Che belli i tempi in cui si votava per censo, per titolo nobiliare (e pure per sesso).
Questo penso quando sento parlare gente come Juncker sulle elezioni prossime, con una colpevole leggerezza.
State attenti a come votate, i mercati vi guardano.
Tutte le persone deluse della politica, arrabbiate da un sistema che si è preoccupato (giustamente) della salute delle banche e meno di chi doveva fare controlli e non il ha fatto, degli amministratori spregiudicati.
Di tutti quelli che hanno perso il lavoro perché l'azienda ha deciso di delocalizzare dove era più conveniente ovvero, tradotto in soldoni, dove si trova un governo disposto a mettere sul piatto soldi pubblici per sgravare le tasse alle imprese.
Come fatto in Italia col famoso Piano industria 4.0 e con gli sgravi del governo Renzi (ma in un mondo senza regole comuni c'è sempre qualcuno disposto a prendere un salario inferiore al tuo).
Ieri sera seguivo con interesse il confronto tra la candidata Bonino (+ Europa che diventava forza Europa) ad Otto e mezzo: serve più Europa, serve più federalismo, serve più coerenza.
Peccato sia la stessa Europa ad essere incoerente come incoerenti sono, di fatto, tutti gli europeisti (spesso col sedere degli altri).
Sono dichiarazioni come quelle di Juncker (a capo di un organo non eletto, che è pure lo Juncker dello scandalo Luxleaks) che allontanano le persone dall'Europa.
Non serve più Europa: serve un'Europa diversa, servono anche europarlamentari diversi e servono pure politici diversi.
Non si può rispondere al populismo anti europeista con un altro populismo europeista:
Centrata tuttavia anche la sua campagna, basata sull'antipopulismo estremista (viva la Ue, viva Maastricht, viva il pareggio di bilancio, viva la legge Fornero eccetera): una forma di populismo rovesciato a sua volta, populismo di minoranza che si crede migliore perché "testa non pancia", insomma esattamente il bacino della borghesia liberale e dei primi municipi.
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