Non solo esiste il decalogo delle
rotture di c.. di Rocco Schiavone (al decimo livello, i casi di
omicidio).
Leggendo i romanzi di Antonio Manzini
con protagonista il vicequestore romano trasferito per punizione a
Roma, esiste anche una vera e propria costituzione romana, che
insegna come vivere a sto mondo.
Per cominciare, una dissertazione su
quando usare l'espressione gergale “sticazzi”:
«Allora bisogna che qui al nord incominciate a imparare l'uso esatto dei termini e delle lucuzioni romane. Sticazzi si usa quando di una cosa non ce ne frega niente. Per esempio: La sai che Saint Vincent ha 4000 abitanti? Sticazzi, puoi dire. Cioè, chissenefrega. Come lo usate voi, Italo, è sbagliato. Devi cercare un ago nel pagliaio? Allora devi dire: mecojoni! Mecojoni indica stupore, lo usi per dire: accidenti! Capisci la differenza Italo? Non puoi usare sticazzi per esprimere meraviglia, sorpresa. Sticazzi lo usi per dire chissenefrega. Ho vinto alla lotteria 40 milioni di euro? Mecojoni, devi dire! Se dici sticazzi significa: non me ne frega niente. Deruta e D'Intino devono cercare tutti i trans di Aosta e provincia. Tu che devi dire?»
«Mei cojoni?»
«Mecojoni» lo corresse.
«Mecojoni».
«Bravo Italo. Invece che a Courmayeur c'è la funivia?»
«Sticazzi».
«Perfetto, hai appena imparato l'articolo sette della Costituzione romana che recita: uno sticazzi al momento giusto risolve mille problemi...»
[Da Pulvis et umbra di Antonio Manzini – Sellerio]
Nessun commento:
Posta un commento