A tre settimane dall'inizio
dell'emergenza, possiamo iniziare a fare qualche bilancio sulla
pandemia e della risposta che ha dato il paese.
Si può iniziare anche a chiedersi se
qualcuno non ne abbia approfittato, all'interno della sanità
privata, dalla Sicilia, al Lazio alla Lombardia: sarà il tema del
servizio di Paolo Mondani e Giorgio Mottola che racconterà anche
dove finiscono i soldi dati ai privati.
Poi un servizio dedicato alle sigarette
elettroniche dove non c'è combustione di tabacco. Fanno meno danni
di quelle tradizionali? Come mai godono di tassazione favorevole?
Nell'anteprima di Report ci si occuperà
di arte contemporanea, un mondo fatto di gallerie, esposizioni
ed eventi in mano agli esperti di marketing, dove non ci capisce bene
dove finisca il marketing e dove inizi la vera arte.
Bernardo Iovene proseguirà
la sua inchiesta (dopo il servizio della
scorsa settimana dove si era occupato del data breach del sito
dell'Inps) su come sono stati spesi i 400ml che il governo ha erogato
ai comuni italiani per aiutare le famiglie in difficoltà, i nuclei
familiari “più esposti agli effetti economici derivanti
dall'emergenza epidemiologica da Covi-19”?
A Bologna sono arrivate 11mila
domande ma ne aspettavano meno della metà e quindi, spiega
l'assessore, assieme al sindaco hanno pensato di erogare altre
risorse aggiuntive prendendo i soldi dal bilancio del comune (1,7ml
di euro).
Report è andata a Ferrara, a visitare
la mensa di Don Domenico Bedin: da anni dà risposte concrete
al disagio sociale a chi è in difficoltà, offrendo vitto e
alloggio. Ma alcuni dei frequentatori della mensa non possono
accedere ai buoni spesa del comune: “non ne potranno usufruire
perché non hanno il permesso di soggiorno, di lunga durata.”
Il comune di Ferrara ha inserito nei
requisiti per richiedere il buono spesa l'obbligo della residenza e
ha stabilito la priorità prima a chi ha la cittadinanza italiana o
europea, e poi per ultimi gli extracomunitari, ma solo a quelli con
un permesso di soggiorno.
“C'è questo prima gli italiani” -
racconta il prete, “ma con il permesso breve si lavora e si pagano
le tasse. Io non capisco proprio la logica che sta dietro. Questo
coronavirus non ha fatto distinzioni né di razza né di religione,
né di denaro, né di niente”.
“Lei è un prete” - ha chiesto
Iovene, “il partito del sindaco è quello che a dire il rosario ..”
“Ma, non li ho visti in molti a dire
il rosario, i leghisti ferraresi sono leghisti ma ferraresi..”
Questo criterio della spesa è un
criterio razzista, conclude Don Bedin, “è un criterio razzista che
fa ricordare certe anticipazioni degli anni '30.”
Solidarietà
limitata di Bernardo Iovene
Con ordinanza della Protezione civile datata 29 marzo, il governo ha stanziato 400 milioni di euro per i comuni italiani per erogare buoni spesa in favore delle famiglie più bisognose. L’Anci ha fissato delle linee guida abbastanza generiche sull'uso dei buoni. Di fatto, ogni comune si è regolato un po’ come voleva. Il Comune di Ferrara ha inserito nei requisiti per chiedere il buono spesa l’obbligo della residenza, e ha dato priorità a chi ha la cittadinanza italiana o europea. Ultimi i cittadini extra-Ue, e solo con permesso di soggiorno di lungo periodo. Come se la sarà cavata chi è rimasto bloccato sul territorio comunale per il lockdown? E il Comune avrà speso per intero il fondo dello Stato?
Chi ci ha guadagnato dalla pandemia
All'interno del fascicolo aperto sulle
morti all'interno delle Rsa compaiono pochi nomi ma importanti,
questo ha detto pochi giorni fa la procura di Brescia.
Report riprende l'inchiesta andata in
onda ad aprile,
“La zona grigia”, partendo da dove questa terminava: la
mancata istituzione della zona rossa, le responsabilità all'interno
della regione, dei sindaci e le pressioni degli industriali locali.
Quanti soldi della sanità pubblica
finiscono a quella privata? E in quali paradisi fiscali?
L'inchiesta non riguarderà solo la
Lombardia: il servizio si occuperà di tutta la sanità, dalla
Lombardia al Lazio e alla Sicilia.
In questa regione, dice il giornalista
di Report, l'Humanitas (Holding della sanità privata) “è
tutta politica” perché dentro domina la famiglia del deputato
regionale Luca Sammartino, recordman di preferenze alle passate
elezioni.
