07 settembre 2017

Pulvis et umbra, di Antonio Manzini



Quando un solo cane si mette ad abbaiare a un'ombra, diecimila cani ne fanno una realtà 
CIORAN 
Domenica
Le luci della sera erano calate da una mezz’ora e l’aria era fresca e piacevole. Qualche ritardatario con passo affrettato rientrava a casa. Lui invece se ne stava lì, fermo, sul marciapiede di via Brean. Non si decideva. Bastava solo attraversare e suonare il citofono, il resto sarebbe venuto da sé. Eppure quel piccolo passo non riusciva a farlo. Le mani nelle tasche, continuava a stropicciare il foglietto di carta con l’indirizzo: via Brean 12, Studio Emme.
Cosa lo bloccava?
 
Chi gli aveva inchiodato le scarpe sul marciapiede? 
«Ciao amico, vuoi?»Una voce lo fece voltare. Un africano carico di roba incellofanata gli offriva un pacco di calzini di filo di Scozia.
«Come stai? Dieci euro, amigo ..».
 
E allungò la mano libera, Marco come un automa gliela strinse. 
«Allora vuoi? Dieci euro!».Marco fece di no con la testa. 
«Mi dai qualche spiccio? Pe' caffè?». 
Marco fece sì con la testa ma rimase con le mani in tasca, immobile, una sentinella con una consegna precisa, un palo della luce in mezzo alla strada. Il nero aspettava e lo guardava, poi sorrise coi suoi denti bianchi e scosse la testa un paio di volte. 
«Amigo, dai spicci?» ripetè. 
Lento Marco tirò fuori il portafogli. Dentro c'erano due banconote da 50 e una da 10. Prese quella da 10 euro e gliel'allungò. 
Il venditore senza fiatare acchiappò quei soldi e in cambio gli mollò i calzini che Marco afferrò senza guardare. 
«Ciao amigo...» e con un passo dinoccolato se ne andò. 
Marco tornò a guardare il civico 12.

C'è un uomo fermo sul marciapiede al civico 12 di via Brean, ad Aosta, indeciso se entrare o meno nello stabile dove lo attende una escort trovata su uno dei tanti siti di incontri.
Comincia con questa immagine, un uomo indeciso se compiere quel passo così imbarazzante, il nuovo noir di Manzini con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone: una serie in crescendo, romanzo dopo romanzo, dove abbiamo via via conosciuto il passato di Rocco, i suoi segreti, la morte dell'amata moglie Marina come vendetta per un arresto in una operazione antidroga sui fratelli Baiocchi.
L'omicidio di Luigi Baiocchi, fatto da Rocco assieme ai suoi amici, come vendetta per la morte di Marina.
E poi la morte di Adele, per mano di Enzo Baiocchi, uccisa in casa di Rocco per errore. Vendetta della vendetta...

Sta diventando sempre più bravo Antonio Manzini, nella scrittura, nello sviluppo della trama e nel raccontarci altri aspetti della vita di questo poliziotto con una morale tutta sua.
Un uomo cinico e disincantato, con una morale molto elastica nei confronti della legge.
Ma è pur sempre un poliziotto, Schiavone, uno di quelli che difende i deboli dai soprusi del più forte. Un poliziotto capace di fare il suo mestiere: seguire una traccia, intuire una bugia da una sguardo della persona davanti, ricostruire quanto successo sulla scena del crimine.
.. si trovò a pensare che ogni essere umano, dal più giovane al più vecchio, s'è impantanato da qualche parte, e lotta, nella stanza segreta del suo cuore, per guarire un gatto malato, per non perdere un appuntamento, per prendere in mano la propria vita. Alzò gli occhi. Il sole era sempre lì, come il cielo. E mai come in quella mattinata di inizio estate Rocco Schiavone si sentì solo. Neanche Marina veniva più a trovarlo.”

In “Pulvis et umbra” scopriremo anche un suo lato protettivo, da chioccia: nei confronti di Gabriele, il ragazzo adolescente vicino di casa, con problemi a scuola e anche in famiglia, cui insegnerà come stare al mondo (come un padre verrebbe da dire), che si prende cura del figlio
Era questo che intendeva Marina quando parlava di sicurezza e protezione? Avere un angolo di mondo dove pensieri e paure restano fuori e rimane solo la dolcezza di un sonno tranquillo?
Avrebbe voluto chiederglielo, ma non veniva più a trovarlo.

Nei confronti di Caterina, la viceispettrice, di cui scopriremo una pagina brutta del passato da cui ancora non è riuscita a staccarsi.
Scappò in camera e si chiuse dentro, mise una sedia per bloccare la porta. Poi pianse per tutta la notte. Non sapeva che quella non sarebbe stata l'ultima, solo la prima notte dei segreti.

Protettivo anche nei confronti dei suoi agenti, perché nell'inchiesta sull'omicidio della trans, dovranno guardarsi da un nemico che sta anche alle loro spalle ...

