ponderata e consapevole.Nelle prossime pagine leggerete molti fatti e molte biografie di candidati vecchi e nuovi. Poco spazio verrà invece dato ai programmi e alle promesse. Chi come me è andato a votare per la prima volta negli anni 80 ha sperimentato sulla propria pelle quanto poco conti ciò che viene detto in campagna elettorale.Col tempo ho invece capito ce le idee cono certamente importanti, ma che esse camminano sulle gambe degli uomini e delle donne.Scegliere le persone giuste è importante, anzi è spesso decisivo.

Andate a votare, perché votare è un diritto importante: il voto è l'unico momento (oltre ai referendum) in cui l'elettore viene chiamato ad esprimere una sua scelta, dare la fiducia a questo o quel candidato.
Andate a votare, ma andate a votare informati: questo l'obiettivo del saggio di Peter Gomez, una guida per l'elettore che vuole essere informato sui candidati alle prossime elezioni.
Perché in tempo di campagna elettorale l'elettore è bombardato di promesse, di proclami: i programmi dei partiti diventano la panacea per tutti i mali del paese (e come mai non ci avete pensato prima? - verrebbe da chiedere loro).
Quello che manca è però qualcuno che ti racconti chi, cosa e come (dove e quando non pervenuti): chi sono i candidati, cosa avevano promesso alle scorse elezioni e cosa hanno realmente fatto poi.
E come, ovvero come si andrà a votare col Rosatellum il 4 marzo: in appendice al libro è presente infatti una piccola ma utile guida.

Il libro, dopo una breve introduzione sulla rottamazione che non c'è stata (e il ritorno di tanti vecchi personaggi), si divide in tre parti.
Il voto utile, ovvero per quale motivo si deve andare a votare. Non si vota solo per vincere a tutti i costi (a prescindere dalle idee, dai programmi, dalle persone): è utile anche il voto dato ad un partito che si sa che andrà all'opposizione, ma che si è certi che farà una buona opposizione al governo.

Questo paese ha bisogno sia di governi stabili, che facciano le riforme realmente utili al paese (e non per fare qualche slide o tirar fuori i soliti numeri sull'occupazione), ma anche di una opposizione non consociativa che sia da cane da guardia dell'esecutivo.
Di un Parlamento composto da persone competenti, capaci, fuori da conflitti di interesse e onesti.
L'appello al voto utile viene usato sia dal centrodestra che dalla coalizione del PD: chi vota LEU vota per Berlusconi/Il voto a sinistra è un voto perso - sono gli slogan ripetuti da PD e FI.

Ma un elettore poi dovrebbe chiedersi in cosa si distinguono centrodestra e centrosinistra: anni di larghe intese, di deputati passati da una parte all'altra, il programma di Berlusconi in larga parte realizzato da Renzi (per non parlare della riforma costituzionale) ci dicono solo una cosa.
Che ogni voto è utile se espresso in base a dei principi, delle idee, dei valori.


La seconda parte è dedicata ai protagonisti di queste elezioni: la coalizione di centro sinistra (più centro che sinistra), i due partiti a sinistra, Liberi e Uguali e Potere al Popolo.
E poi la coalizione di centrodestra, con lo scalpitante Salvini con velleità da premier (il politico che non ha mai lavorato) e il rassicurante Berlusconi.
Rassicurante per chi? Per l'establishment, a quanto pare. Per l'Europa. Per il Partito Popolare europeo.
Per arginare i populisti, i partiti antisistema..
Ma evidentemente questo establishment (che hanno fallito miseramente nel governare l'Europa) si sente rassicurato da un anziano imprenditore prestato alla politica e mai restituito, condannato per frode che aveva come braccio destro una persona condannata per mafia.
Questo spiega perché temono il successo del M5S alle elezioni – scrive Gomez: “a parere di chi scrive, nell’establishment italiano a far davvero paura sono le idee sulla lotta alla corruzione e ai privilegi della Casta”.

