Prologo
Il covo era in penombra. Stefano entrò con passo deciso, appoggiò il borsone sulla tavola, aprì la cerniera: Ne prese due bombe a mano SRCM di fabbricazione italiana che andarono ai suoi compagni, una pistola semiautomatica Walther P38 che tenne per sé e una cartina di Roma con vari punti segnati in rosso. Nel mettersi seduto guardò il suo vicino e si accorse di una nota stonata.
- Ancora con quel ferrovecchio?
Lorenzo non doveva prendere la Makarov e lo sapeva. Nell'ultima azione si era inceppata e aveva rischiato di lasciarci la pelle. Quando l'armiere di via del Tritone si era messo a strillare lui aveva rivolto la canna in aria, aveva premuto il grilletto per spaventarlo e non era successo nulla. Il tempo di riprendersi e l'uomo aveva infilato le mani sotto il bancone, di sicuro ne avrebbe tratto un'arma e quella sì che avrebbe funzionato. Per fortuna ci aveva pensato Stefano a spegnere il fuoco nelle vene dell'ardito esercente ….
L'ultimo romanzo del colonnello dei
carabinieri Roberto Riccardi ci porta indietro nel tempo, nel
pieno degli anni di piombo: leggendo le pagine del libro si
entra proprio dentro gli uffici dell'arma dove si combatteva
l'eversione e, dall'altra parte della barricata,dentro un covo di una
delle sigle del terrorismo rosso, le SAP.
Il nome è parzialmente inventato
(ispirato
alle NAP e anche alle BR), come anche inventata (ma ispirata a
fatti reali avvenuti in quegli anni) la storia del rapimento del
professor Marcelli, consulente per la riforma del codice
penale del ministro della giustizia, nonché aspirante ministro.
Un commando delle SAP lo ha rapito
appena uscito da casa, uccidendo l'agente di scorta, il carabiniere
Greco, una ragazzo venuto dal sud, ucciso con tutte le sue speranze
in una guerra che nessuno aveva dichiarato. Se non la follia delle
SAP.
Rosario Greco, l'ultimo martire di una causa insensata. L'ennesima follia della storia, un'onda di morte germogliata nelle viscere del fanatismo umano.
Si intuisce che l'autore abbia preso
spunto dal rapimento di Aldo Moro (avvenuto quattro anni più
tardi): l'agguato vicino casa, la scorta trucidata, i comunicati
mandati ai giornali pieni di quel linguaggio delirante dei terroristi
in cui si parla di lotte per il proletariato, di prigione del popolo,
di tirannia borghese, di rivoluzione del popolo (come se quel
carabiniere morto non facesse parte anche lui del popolo ..)
Squadra d'azione proletaria
Direttivo strategico
Oggetto: sequestro del professor Claudio Marcelli
Comunicato n 2
Noi, combattenti chiamati a guidare la rivoluzione, abbiamo decretato. Affidiamo la divulgazione delle nostre decisioni alla stampa perché nulla resti segreto....
Il ricatto allo Stato in cui le SAP
chiedono la liberazione del loro vecchio comandante, lo Stato che
deve decidere se proseguire la linea della fermezza o trattare.
Allo stesso modo, anche il nuovo
protagonista di questo libro, il colonnello Leone Ascoli, capo del
reparto antieversione dei carabinieri, ricorda per temperamento il
generale Dalla Chiesa. È lui l'uomo che, per conto dello Stato, deve
rispondere a questo duro colpo: capire chi siano questi terroristi
delle SAP, dove si trovi il covo in cui nascondono Marcelli e,
soprattutto, liberare l'ostaggio.
Togli un pugno di uomini che ci vivono rischiando la pelle o seminando morte, temendo in ogni sguardo che incrociano un nemico, segugi o lepri di una caccia senza riserve né regole.Resta l'intera città. Milioni di persone che al mattino accompagnano i figli a scuola, li salutano con un bacio e si affannano verso il lavoro ..
Come una cinepresa che si sposta da un
obiettivo all'altro: il lettore viene portato dentro il covo dei
terroristi, ascoltando i loro discorsi, le difficoltà relazionali
tra di loro (persone, con difetti, ambizioni, desideri, dubbi ..).
Mentre gli altri approvavano Nadia rabbrividì. Era entrata nel gruppo per amore di un uomo che non la meritava, per un obiettivo da realizzare combattendo i fascisti e il capitalismo.Non riusciva ad accostare i suoi ideali alla morte di un magistrato. Sfruttava forse i lavoratori quell'uomo? Si era macchiato di crimini ai danni del popolo? Niente di tutto ciò. Compiva il suo dovere in cambio di uno stipendio. Non usava nemmeno l'autista, pur avendone diritto.
E, il capitolo dopo, dentro gli uffici
spartani del reparto, composto dal meglio degli investigatori
dell'arma, capaci di compiere un appostamento o un pedinamento senza
farsi scoprire, un lavoro che richiede tanta abilità e anche tanta
pazienza.
