04 maggio 2020

Le inchieste di Report – il caos province e le mascherine


L'inizio della fase due non deve essere visto come un “tana libera tutti”, non ci siamo ancora liberati dal virus, nuovi focolai potrebbero venir fuori e le infezioni riprendere.
Per questo dobbiamo tener alto il livello di attenzione e il monitoraggio sui malati e sulle persone oggi più esposte al contagio.

Report, da parte sua, continua con le sue inchieste legate all'emergenza coronavirus:
- come potremmo usare le province in questo momento per controllare l'infezione?
- la speculazione attorno alle mascherine
- come procede la ricerca sul coronavirus e sulle altre epidemie?
- un'inchiesta sulle app più usate per il traffico (nell'ottica della futura app per il tracciamento dei malati di Covid)

Va dove ti porta il Gps di Lucina Paternesi

A breve dovremo (o potremo) scaricare sui nostri cellulari (anche quelli aziendali?) l'APP di stato Immuni (se si chiamerà ancora così) in modo da far partire il tracciamento degli infetti, in modo da contenere nuovi eventuali focolai.
Questa app seguirà i nostri movimenti (e quelli delle persone in prossimità) usando la tecnologia Bluetooth: in Germania – racconta l'anteprima del servizio – hanno usato la soluzione di Apple e Google, aziende leader nel settore delle applicazioni GPS.
Il servizio di Lucina Paternesi cercherà di spiegare in che modo l'applicazione di Google sa se c'è traffico e come fa a capire quale sia il tragitto migliore.
Le autorità di tutto il mondo stanno decidendo quale sia la migliore soluzione di tracciamento dei contatti per tornare a lavorare ed evitare il rischio di nuovi focolai di Covid-19. Meglio il Bluetooth o il Gps, più invasivo e lesivo della privacy? Appena prima del lockdown totale avevamo testato le app di navigazione più usate per capire quali sono le differenze, l'affidabilità e, soprattutto, perché alcune sono gratis. Le usiamo per trovare il percorso più breve, evitare il traffico, sapere in anticipo se c'è un autovelox in autostrada. Ma come fa un'app a sapere tutto ciò? E, soprattutto, non sbaglia mai?

I fantasmi delle province

Le province non sono morte, esistono ancora, seppure per molti non sia chiaro che servizi offrano per il cittadino, specie dopo la finta riforma che di fatto le ha tenute in vita cancellando l'elezione diretta dei membri. Di questi tempi, dove in tanti invocano una medicina territoriale, per avere maggiori possibilità di monitorare i malati e anticipare nuovi focolari, le province potrebbero svolgere un ruolo importante.

Ma servirebbe dare linfa a questi organi, il cui numero nemmeno è chiaro: mentre in Italia esistono ancora, in Sicilia sono state sostituite dal governatore Crocetta da enti chiamati “liberi consorzi comunali”, tra cui tre città metropolitane.
Si parla di riforma “Giletti”, Crocetta è andato ospite dal giornalista e poi il giorno dopo ha abolito le province: “avevamo già il disegno di legge che preparavamo da mesi” ha risposto l'ex governatore.
Le province non servivano a niente, tranne a fare manutenzione alle strade provinciali e a dare contributi ai comuni per le fiere paesane.
Per i dipendenti cosa aveva previsto lei – ha chiesto Iacona?
“Chi prendeva la funzione (della manutenzione delle strade, delle scuole,..) prendeva anche i dipendenti”.
Ma poi Crocetta ha mandato un commissario, dalla regione, per commissariare questi nuovi enti: “il commissario lo mandai per governare la transizione, ma c'erano tempi molto stretti per eleggere gli organi dei consorzi. Che erano organi di autogoverno.”
Ma a tutt'oggi, dopo 7 anni, in molte ex province ci sono ancora i commissari.

In Sardegna non è nemmeno chiaro quante siano le province: oggi, ci racconta Iovene, sono cinque più un'area omogenea. Olbia, per esempio, sarebbe sotto la provincia di Sassari o forse no, come dice il sindaco della città, che si sente cittadino della provincia di Olbia Tempio.
E gli atti formali?
Da noi conta poco gli atti formali” la risposta del primo cittadino, “perché abbiamo chiesto di mettere in piedi gli atti per la nuova provincia”: ma la provincia di Olbia Tempio non c'è più (e forse ci sarà nel futuro).
Ma lo stesso esiste un suo rappresentante che porta avanti questo ente, fino alle elezioni.
Anche se quel territorio lì sarebbe sotto controllo della provincia di Sassari (ma qui rifiutano di essere amministrati da Sassari)..