La madre è direttrice sanitaria, lo
zio è amministratore delegato, lui è passato in pochi anni dal
centrodestra ad Italia Viva di Renzi, ed è indagato per corruzione
elettorale.
L'Humanitas ha insistito con la regione
Sicilia per diventare centro Covid, per capire perché – continua
il giornalista – partiamo dalle dialisi.
Qui in Sicilia abbiamo 117 centri di
dialisi, 36 pubblici, 81 privati – racconta l'ex DG dell'ospedale
di Messina Michele Vullo – la cosa interessante è che in questi
giorni è stata emanata una nota dall'assessorato in cui si dice che
se dovessero esserci pazienti dializzati con Covid, questi vanno
ricoverati nelle strutture pubbliche.
Ancora una volta c'è un meccanismo per
cui tutti gli oneri sono a carico del pubblico, tutti i guadagni e i
profitti a carico del privato. Ma la cosa interessante è un'altra:
ad emanare la nota è la direzione dell'assessorato che è in mano al
dottor La Rocca, la cui famiglia è titolare di una struttura privata
di dialisi.
Mondani ne ha chiesto conto
all'assessore alla salute Ruggero Razza, della convenzione (da
3 ml di euro) e della nota: “tutte le decisioni che sono assunte
sulla materia che riguarda l'interesse in conflitto sono decise con
un decreto del presidente della regione che ne affida la
responsabilità all'altro direttore generale”.
In Sicilia per fare un direttore
generale ce ne vogliono due? No, racconta Report, le decisioni più
importanti le prende sempre La Rocca: lo scorso marzo il direttore
firma un accordo quadro con l'Aiop (l'associazione italiana di
ospedalità privata) con cui si realizzeranno posti letto Covid per
terapia subintensiva a 700 euro al giorno cadauno e in intensiva a
1100 euro al giorno.
Si prevede così di sfondare il budget
annuale della regione, ed ecco perché Humanitas sarebbe felice di
rientrare nel giro dei Covid Hospital.
Notizia di questi giorni è l'arresto
del coordinatore per l'emergenza Covid in Sicilia, con l'accusa di
corruzione: Angelo Candela aveva vissuto per anni sotto scorta dopo
aver denunciato le tangenti nella sanità siciliana.
E' stato arrestato dalla GDF di
Palermo, a seguito di un'inchiesta su gare per la sanità regionale,
su cui pendeva la mazzetta del 5%: Candela è accusato di aver
intascato una stecca da 260mila euro da un'azienda di manutenzione.
I proprietari dell'Humanitas
sono i fratelli Rocca, ottavi nella classifica degli uomini più
ricchi d'Italia, un piede nella sanità privata e un altro
nell'acciaio.
Il gruppo è a capo della Techint,
proprietario di una delle acciaierie più grandi d'Europa, la Tenaris
di Dalmine in provincia di Bergamo: la fabbrica è rimasta aperta
anche durante il blocco totale per il coronavirus.
“Obiettivo finale è produrre, la
salute diventa un obiettivo secondario nella migliore delle ipotesi o
un mezzo per arrivarci” racconta al giornalista un infermiere che
lavora per la Humanitas.
Quali le condizioni di lavoro dentro
l'Humanitas?
“Si lavora con organici ridotti, gli
anni aumentano il personale già ridotto rimane lo stesso, quindi
sono in un reparto, se servo in un altro devo andar nell'altro.. si
lavora su più reparti”.
L'infermiere ha scelto di parlare a
volto coperto, a nome di altri dieci dipendenti: per loro la carenza
immediata di personale si traduce in turni massacranti.
“Quando uno fa la notte, è previsto
che smonti alle 8 di mattina, riposi la giornata e riposi il giorno
dopo, da noi non è così, quasi nella totalità dei casi. Smonti
alle otto e riattacchi alle tredici del pomeriggio. Non c'è il
giorno di riposo.”
Il gruppo Humanitas è arrivato
a fatturare lo scorso anno 1 miliardo di euro, entrate che dipendono
in larga parte dai soldi pubblici elargiti dalla regione Lombardia e
che rendono Humanitas il secondo gruppo privato più ricco della
Lombardia.
I ricavi passano da 438ml consolidati
nel 2009 ai 790 del 2016 e nel 2018 si arriva a 921: una crescita
esponenziale – commenta questi dati Giangaetano Bellavia, l'esperto
spesso consultato da Report – nel momento della crisi più nera del
sistema industriale italiano.
Humanitas è riuscita a crescere anche
rispetto alle altre attività finanziarie dei Rocca: l'altra società,
la Techint, che raggruppa le acciaierie e le attività industriali
della famiglia è passato dal guadagnare 104 ml di euro di utili nel
2009 a perderne 33 nel 2019.
