Questa sera apriremo le segrete
stanze del potere dove si incontra la ndrangheta, con la finanza e
con l'economia, per vedere cosa c'è dentro – Riccardo Iacona
ha
presentato così la puntata di questa sera.
L'anteprima della puntata: come fa la
ndrangheta ad essere così potente, così pervasiva nell'economia e
nella politica, in tutte le regioni d'Italia.
Ha fatto tutto da sola oppure ha avuto
delle protezioni?
Danilo Procaccianti ha intervista il
procuratore Lombardo, a Reggio: ha seguito l'inchiesta che ha portato
all'arresto del boss Condello, il supremo.
Vive sotto scorta dopo aver ricevuto
delle minacce di morte, ha investigato sui legami tra ndrine e
finanza, la cupola della ndrangheta.
Nell'inchiesta Mammasantissima sono
stati arrestato il deputato Romeo, il senatore Caridi (ex FI), l'ex
sottosegretario in Regione Sarra.
Avrebbero fatto parte della direzione
strategica della ndrangheta, assieme a Di Stefano, una struttura che
non è nota nemmeno ai capi delle ndrine: erano la componente
invisibile.
I pentiti hanno parlato, nel passato,
della Santa: la componente in cui i boss entrano in contatto con
massoneria, servizi, politica.
Tutto nasce con la rivolta di Reggio
del 1970, con una intuizione dei fratelli De Stefano: con questi
contatti i De Stefano iniziano ad avere delle protezioni
istituzionali.
Coperture pesanti – dice Nino Fiume,
un collaboratore di giustizia che è entrato nel clan De Stefano
negli anni '80: i fratelli De Stefano potevano entrare in società
con persone che nemmeno il presidente della Repubblica.
Fiume ha visto la guerra di ndrangheta,
ha vissuto per anni a fianco di queste persone, che godevano di
importanti protezioni istituzionali che li avvisavamo di inchieste:
la ndrangheta che abbiamo raccontato fino ad oggi è un'altra cosa,
questo nuovo ente è come un burattinaio che muove i fili delle
locali di ndrangheta.
Nemmeno si sa come chiamarlo, questo
gruppo di mammasantissima....
I mammasantissima.
“La ndrangheta non esiste più.. ora
è rimasta la massoneria e quei quattro stronzi ..” così parlano
due ndranghetisti in una intercettazione.
Il procuratore Lombardo parla di
struttura decisionale che decide i settori e le politiche con cui
operare, una struttura che comunica poi le sue decisioni alla base: è
mafia ma non si manifesta come tale, pur essendo il livello apicale
di questi fenomeni.
Il processo del pm Lombardo si sta
svolgendo ora a Reggio: tra gli imputati l'avvocato De Stefano, Sarra
sottosegretario regionale, il senatore Caridi e l'avvocato Romeo, ex
deputato social democratico.
Secondo l'accusa farebbero parte della
struttura segreta sopra le cosche, che sarebbe intervenuta su tutte
le elezioni regionali dal 2001, tra cui quelle che hanno portato
Scopelliti prima in comune poi in regione.
Anche se Romeo non è soddisfatto di
Scopelliti, meno bravo rispetto allo sfidante. Ma più affidabile,
agli occhi di questa struttura.
Romeo, per far vincere Scopelliti
avrebbe chiesto i voti alla ndrangheta: al boss si permette di usare
un tono da superiore, non voglio sentire non voto Scopelliti manco se
arriva Gesù..
Il procuratore Macrì fu il primo ad
indagare sull'avvocato De Stefano, ma poi la sua inchiesta fu
bloccata, anche dalle polemiche nate quando si arrivò a personaggi
così in alto.
Partirono campagne di stampa a favore
degli imputati e si arrivò anche a delle minacce personali a Macrì
e ai suoi familiari.
La sua indagine degli anni 90 fu
bloccata: poteva arrivare a toccare la struttura segreta sopra i
clan, ben prima di Lombardo.
Per controllare l'azione di Scopelliti,
la cupola gli mette a fianco Sarra: in una intercettazione sgridava
Scopelliti per aver fatto delle scelte politiche.
Nel progetto di Romeo, Scopelliti
doveva diventare sindaco e non eurodeputato, all'Europarlamento
doveva andare il candidato Perilli.
Gli invisibili avrebbero piazzato anche
un loro uomo in Senato: Caridi, per la procura, farebbe parte di
questa componente riservata.