Il sindaco di Santantioco era favorevole alla riforma Delrio: ma oggi è tra i tanti che richiedono il ripristino delle province, con elezione diretta dei membri.
In Sardegna – racconta l'assessore agli enti locali – hanno intenzione di creare sei province (“in linea di massima”) più due aree metropolitane, Cagliari e Sassari.
“Stiamo rispondendo esattamente alle istanze dei territori .. noi andiamo avanti.”

Vanno avanti, in Sardegna, nonostante la Corte Costituzionale abbia già bocciato l'elezione diretta proposta in Sicilia e il governo non potrà fare a meno di impugnare la legge.
Il giornalista ne ha parlato col ministro Boccia: glielo abbiamo spiegato in tutti i modi (che non si può fare l'elezione diretta) – racconta il ministro – è il Parlamento che deve decidere, anche per le regioni a statuto speciale.
Non significa non essere d'accordo, significa evitare che da un tipo di Arlecchino si vada ad un altro tipo di Arlecchino.”

Che ne pensa della riforma, il suo ideatore Delrio?
“La provincia esiste ed è governata dai sindaci: il problema del pasticcio delle province nasce dal fatto che le regioni davano loro delle funzioni ma non i soldi e adesso è arrivato il momento in cui l'ente deve trovare delle figure apicali e dirigenziali.. Io sono convinto che questa non sia stata una rivoluzione mancata.”

Dalla Sardegna al Veneto: a Belluno a febbraio si è votato per l'elezione del consiglio provinciale. Ai seggi si sono presentati i 705 grandi elettori, tra sindaci e consiglieri comunali: i voti sono “ponderati” cioè pesano di più quelli dei comuni con più abitanti, un sistema poco apprezzato dagli amministratori sentiti da Iovene.
Come il sindaco di Perarolo di Cadore (BL) “i territori più piccoli praticamente non vengono rappresentati e sono quelli che hanno più bisogno”.
Secondo la legge Delrio, il voto di un consigliere di Belluno vale dieci volte quello di un sindaco di un piccolo comune: ma i sindaci vorrebbero rappresentare solo il territorio dove sono stati votati, non di tutta la provincia – questo dicono al giornalista.

Dario Nardella, sindaco di Firenze, è anche presidente della provincia (o città metropolitana), a cui si dedica una o due volte la settimana. Almeno lui fa un po' di autocritica perché quella legge l'ha votata come parlamentare: "Le città metropolitane devono servire, e oggi possono servire solo se sono utili al territorio, se hanno le risorse per gestire le infrastrutture su scala metropolitana... Tutto questo purtroppo, in molte città metropolitane, non c'è. In ogni regione abbiamo città metropolitane con competenze diverse, le 14 città metropolitane non hanno tutte le stesse responsabilità. Anche questo è un aspetto che andrebbe corretto."

Nardella è anche coordinatore di tutte le c.m.: ma quest'Italia uguale dappertutto, chi la deve disegnare?
“Noi abbiamo delle idee molto precise: non possiamo rimanere in questa situazione, che non siamo né carne né pesce. Le città metropolitane devono essere innanzitutto meno, non devono avere competenze di gestione amministrativa come i comuni, ma devono avere poteri di programmazione territoriale, di pianificazione, per esempio coordinando tutti i regolamenti urbanistici dei vari comuni..”
Ma questo oggi non si fa? - la domanda di Iovene: era nata per questo la c.m., come organo di area vasta.
“E' inutile dare alle città metropolitane la gestione delle scuole, dell'edilizia scolastica e delle strade: si diano le strade all'Anas e le scuole ai comuni.”
Cosa ci dobbiamo aspettare nei prossimi passaggi?
“Io credo che ci sia l'ultimo treno, per città metropolitane, il Parlamento ora ha l'occasione, in questa riforma quadro, di dar loro un senso, dare un po' di autonomia fiscale, farli funzionare come dei veri motori del sistema italiano, perché il 40% del PIL italiano si produce nelle città metropolitane.”
Lei questo a chi l'ha detto?
“Io l'ho detto a tutti i ministri di tutti i governi..”
Perché io ho l'impressione che ognuno ragiona per conto suo, poi se non si arriva ad una sintesi, ad una proposta seria.
“Bisogna arrivarci: le posso assicurare che noi, 14 sindaci, da Sala a De Caro, a De Magistris, a Brugnaro, abbiamo le idee abbastanza chiare e abbiamo consapevolezza che questa riforma o si completa oppure si ritorna a zero.”