Meglio Berlusconi.
Votatemi, sono l'usato sicuro.
Di sicuro c'è che non ha rispettato il patto con gli italiani, che negli anni di governo ha pensato alle sue aziende, che mentre il resto dell'Europa cresceva (in termini di PIL, di ricerca, di innovazione) noi eravamo bloccati dai processi dell'ex cavaliere.
A proposito di promesse non mantenute:

“La flat tax di cui parla di nuovo Forza Italia (e la Lega) è stata proposta per la prima volta nel lontano 1994. Fallito l’obiettivo nel 2001, Berlusconi ci ha poi riprovato promettendo un sistema a due sole aliquote..”

Dice Gomez, forse con un eccesso di bontà, che in fondo il centrodestra ha governato bene nelle regioni del nord, perché anche la Lega conosce la differenza tra il populismo alla Salvini e il difficile mestiere di governare una regione come la Lombardia.
Eppure gli scandali della Sanità, le infiltrazioni della mafia (non viste), la crisi della piccola industria nel nordest (e la crisi delle banche) dicono il contrario.
Ma loro sono i competenti, sempre che uno voglia credergli.

Dopo la cacciata dal Senato, ci ha pensato Renzi a tenere Berlusconi in vita: prima il patto del nazareno, poi le riforme nel solco tracciato da Berlusconi.
Riforma del lavoro, riforma sulle intercettazioni, riforma sulla custodia cautelare – sono tre delle leggi renziane citate nel libro di Gomez.
E la rottamazione?
Beh, quella si è fermata ai vecchi esponenti della ditta, del PD: Bersani, D'Alema, Errani ..

Anche i rapporti opachi tra politica, banche e finanza sono proseguiti e anzi sono diventati palesi quando è stato rivelato che Renzi faceva abitualmente colazione con Carlo De Benedetti.

Al sud nulla è stato toccato, dal clientelismo come Dio comanda di Alfieri e De Luca in Campania, ai candidati presi dal centrodestra lombardiano (nel senso dell'ex governatore Lombardo) e cuffariano in Sicilia, dove il PD è sinonimo di “partito acchiappavoti” (come ha raccontato un servizio di Presa diretta di due anni fa).

Votare Pd in queste elezioni significa scegliere una formazione destinata a perdere e che ha come unico obiettivo quello di tentare di entrare a far parte di un governo con il teorico avversario di centrodestra,”

Alle elezioni si presenta, per la seconda volta, il movimento di Grillo, anzi non più di Grillo, il M5S, che in questi 5 anni di opposizione ha avuto modo di constatare con mano quanto sia difficile fare politica, altro che aprire il Parlamento con un apriscatole.
Questa legge elettorale era stata pensata proprio per frenare il loro ingresso al governo: il m5 è considerato infatti una sorta di intruso.
Sono loro il vero nemico di Renzi e Berlusconi: incapaci, incompetenti, pericolosi, pauperisti, peggio dei comunisti (non come l'amico Putin).
Ecco spiegato il giro delle sette chiese di Di Maio, candidato alla Presidenza del Consiglio, per farsi conoscere dai poteri forti ancora rimasti. Le associazioni di impresa, la borsa a Londra ..
Il M5S ha dovuto cambiare, darsi delle regole, uno statuto, trasformarsi in qualcosa di più simile ad un partito. Cambiare per essere credibili, cambiare per non affondare, per non sparire come il partito di Giannini, dell'uomo qualunque.

Infine a sinistra si presenta anche Liberi e Uguali, che dovrebbe prendere i voti dei delusi del PD.
Ma possiamo credere a Grasso e alle sue promesse (come l'università gratis)? I numeri previsti per LEU dai sondaggi credo siano poco credibili, sebbene difficilmente potrà aspirare ad un risultato a doppia cifra.

la forza e la debolezza della formazione è rappresentata dai leader più vecchi: Pier Luigi Bersani, Massimo D’Alema,

Sempre a sinistra troviamo due formazioni: La mossa del cavallo, dell'ex magistrato Ingroia e del giornalista Chiesa, e Potere al Popolo.


