20 settembre 2017

Il menù è servito

Il 40% al referendum che diventa il 40% degli italiani stanno con me ..
Il milione di posti di lavoro creati col jobs act ..
Il complotto che non è un complotto (né tantomeno corruzione in un mega appalto pubblico) ..
La nuova legge elettorale da approvare (il porcellum nuova versione)..
Il menù per le prossime elezioni da parte del segretario PD, che ieri sera abbiamo sentito a Carta bianca, è servito.

Deja vu di argomenti già sentiti fino alla nausea.
I miracoli del governo dei mille giorni con qualche omissis: i posti di lavoro a termine che crescono, il pil che cresce di decimali e meno che del resto dell'Europa, la possibiiltà di un altro condono per fare cassa (e coi soldi dei condoni si fa massa per parlare di recupero dell'evasione record ..).

Questo ci toccherà sentire per mesi.
Non meno nauseante quanto viene raccontato dagli altri fronti: Berlusconi e la sua rivoluzione liberale (l'albero delle libertà), meno stato e meno tasse, meno carcerazione preventiva e meno magistrati a rompere le scatole.
Meno autorizzazioni per costruire, fare, cementificare, inquinare.
Ogni volta mi sorprendo della poca memoria di questo paese, di come un signore ottantenne con una condanna sul groppone, anni di governi fallimentari e leggi ad personam riesca ancora a vendersi bene.

Uno che si vende bene è l'ex verde padano Salvini: avete notato come il colore di Pontida sia diventato blu Trump. Da oltre oceano arrivano anche le ricette politiche del menù salviniano (quello a cui il popolo di Pontida doveva rispondere con un "lo volete voi?", che fa tanto balcone di piazza Venezia).
Giudici eletti dal popolo (e sotto il controllo della politica, questo non lo dice).
Via alla legge Mancino, come se fascismo e antifascismo fossero opinioni.
Flat tax per tutti, specie per chi ha tanti soldi che ringrazierà gentilemente.
E mano libera alla polizia (stile Mississipi burning?).

Il m5s sta attraversando un periodo di cambiamento, almeno questa è l'impressione.
Il capo politico sarà anche il leader che emerge dalle (finte?) primarie.
Vedremo se Grillo farà un passo indietro e lo stesso per Casaleggio.
Vedremo se andranno avanti a non fare e chiedere alleanze, perché così sperimenteranno sulla loro pelle quanto successo a Bersani nel 2013.

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