17 gennaio 2019

Rien ne va plus – di Antonio Manzini



Martedì 
«Stai dormendo?».
«No».
«E tieni sveglio pure me».
«Mi va veloce il cuore».
«Com’è?».
«Non lo so. All’improvviso comincia a correre».
«Se respiri profondo lo calmi».
«Ci provo, forse ora va meglio».

Manzini diventa più bravo libro dopo libro: ci ha fatto conoscere Rocco Schiavone, il suo essere sbirro con un'interpretazione della legge molto elastica, la canna da fumare in ufficio per sentirsi in sintonia col mondo, gli affari suoi suoi amici. E poi Marina, il grande amore, con cui ancora parla, anche se è morta in quel 7/7/2007.

Lontano dalla sua Roma gli abbiamo visto risolvere i suoi casi anche ad Aosta, in mezzo alla neve e al freddo con le sue clarks e il suo loden. Casi risolti con metodi poco ortodossi, poco lineari, come in fondo è stata la sua vita. E ora lo ritroviamo con una cagnetta a fianco, Lupa, in una non facile convivenza con Gabriele e Cecilia, i vicini di casa a sperimentare un tipo di vita familiare a cui non era preparato.
La pioggia cadeva a secchiate sul parabrezza e martellava il tettuccio dell’auto. Erano le 11 del mattino ma lo si poteva capire solo guardando l’orologio perché il temporale aveva oscurato il cielo facendo piombare la Valle in un crepuscolo improvviso.

In quest'ultimo romanzo, ambientato in una Aosta sotto l'acqua e per nulla amichevole, si va a chiudere tutti quei casi e quelle storie che erano rimaste aperte: per esempio quell'omicidio in via Mus, del croupier in pensione Romano Favre ucciso nel suo appartamento.
Nel precedente romanzo, “Fate il vostro gioco”, erano state arrestate tre persone colpevoli del reato di contrabbando di valuta. Conoscevano l'ambiente del Casinò di S. Vincent e conoscevano la vittima: ma non sono loro gli assassini.
Ci sono cose che non tornano, “odori” che ancora deve annusare, Rocco Schiavone, come se fosse un cane da caccia che cerca la pista per la sua preda
Doveva ricominciare daccapo, l’omicidio del ragioniere Favre aspettava ancora un mandante e forse c’era un dettaglio, un odore che non aveva percepito.
Cosa aveva scoperto Favre di così importante tanto da venire ucciso? Cosa cercava l'assassino nel suo appartamento, quando è stato scoperto dalla vittima?
C'è una strana aria ad Aosta, non solo per la pioggia: c'è un'inchiesta della Finanza in corso sul casinò e che coinvolgerà molti colletti bianchi in regione. Un terremoto a cui, dalla procura, viene chiesto a Rocco di tenersi fuori.
Forse che Favre è stato ucciso per queste ruberie all'interno del casinò? Difficile, i ladri col colletto bianco rubano, chiedono e danno mazzette, corrompono, si ritengono al di sopra della legge. Ma non arriverebbero ad ammazzare rischiando poi di sentire “l'odore” del carcere:
No, politici e dirigenti non sentono l’odore del carcere, sguazzano tranquilli in uno stagno fatto apposta per loro, un paese a loro misura. Non hanno bisogno di ammazzare un testimone scomodo,..

Ma non c'è nemmeno il tempo per fermarsi, quando un blindato con gli incassi del casinò stesso, quasi 3 ml di euro, sparisce senza lasciare tracce. Uno dei due autisti viene trovato, drogato e mezzo assiderato, nella neve, in cima alle montagne in un paesaggio che lascerebbe molti a bocca aperta. Ma non Rocco, abituato a vivere in mezzo a delitto e dolore.
Poi si rammaricò che una simile atmosfera gli suggerisse soltanto pensieri di morte, ma quello era il suo pane quotidiano, se fosse stato un pittore come Carlo avrebbe ragionato sulle tonalità di bianco, ma era un vicequestore e ragionava sulle tonalità del dolore.
C'è qualcos'altro che preoccupa il vicequestore: sono le ombre del passato come il cadavere di Luigi Baiocchi, l'assassino di Marina, che Baldi intende trovare a tutti i costi, sotto quella villetta all'Infernetto come gli ha indicato Enzo, l'altro fratello, venuto su ad Aosta a vendicarsi di Schiavone.
A Roma, poi, Rocco trova un'altra situazione strana: l'amico Seba gli parla tramite pizzini, come se temesse di essere intercettato; c'è poi ancora da capire chi, all'interno del Viminale, gli ha messo alle calcagna l'ispettrice Caterina Rispoli (leggetevi Pulvis et ombra). Chi lo sta seguendo, e perché?
Brizio aveva paura che il suo telefono fosse sotto controllo. Come l’appartamento di Sebastiano. Ma perché controllare Seba? L’avevano arrestato, sapevano che voleva ammazzare Enzo Baiocchi, cos’altro c’era da spiare?

Intrecciati al filone principale della storia, in questo romanzo troviamo anche delle vicende personali dei collaboratori di Rocco: Italo che non riesce a smettere di sedersi ad un tavolo con le carte; Antonio e le sue tre fidanzate lasciate a Senigallia e che diventa complicato da gestire.
Scopriremo che D'Intino, Domenico D'Intino detto Mimmo, viene chiamato dagli amici Frangù per una vecchia questione familiare e che ora deve scoprire se una sua vecchia fiamma si ricorda ancora di lui.
Infine l'operazione più complessa: il complicato corteggiamento di Casella con la sua vicina, cercando di vincere la sua timidezza.

Si ride molto in questo romanzo, per quelle battute da commedia all'italiana (e per qualche sticazzi che arriva al momento giusto). Ma questo è anche un giallo basato sugli odori che non tornano, di delitti fatti da potenti che non pagheranno mai col carcere (e in questo Manzini si dimostra un ottimo conoscitore del paese reale), perché il nostro “è un paese immunitario questo, pochi pagano e spesso anche per brevi periodi, a casa o ai lavori socialmente utili”.
Perché il nostro è un paese che può tollerare qualche ruberia in comune, in regione, negli enti pubblici, perché ancora ragioniamo in termini lombrosiani, guardando le facce dei potenti:
Assessori, presidenti, amministratori delegati non hanno la faccia degli assassini, si vestono bene e vanno dal barbiere. Non hanno il volto sfregiato, non dicono parolacce, gente perbene senza neanche il porto d’armi. Gente perbene che si intasca milioni di euro senza battere ciglio ..

Ci sono anche passaggi come questo, che dimostrano cosa si nasconde dietro la scorza di cinismo di Rocco, il dolore ancora forte per la moglie, quel vuoto forse incolmabile:
«Cosa ti dispiace?» 
«Che non ce la fai. Eppure è facile, Rocco amore mio, dipende da te» 
Accanto alla porta, Cecilia guardo spaventata il figlio. «Che fa?» 
«Parla..» rispose. «Ma chi c'è nella stanza?». 
Gabriele sorrise appena. «Sua moglie».

Cosa farà Rocco se quel cadavere torna fuori dalle fondamenta di quella villetta a Roma?
Chi c'è dietro veramente al delitto dell'anziano croupier?
Chi ha rubato il furgone coi soldi del casinò?
Chi lo sta spiando?

Rien ne va plus, avete fatto il vostro gioco, ora Tocca a Rocco Schiavone mettere tutti i fatti uno in fila all'altro.
PS: si ride fino all'ultima battuta, fino all'ultima pagina!

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