Ora è in stato di arresto a San
Vittore, dopo che il Senato a votato in favore dell'azione
giudiziaria.
Il boss Michele Gambazza avrebbe
puntato su Antonio Caridi e quest'ultimo avrebbe anche visitato
l'abitazione dei Pelle.
Secondo il pentito Aiello, il senatore
Caridi avrebbe aiutato anche i De Stefano, che ritenevano il senatore
“cosa loro”...
Per curare gli interessi della
ndrangheta non bastano i politici: ci sono anche commercialisti,
magistrati e perfino un parroco, don Pino Strangio. Sono i riservati,
aiutano la ndrangheta ma non sono affiliati.
Il riservato è colui che ti permette
di arrivare a certe persone, pur rimanendo nell'ombra: è la zona
grigia che consente alla ndrangheta di allungare i tentacoli sulla
magistratura, nel mondo dei professionisti ..
Giuseppe Tuccio è un magistrato, è
arrivato fino in Cassazione e ora è accusato di aver favorito la
ndrangheta: “sono gente legata a me”, dice Aldo Micciché,
imputato in mafia.
Uno che aveva organizzato un incontro
tra la cosca Piromalli e Dell'Utri.
Giovanni Zumbo è un commercialista:
nel 2010 avrebbe organizzato un finto attentato, che doveva colpire
il presidente Napolitano.
Faceva il doppio gioco coi clan e coi
servizi segreti: fu il vice capo dei Servizi, Mancini, a voler aprire
una collaborazione con Zumbo.
Don Pino Strangio è un prete di San
Luca: dopo la strage di Duisburg, avrebbe trattato coi carabinieri
per consegnare dei killer in cambio dell'abbassamento della pressione
dello Stato su San Luca.
È il parroco di San Luca e ha
ufficiato anche alla Madonna di Polsi: ha deciso di non parlare col
giornalista che gli chiedeva conto delle accuse. “Venga al processo
..”
Il giornalista di Presa diretta è
stato seguito e minacciato, dopo l'intervista a don Pino: cancella le
immagini oppure non vai via ..
La massoneria italiana: siamo sicuri
che le Logge italiane sono esenti dall'infiltrazione della
ndrangheta?
Il pentito Cosimo Virgiglio,
intervistato dalla giornalista Pusceddu, ha raccontato della super
loggia segreta che si occupava, ad altissimi livelli, appalti di
armi, affari, processi da sistemare.
C'è un rapporto reciproco tra loggia e
ndrangheta e tra massoneria riconosciuta e quella occulta: siamo
tutti fratelli.
Il lavoro della commissione antimafia
ha fatto uno screening delle logge: davanti al presidente Bindi
passano i capi delle logge riconosciute, cui è stato chiesto la
lista degli iscritti in Calabria e Sicilia.
C'è la legge della privacy – si sono
nascosti dietro la privacy, anche il GOI di Bisi.
Non si sono chiesti, i vertici delle
logge, della sproporzione tra gli iscritti in queste regioni e la
popolazione. Come conciliano le politiche di trasparenza, persone
come Bisi, col segreto degli elenchi.
Le più importanti obbedienze d'Italia
si sono difese, ricorrendo ad un pool di avvocati, nei confronti
delle richieste di Bindi: parlano di caccia alle streghe, così la
commissione fa intervenire la Guardia di Finanza e lo Scico.
La Gdf ha sequestrato le liste in tutte
le principali logge, compreso il GOI che ora ricorrerà alla Corte
europea.
Come si controllano gli iscritti alle
Logge? La domanda l'ha fatta la giornalista ad uno dei maestri,
incontrati alla kermesse di Rimini.
Si controlla la fedina penale,
rispondono: i guanti bianchi dati al massone sono simbolo della
purezza, un fratello non può mai lordarsi le mani.
Alessia Candito, giornalista di
Repubblica, ha raccontato delle logge della Locride, ce ne sono
tante: i rappresentanti, arrivati a Rimini, negano l'infiltrazione
della ndrangheta, parlano di trasparenza. Ma con molta riservatezza
ed escludendo le donne dai lavoro: mogli e findanzate sono fuori dai
lavori, per vendere gadget.
Anche loro non accettano l'equazione
calabresi = ndranghetisti..
D'altronde anche Bisi ha preso molti
voti in Calabria, pure lui dovrebbe chiedere l'elenco di quelli che
lo hanno votato, no?