La stessa pazienza che serve per
spulciarsi gli archivi per trovare quel nome o quell'indirizzo utile
per scovare una pista.
Ma, come i terroristi del SAP, anche i
carabinieri sono uomini: padri di famiglia con un figlio a casa con
cui parlano poco, perché sempre dietro al lavoro (“sposati
all'arma” si dice) e chissà se anche lui è stato avvicinato a
qualche sigla dell'eversione.
L'appuntato Berardi, autista del
colonnello Ascoli, il maresciallo Florio (che non
riesce a passare il concorso come ufficiale perché troppo orgoglioso
per chiedere una raccomandazione), il capitano Fontana,
l'appuntato Bianchi (l'uomo degli archivi) che ancora doveva comprare il regalo per la comunione della figlia.
Chissà se questi terroristi, spesso
provenienti da famiglie borghesi, hanno mai conosciuto un uomo in
divisa, prima di scrivere che lo Stato si abbatte e non si cambia
..
Se conoscessero le loro storie, le loro
difficoltà nel vivere, altro che servi del potere.
Chissà cos'avevano in testa i terroristi al risveglio, quali pensieri li agitavano. Per sconfiggerli dovremmo riuscire a capirlo, si disse il giudice.
Perché ogni uomo è un mondo a sé: il
mondo dentro il colonnello Ascoli ha dentro un dolore che
deriva dalla sua famiglia, ebrei di Roma, scampati alla razzia del
ghetto di Roma del 16 ottobre 1943 ma non alla delazione di qualche
famiglia fascista e dunque deportati ad Auschwitz.
Numero di matricola A-5786, tatuato sul
braccio
I ricordi del lager riaffiorano nella
memoria del colonnello: la sofferenza e la fame, il rischiare la vita
per un capriccio delle SS, le
mille crudeltà (oltre ogni immaginazione) cui è stato testimone
(alcune ispirate a storie reali, come quella di
Alberto Sed deportato romano).
Anche Leone sarebbe morto, ad
Auschwitz, se non l'avesse salvato un ragazzo, un detenuto politico,
il Bepi, che l'ha sottratto alla pallottola con sopra il suo nome.
Per mano del tenente Helmut
Brandauer, l'uomo dagli occhi di ghiaccio.
Riccardi è abile nel raccontare
la tensione degli investigatori, le pressioni che arrivano dal mondo
della politica e le tensioni, di diversa natura, all'interno del
commando delle SAP, che si trovano a dover gestire un uomo e non un
burattino che risponde ad un potere sopra le democrazie (le BR aveva
coniato la sigla Stato Imperialista delle Multinazionali, Sim).
Ma nel libro si racconta anche dei
movimenti attorno al rapimento: il sottosegretario che, sposando la
linea dura, usando tutta la sua ambizione e cinismo, punta a prendere
il posto del ministro che verrebbe fatto fuori nel caso fallissero le
indagini dei carabinieri ..
- I falchi della maggioranza si augurano che la riforma Marcelli venga approvata per avere più potere. [..] E' brutto dirlo, ma che il professore sia il bersaglio dei terroristi rafforza la credibilità del progetto.
C'è il generale (ostile ai cambiamenti
progressisti e alle proteste di studenti e sindacati) che, anziché
fare gioco di squadra, punta ad usare le informazioni in cui è
venuto in possesso, per fare carriera nell'arma e puntare al posto di
prefetto di Roma.
Ma attorno al rapimento delle SAP c'è
un'altra guerra in corso, tra eserciti che non di vedono ma che sono
per questo meno pericolosi.
L'Italia degli anni '70 (e forse non
solo quell'Italia) era terreno di scontro tra le spie dei due blocchi
in cui era diviso il mondo dopo gli accordi di Yalta.
I servizi dei paesi occidentali e
quelli del blocco orientale, tra cui la temibile Stasi: agente
del servizio di sicurezza della DDR è proprio quell'Helmut, l'ex SS
che, dopo la guerra, è stato abile a salvarsi dalla giustizia, a
costruirsi una nuova vita. E a tessere le fila di un suo gioco, a
stare in mezzo ai servizi dell'est e dell'ovest, a fare il doppio
gioco insomma.
Saputo dall'ex partigiano Bepi che
Helmut è in città, Leone Ascoli cerca la sua vendetta, personale:
uccidere l'uomo che occupa i suoi incubi e potersi finalmente
liberare dal suo passato (sei come un uomo fermo di fronte ad a una
porta chiusa – gli dice una scrittrice con cui fa amicizia, nel
corso delle indagini).
Sono giorni frenetici, in cui è la
tensione a tenere in piedi le persone. Il colonnello Ascoli e i suoi
uomini, il giudice Tramontano.
A chi deve rispondere Leone Ascoli?
Alla sua vendetta di deportato, alla sua coscienza di uomo, al dovere
di ufficiale dell'arma?
La scheda del libro sul sito di Einaudi
2 commenti:
Che bella recensione, grazie!
Roberto Riccardi
Grazie a lei.
Spero di leggere altre storie del colonnello Leone
Aldo
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