Il vento cambia in questo inizio d'estate ad Aosta e le cose sono destinate a cambiare anche per Rocco Schiavone: significa staccarsi dal passato, fare a meno di Marina che non viene più a visitarlo, smettere di “nascondersi dentro una piega del tempo” e iniziare a pensare ad un futuro vero.

Il delitto di via Brean
Sulla riva della Dora viene ritrovato il cadavere di una trans, senza documenti o altri particolare che ne consentano il riconoscimento.
È morta per soffocamento, con dei lividi circolari sulle gambe.
Per vendetta nei confronti dei superiori (il Questore in primis e il Procuratore), che hanno spostato il suo ufficio in una specie di sgabuzzino per scope, Rocco manda i suoi collaboratori ad indagare sul campo.
Vi immaginate D'Intino e Deruta a girare per Aosta e provincia a chiedere “conoscete questo trams”?
Ecco.

Per un intuizione, riescono a risalire al nominativo della morta, Juana Perez in arte Sonya, che svolgeva la professione proprio in via Brean al 12.
Qui le prime stranezze: l'appartamento della morta, dove probabilmente è stata anche uccisa, è stato svuotato.
Ma nessuno dei vicini, che Schiavone e i suoi interrogano, ha sentito alcun rumore, sia per il delitto che per il trasloco di mobili e oggetti. Possibile?
Seconda stranezza: l'elenco delle chiamate della morta è vuoto o, meglio, è stato svuotato da qualcuno nelle ore successive alla morte di Juana.
Qualcuno di molto in alto.
L'uomo scosse la testa. «Sei rimasto un ragazzino di Trastevere, Rocco. La storia, se deve finire, finisce come diciamo noi e quando diciamo noi. [..]  Goditi Aosta, Schiavone, e pensa solo a mantenerti in vita, che è già una cosa piuttosto complicata. Puoi dire al negoziante di tornare a casa tranquillo, non ha niente da temere. Mica siamo assassini, noi ..» 
«No?»

Rocco e anche il procuratore sentono puzza di servizi: quel delitto non è un caso su cui la polizia può indagare e viene pertanto indirizzato verso una soluzione di “comodo” in cui nessuno si fa male.
Ma sarà una soluzione che lascerà una forte bruciatura sulla pelle.
Ora doveva cercare di preservare l'incolumità dei suoi uomini e cercare di proteggerli, come Costa con lui.Ragion di Stato, erano le parole impresse nel cervello.Si, avrebbe parlato chiaro, senza peli sulla lingua. Erano giovani, si sarebbero arrabbiati, forse Antonio Scipioni avrebbe urlato, ma avevano ancora parecchia strada da fare. Era giunto anche per loro il momento di ingoiare una bella badilata di merda.

Il morto di Castel di Decima.
C'è un altro delitto che riguarda, questa volta molto più da vicino Rocco: nelle campagne fuori Roma, a Castel di Decima viene trovato il cadavere di un uomo che in tasca ha due bigliettini.
Nel primo uno scontrino per un caffè. Nel secondo il numero telefonico di Schiavone, scritto a mano.
Cosa vuol dire?
È un messaggio per Rocco oppure una trappola da parte di Enzo Baiocchi (il fratello di Enzo, che ha cercato di ucciderlo dopo essere evaso dal carcere di Velletri)?
Questo secondo caso deve risolverselo da solo: non può coinvolgere i suoi agenti e nemmeno può fare affidamento su Sebastiano, il fidanzato di Adele, pure lui sulle tracce di Enzo Baiocchi.
Sebastiano, assieme a Brizio e Furio, l'amico di una vita. Uno di quelli a cui non deve dire niente, perché già tutto sanno.

I due casi in cui Rocco è coinvolto si muovono in parallelo: due indagini contro delle ombre, tutte e due.
L'ombra del suo passato, l'uomo in fuga che ha appena ucciso Adele e che è comunque responsabile della morte di Marina, in quel 7-7-2007. Due donne uccise per colpa sua, un peso enorme da sopportare.

E anche l'ombra dei servizi, altrettanto sfuggente e pericolosa.
Perché si rischia di rimanere intrappolati nella sindrome dei complotti, come il nuovo sostituto capo del gabinetto della scientifica, Michela Gambino.
Una contraddizione, forse: una persona di scienza può credere alle teorie dei complotti (i 300 che controllano il mondo), le scie chimiche?
Eppure siamo (e lo siamo stati veramente, non solo nei noir) il paese dei misteri, dei servizi deviati, delle stragi senza colpevoli (condannati dalla giustizia), dei depistaggi e dei comodi capri espiatori.
Da Valpreda (per la strage di Piazza Fontana) al pentito Scarantino (per la strage di via D'Amelio).
E, infine, anche l'ombra che Rocco sente alle sue spalle, come se ci fosse qualcuno alle sue spalle che segue le sue mosse, sia nel caso di via Brean, sia nella sua caccia a Baiocchi (e che lo porterà su in Friuli).

Contro queste ombre Rocco Schiavone è costretto a lottare:
Tenta di afferrarle e gli sembra che si trasformino in polvere. La polvere che lascia ogni tradimento.”

Altri post sul libro

La scheda del libro sul sito di Sellerio editore.

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