Le perdite dei Rocca sono state
ampiamente ripianate dagli ospedali.
Soldi che poi finiscono all'estero, in
particolare in Olanda: il presidente Fontana ha risposto che “i
privati i soldi li spendono come vogliono”.
Anche gli ottanta milioni di euro di
dividenti in dieci anni: “io penso a gestire la sanità della
regione Lombardia”, commenta Fontana.
Ma sono i nostri soldi a finire in
Olanda.
Giorgio Mottola ha seguito la
situazione in Lombardia: qui gli ospedali privati si sono mossi in
ritardo rispetto a quelli pubblici, lo dicono i numeri: il 4 marzo
quando c'erano già oltre mille ricoverati per Covid, e gli ospedali
pubblici erano stracolmi di contagiati, il gruppo San Donato a
Bergamo ospitava 40 ammalati Covid su quasi 295 posti letto del
policlinico di San Pietro e 26 malati Covid su 319 posti
nell'ospedale San Marco.
Per far intervenire la sanità privata,
a reggere il peso delle terapie intensive, è stato necessario
chiederlo, con una delibera dell'8 marzo (della regione Lombardia,
che ha bloccato le prestazioni non urgenti): a regime sono arrivati
dopo, ma dal 23 abbiamo cominciato la collaborazione, ammette il
presidente Fontana.
In Lombardia ha suscitato molte
reazioni di critica anche il mega ospedale costruito in Fiera coi
soldi raccolti dalle donazioni dei privati, come Fedez:
Mottola ha chiesto al cantante come mai la scelta di quella donazione
ad un privato.
“La nostra prima scelta era di donare tutto al Sacco perché dalle comunicazioni che ci arrivavano sembrava l'ospedale lombardo e milanese più in prima linea in quel momento. Quindi scrivo un messaggio la domenica a Galli, dove lo sollecito, ma purtroppo non mi risponde.. perché penso sarà stato preso dall'emergenza. E non mi ha mai più risposto.”
Mario Riccio è
primario all'ospedale pubblico di CasalMaggiore (Cremona): con Report
usa la metafora della bistecca, che si mangia il privato, mentre
l'osso viene lasciato al pubblico, che si rosicchia quel po' di carne
che rimane.
In
piena emergenza, quando sono iniziati a mancare i posti di terapia
intensiva e i respiratori, il dottor Riccio ha dovuto fare delle
scelte dolorose: “c'erano dei pazienti che sapevamo che
non avrebbero risposto alla ventilazione, per condizioni cliniche,
per anamnesi, per come erano arrivati. Ma quando mancano le risorse
si applicano dei criteri, clinici, e l'abbiamo fatto.”
Vuol dire che il
primario è stato costretto a scegliere chi intubare e chi no, in
base alle maggiori aspettative di vita del paziente.
Mottola ha chiesto
al primario quanto, questa emergenza, sia dipesa dal modello lombardo
di sanità pubblica/privata convenzionata.
“Il problema
della Lombardia è che ha mostrato tutta la debolezza di questo
gigante dai piedi di argilla, perché la regione ha dato una grossa
fetta di sanità al convenzionato, che però non ha obblighi di
rispondere in queste situazioni di urgenza. Nell'emergenza si è
parlato di trasformare le sale operatorie in sale per terapia
intensiva, quelle private non l'hanno fatto. Probabilmente perché il
contratto con la Lombardia non lo prevede.”
Si sarebbero potute
salvare più vite?
“Se avessero
accolto 5-6 pazienti ciascuna sarebbero quasi 300 posti.”
Il presidente
Fontana, su questo punto, si è riservato di prendere una
valutazione: “se qualcuno non ha voluto collaborare, valuteremo
perché”.
Va aggiunto che in
Lombardia i grandi gruppi privati, come Humanitas, hanno dato un
grande contributo e per rivendicarlo pubblicamente hanno acquistato
pagine sui giornali, dove compare anche il logo della regione.
“Questa emergenza
ha dato dimostrazione di come il rapporto pubblico privato funzioni”
è stato il commento di Fontana che ha citato dei numeri (prendendoli
dalla stessa pagina pubblicitaria pagata dai privati)
- 8620 letti in
totale in strutture accreditate
- 4975 sono stati destinati all'emergenza Covid
In sostanza, il messaggio che sta venendo fuori è che in Lombardia privato e pubblico sono sullo stesso piano, dove i privati possono prendere il marchio della regione e usarlo per farsi pubblicità.
- 4975 sono stati destinati all'emergenza Covid
In sostanza, il messaggio che sta venendo fuori è che in Lombardia privato e pubblico sono sullo stesso piano, dove i privati possono prendere il marchio della regione e usarlo per farsi pubblicità.