Ospite a Rimini era presente il
sottosegretario Nencini: felice di essere presente in mezzo a
massoni, gente di libero pensiero, che rivendica la libertà di
associazione (come se la commissione e il lavoro della magistratura
avesse messo in discussione questi aspetti).
Giuseppe Messina, capo dei venerabili
in Calabria racconta che mai come oggi ci sono tante richieste di
iscrizione tra i giovani.
La massoneria in Calabria ha radici
antiche, un qualcosa che si tramanda da generazione a generazione: ma
il fascino dei templari svanisce quando si parla di infiltrazioni
mafiose, di traffici strani, come quelli denunciati da Ninnicelli,
massone.
Che per le sue denunce, nei confronti
di un altro fratello, Macrì, è stato espulso.
Se dovessero emergere dei condannati
nella lista degli iscritti, cosa farà il GOI?
Verranno espulsi, assicura Bisi, che
però ritiene l'azione della commissione un qualcosa contro
l'associazione e contro la massoneria.
Una sfida allo Stato, invece la
sensazione dell'onorevole Bindi: stiamo facendo un'inchiesta sui
mafiosi massoni, per comprendere la nuova struttura che vede assieme
mafiosi e massoni.
Tra i nominativi degli iscritti delle
logge siciliane e calabresi ci sono persone condannate per 416 bis e
un numero considerevole di imputati e rinviati a giudizio per reati
di mafia o ad essi collegati.
E la privacy? Nessun nome è circolato,
dopo il sequestro della GDF: sono numero preoccupanti, le
preoccupazioni dei magistrati sarebbero confermate.
Oggi le mafie usano anche la massoneria
per influenzare l'economia e la politica.
Il confronto col magistrato
Gratteri.
Le risultanze sono gravi: qualsiasi
associazione deve controllare e fare accertamenti ai nuovi iscritti.
Se ci sono dentro persone condannate, è una cosa gravissima:
l'abbraccio tra la mafia e la politica o tra mafia e massoneria
deviata lo abbiamo dalla fine dell'800.
L'avo dei De Stefano che oggi
controllano mezza Reggio, era un ladro di polli e fu chiamato per
pestare i candidati che appoggiavano i candidati dei Borboni e della
Chiesa.
La presenza di Nencini come la valuta?
Io non sarei andato, proprio in un momento in cui c'è un braccio di
ferro tra massoneria e commissione antimafia.
Il GOI ha perso una grande occasione,
per fare trasparenza: ha voluto sfidare la commissione, che ha dovuto
fare una perquisizione in risposta.
Quanto grande è questa zona grigia
dove si incrociano gli interessi tra ndrangheta e massoneria?
Considerando la decadenza dei valori, sto vedendo che è un fenomeno
enorme – la risposta di Gratteri.
Il livello di corrutela, di
infiltrazione nella pubblica amministrazione da parte delle mafie che
vanno a braccetto con le logge massoniche deviate, è un dato
assodato. La doppia affiliazione, alla ndrina e alla massoneria, fa
comodo per entrare in certi gangli, dove si decidono appalti.
Oggi il problema è giustificare la sua
ricchezza, per la ndrangheta: per riciclare milioni di euro serve ben
altro..
Follow the money
Col decreto
Reggio, lo stato ha stanziato centinaia di milioni per il capoluogo
di regione: di questi soldi si discuteva nelle stanze dell'avvocato
Romeo.
Nel decreto
c'erano i soldi per rifare strade, fogne, per riqualificare la zona
di fronte al mare. Non si è mai mossa una pietra.
Lavori fermi anche
per il deposito degli autobus, la palestra polifunzionale è uno
scheletro in disuso.
Oggi il nuovo
sindaco Falcomatà ha trovato le casse vuote e ha dovuto alzare le
tasse per ripianare i debiti pregressi: quello che è successo in
città non è frutto del caso, c'era un sistema che oggi è venuto
alla luce.
Milioni di euro,
tra i patti per il sud e i pom, che arriveranno qui e su cui Romeo
voleva mettere le mani.
Voleva realizzare
l'area metropolitana dello stretto, per questa sua idea è riuscito a
farsi intervistare dalla Rai: l'uomo invisibile, già condannato per
concorso esterno che incontrava professionisti e, in incontri
pubblici, anche con Falcomatà.