La terza parte si intitola “la cattiva politica”: cose che non vorremmo più vedere dagli eletti del futuro Parlamento.
I furbi e i disonesti prima di tutto:

Forza Italia, per esempio, scrive la parola «onestà» sui suoi manifesti elettorali, ma il suo leader Silvio Berlusconi si è rifiutato di firmare l’impegno, proposto da «l’Espresso» a tutti i partiti, affinché venissero candidate solo persone al di sopra di ogni sospetto.

I finti tagli ai costi della politica, poi. I finanziamenti pubblici cancellati per far posto a finanziamenti provati e non tracciati (né consultabili) da nessuna parte.
Le impunità degli eletti, che si trincerano dietro l'articolo 68 della Costituzione (per salvarsi dalle indagini) senza però rispettare l'altro articolo, il 54, che chiede di onorare il Parlamento con disciplina e onore.
La questione morale, questa sconosciuta, come sconosciute anche le promesse di tenere i partiti fuori dalle società pubbliche (dalla Rai all'Enel fino alle partecipate pubbliche).

La fine della partigianeria, delle strumentalizzazioni, dei benaltrismi, di quelli che dicono “e allora il PD?”, “e allora la Raggi?”

Il nostro, però, è un paese di tifosi. Di Guelfi e Ghibellini. L’abitudine di guardare prima in casa propria e poi in quella altrui non è molto diffusa.

Chiude il capitolo un esaustivo elenco degli “impresentabili” di tutte le coalizioni, ovvero i candidati in lista sotto processo o indagati (per reati contro la pubblica amministrazione o reati gravi) o perfino condannati.
Scrive l'autore che occorre:
“Escludere dalle liste un imputato, un prescritto, un condannato non definitivo o anche chi, senza essere nemmeno sotto inchiesta, ha frequentazioni abituali con esponenti della criminalità organizzata non è una decisione giustizialista che va a ledere un diritto del candidato”.


Gli impresentabili vanno di moda

PD: la migliore squadra di Renzi

Fernando Aiello
Francesco Alfieri
Paolo Alli
Bruno Astorre
Eva Avossa
Maurizio Bernardo
Micaela Campana
Angelo Capelli
Daniela Cardinale
Pier Ferdinando Casini
Brunello Censore
Angelo D'Agostino
Nicola D'Agostino
Nico D'Ascola
Umberto Del Basso De Caro
Pietro De Luca
Piero Fassino
Silvio Lai
Gianfranco Librandi
Salvo Lo Giudice
Luca Lotti
Carlo Lucherini
Gavino Manca
Claudio Mancini
Giacomo Mancini
Nicola Marrazzo
Claudio Moscardelli
Pietro Navarra
Giuseppe Piccolo
Francesca Raciti
Paolo Ruggirello
Luca Sammartino
Franco Scalia
Antonello Scalzo
Giuseppe Sodano
Valeria Sudano
Vito Vattuone

La banda di Berlusconi

Antonio Angelucci
Antonello Antinoro
Flora Beneduce
Anna Cinzia Bonfrisco
Umberto Bossi
Francesco Cannizzaro
Luigi Cesaro
Domenico De Siano
Claudio Fazzone
Luigi Fedele
Roberto Formigoni
Massimo Garavaglia
Andrea Gentile
Michele Iorio
Sandra Lonardo
Lucrezia Mantovani
Antonino Minardo
Andrea Mineo
Urania Papatheu
Massimo Ripepi
Marco Siclari
Mimmo Tallini

I candidati del M5S

Nicola Cecchi
Emanuele Dessì
Vincenzo Spadafora
Rinaldo Veri

I candidati di Liberi e uguali

Non ci sono impresentabili, sebbene nelle liste siano presenti vecchi notabili del PD, come Massimo D'Alema, Bersani, Vasco Errani e gli ex sottosegretari Filippo Bubbico, Cristiana Coviello.

Qui l'introduzione del libro

La scheda del libro sul sito di Chiarelettere.
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.

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