Nel Lazio
(e anche in Puglia) il signore delle cliniche private (ma anche delle
RSA) è Antonio Angelucci: politico di Forza Italia, proprietario de
Il Tempo, Libero e altri piccoli quotidiani locali, dalla regione
Lazio incassa 111ml di euro l'anno per i suoi centri San Raffaele.
Ad aprile è scoppiato il problema
Covid dentro la sua struttura di Rocca di Papa, su cui è aperta
un'inchiesta della procura di Velletri, per le insufficienze nella
sorveglianza sanitaria. La regione Lazio ha poi aperto la revoca
dell'accreditamento.
Paolo Mondani ha intervistato Antonio
Angelucci: “lei ha la sua controllante in Lussemburgo e perfino a
Cipro, come mai?”
Non so di queste cose, non me ne
occupo..
Angelucci va in Parlamento, ogni tanto,
ma non va a votare, però sa di quale commissione fa parte, quella di
Finanza.
La scheda del servizio: L'affaire
Covid di Paolo Mondani, Giorgio Mottola
Quanto ha guadagnato con l’emergenza Covid-19 la sanità privata nel nostro paese? Nel Lazio gli ospedali accreditati mangiano oramai la fetta maggioritaria dei fondi stanziati dalla Regione per la sanità: ai privati infatti lo scorso anno è andato il 54 per cento delle risorse. E con il coronavirus si sono proposti per gestire l'emergenza. Come il gruppo Angelucci. Report ha intervistato in esclusiva il capo del gruppo sanitario privato, Antonio Angelucci, parlamentare di Forza Italia. In Lombardia invece l’inchiesta fa i conti in tasca ai principali gruppi privati, scoprendo che parte dei loro notevoli guadagni, senza essere tassata in Italia, finisce nei Paesi Bassi, dove il premier Mark Rutte è uno degli acerrimi nemici dell’Italia quando si parla di flessibilità sui conti. Il cantante e influencer Fedez rivela invece il retroscena inedito dietro alla donazione da 4 milioni e mezzo di euro fatta al San Raffaele di Milano.
Le sigarette a tabacco riscaldato
L'università di Stanford ha pubblicato
un documento sulla strategia di marketing di Philip Morris per
rendere popolare il suo prodotto “a tabacco riscaldato”: party,
festival, design accattivante, il dossier si concentra su come sono
stati usati i social e in particolar modo Instagram, usato dai più
giovani.
“Queste aziende usano musicisti,
modelle, attori per far vedere i loro prodotti” spiega Robert
Jackler del gruppo di ricerca sulla pubblicità del tabacco di
Stanford: “l'Italia sembra aver il numero più alto di non fumatori
che usano Iqos, che possono diventare una rampa per creare dipendenza
da nicotina, soprattutto per gli adolescenti”.
Chi ha pubblicizzato questi prodotti di
Philip Morris E British American Tobacco è stata una influencer,
Chiara Biasi, su FB nel 2018 regalava i codici per comprare gli Iqos
a prezzi scontati.
LE aziende dovrebbero controllare che
le sponsorizzazioni di influencer non arrivino a minorenni, che
laddove siano invitati a promozioni sponsorizzate, queste siano ben
indicate.
E' lecito fare pubblicità a questi
prodotti, dell'industria del tabacco, in questo modo, sui social
(dove sono presenti molti minorenni)?
E' la domanda che si pone Massimiliano
Dona, Presidente dell'Unione Nazionale Consumatori, che ha presentato
un atto di verifica all'autorità Antitrust, dove hanno denunciato
queste pratiche scorrette.
La scheda del servizio: Segnali
di fumo di Giulio Valesini in collaborazione di Elisa Bruno e
Laura Nesi
Dopo anni di lotta al fumo e diminuzione dei fatturati da sigarette tradizionali, le grandi aziende del settore hanno lanciato prodotti alternativi, tra cui quelli a tabacco riscaldato: gli HTP. Si assume nicotina ma senza combustione. All'apparenza gli HTP dovrebbero essere meno rischiosi per la salute, ma una relazione dell'Istituto Superiore di Sanità di cui Report è in possesso lo smentisce. Eppure l'Iqos di Philip Morris e gli HTP delle altre aziende sono sottoposti a una tassazione molto più favorevole delle sigarette tradizionali. Chi lo ha deciso? Perché? Report, insieme ad altri dodici media internazionali coordinati dal Consorzio di giornalismo investigativo OCCRP nel progetto “Blowing Unsmoke”, lo racconterà, anche chiedendo conto a quei centri di ricerca che dicono di combattere il fumo ma sono finanziati dalle industrie del tabacco.
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