Romeo mandava
anche interrogazioni al ministro, già scritte, per tramite del
senatore Scilipoti, che le stampava e le firmava.
Romeo entra anche
nella commissione affari costituzionali della Finocchiaro, dove è
stato audito, su invito di un gruppo di senatori. Che evidentemente
non conoscevano le sue condanne.
Il procuratore
Lombardo è preoccupato: le organizzazioni criminali, coi loro
capitali, alterano il mercato, alterano il sistema democratico.
Come un magnete
che, messo vicino al televisore, distorce l'immagine.
La legge sul
concorso esterno: noi magistrati dobbiamo avere più coraggio,
incominciare ad osare, a ragionare, a pensare che le mafie non sono
una struttura statica, che mutano e che vivono in mezzo a noi.
Dobbiamo avere la
mente aperta e pensare che quello che diciamo oggi, tra sei mesi è
superato: la società è in continua mutazione e anche la mafia.
Il concorso
esterno non è proporzionato al pericolo: molti dei condannati hanno
continuato a coltivare le loro relazioni, con persone che sapevano
chi fossero.
Danilo
Procaccianti è andato a Milano, in uno studio di un avvocato dove si
sarebbe deciso del destino del tesoriere Belsito.
Gli investimenti
in diamanti erano decisi in quella stanza, dove lavorava anche
Belsito: aveva accesso anche ai canali finanziari dei De Stefano.
Dei suoi rapporti
con la ndrangheta parlano il collaboratore Oliverio e anche un
manager della Oto Melara.
Amedeo Matacena è
stato deputato fino al 2001: nel 2013 è stato condannato per
concorso esterno alla ndrangheta, nel 2014 è stato arrestato l'ex
ministro Matacena, che avrebbe aiutato il latitante Matacena a
scappare in Libano. Che oggi è nel Dubai: si ritiene un perseguitato
politico, fa il nome di Minniti, che avrebbe ordito tutto.
Un perseguitato
che si tratta bene, che fa una bella vita.
Negli Emirati
Arabi hanno trovato rifugio altri mafiosi: il deputato Mattiello (PD)
ha espresso il sospetto che ci sia la volontà politica per mantenere
gli Emirati come una zona protetta.
Ci sono altri
gialli attorno a questa storia: il suicidio misterioso del colonnello
della Gdf Pace, che stava indagando sulle società di Matacena.
Suicidio a cui non crede la moglie che, per i figli, chiede giustizia
allo Stato.
La cassaforte
della famiglia è stata violata, le telecamere mostrano un uomo
mascherato che si dirige a colpo sicuro verso questa: “un'operazione
che puzza di servizi lontano un miglio”, il commento di Iacona.
La Calabria che
resiste
C'è anche una
Calabria che resiste: don Giacomo Panizza è venuto qui da sud, ed è
rimasto anche dopo le pallottole e le intimidazioni, si occupa di
riabilitazione di disabili e di migranti con le sue cooperative che
danno lavoro a tante persone.
Non ha accettato
di pagare il pizzo: chiedevano il pizzo, questi potenti o prepotenti,
anche a gente in carrozzina.
Se il sindaco fa
il sindaco, se il cittadino fa il cittadino, questa battaglia si
vince: don Giacomo è stato il primo testimone delle estorsioni,
nonostante il pizzo lo pagassero in tanti.
La mafia non si
sconfigge se non si parte – questo il suo motto.
A Castellace c'è
l'uliveto di Domenico Fazzari, bruciato dalla mafia: ha fondato una
cooperativa che gestisce terreni confiscati. Le ndrine ricevevano
anche fondi europei, assumevano persone per alimentare il
clientelismo.
La cooperativa
Valle del Marro a Polistena ha preso possesso di un palazzo, dove ha
sede anche Emergency. Chi te lo fa fare, gli chiedono: non voglio che
mio figlio dica di me quello che oggi si dice delle precedenti
generazioni, che hanno dato spazio a questa incultura mafiosa.
Cangiari è un
marchio etico, i prodotti arrivano dalla Calabria centrale: il marchi
è stato inventato da Vincenzo Linarello, presidente di Geol.
Dopo che la
ndrangheta ha bruciato un capannone, l'ha ricostruito e ha fatto una
festa, della ripartenza proprio in quel capannone..
Gli eroi sono
pochi, la vera posta in gioco è la mente dei normali.
Lo Stato siamo noi, cominciamo.
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