Ci sono poi le province dentro le regioni a statuto speciale, come in Friuli Venezia Giulia: Bernardo Iovene è andato ad intervistare l'assessore Pierpaolo Roberti, responsabile delle autonomie locali. Qui le province sono state sostituite da Enti di decentramento regionale.
Secondo questa riforma questi enti non dovrebbero fare gestione di autobus o tagliare l'erba lungo le strade: ma tra i primi atti della giunta leghista c'è stata la ridistribuzione delle risorse ai comuni contrari a questa riforma, tutti amministrati dal centrodestra.
L'obiettivo della regione è tornare a fare elezioni di primo grado per eleggere i membri di questi enti.
Riassumendo: le province esistono, ogni regione fa di testa sua, oggi alcune amministrazioni le stanno ripristinando, ma per fargli fare cosa?
E, a noi cittadini, servono?

La scheda del servizio: Le province: questi fantasmi! di Bernardo Iovene
È impossibile ricostruire il numero esatto delle province italiane. Sono state abolite nel 2014, ma nel 2016 il referendum costituzionale le ha confermate. Intanto nelle regioni a statuto speciale Sicilia, Friuli Venezia Giulia e Sardegna è il caos. In Sicilia ci sono i Liberi Consorzi Comunali commissariati dal 2012. In Friuli Venezia Giulia, abolite le province, furono istituite 18 Unioni Territoriali Intercomunali, poi abolite dalla giunta leghista per istituire gli EDR, Enti di decentramento regionale. In Sardegna le province erano quattro, poi diventarono otto, un referendum le ha ridotte di nuovo a quattro, ma attualmente sono cinque, più un area omogenea. La confusione regna anche nelle regioni ordinarie dove per dieci anni sono state sottratte risorse mettendo in ginocchio un ente che ha abbandonato a sé stesse 130 mila chilometri di strade e la manutenzione di 7000 scuole. Il nostro viaggio in tutte le regioni e province, che ha ripercorso il dossier “Province terra di nessuno”, elaborato da Openpolis in collaborazione con Report, raccoglie la denuncia di sindaci e degli amministratori che unanimemente invocano il ritorno alla vecchia provincia con le elezioni dirette degli organi politici. Cosa risponde il governo?

La speculazione sulle mascherine



Manuele Bonaccorsi ritorna sul tema delle mascherine: da chi le stiamo comprando, chi sta speculando sopra questa emergenza?
Partendo dalla consegna di dispositivi di protezione per la regione Liguria nella mattina di Pasqua: dispositivi appena arrivati alla dogana di Genova, comprese 500 mascherine di tipo fpp3 che saranno sufficienti per l'intero territorio ligure per cinque giorni.
A parlare col giornalista è il direttore amministrativo dell'ospedale San Martino di Genova, Giuffrida, che racconta dell'angoscia di far fatica a programmare il lavoro dei medici, per la scarsa disponibilità di questi dispositivi.
Il 60% delle mascherine in nitrile arrivano dalla Malesia e, se entra in crisi questo paese o decide di esportare solo verso gli Stati Uniti, è finita: “bisogna iniziare a nazionalizzare qualche azienda sui dispositivi perché anche se sono a basso costo conviene, nei momenti di crisi dipendi dagli altri.”

Il giornalista ha chiesto se sia arrivato del materiale requisito dalle Dogane: “la dogana di Genova 2 ci ha consentito di resistere con tre sequestri”.
Erano 65mila camici che erano diretti in Nuova Zelanda e sono ora stati distribuiti su tutta la regione: sono materiali difficili da approvvigionare e che ora, per la questione della domanda e dell'offerta, i prezzi sono schizzati alle stelle.
Altro sequestro che ha consentito agli ospedali di respirare è stato quello dei tubi di raccordo dei respiratori dei pazienti, dei tubi tracheali, delle maschere di ventilazione. Alcuni di questi erano prodotti dal gruppo Medtronic, una grande multinazionale con uno stabilimento in Italia.

Alla conferenza stampa della protezione civile, la giornalista di Report Giulia Presutti ha chiesto conto al commissario Arcuri di una lettera in cui invitata a non procedere ad altre requisizioni nei confronti di Medtronic “per indifferibili e superiori interessi nazionali”.
Quali interessi sono superiori alla salute dei cittadini?
“I beni di ricambio dei ventilatori (oggetto di una requisizione nelle settimane passate) sono dei beni di assoluta rilevanza, perché i ventilatori funzionino, è che io ho il dovere prima di verificare che questi pezzi di ricambio sul nostro territorio esistano, ed in una quantità sufficiente per far funzionare i ventilatori. Vorrà dire che mi sarò sincerato che dal primo aprile queste quantità siano nelle disponibilità del territorio italiano sufficienti per garantire il funzionamento di questi importanti apparati”.

Una risposta che di fatto non toglie tutti i dubbi alla giornalista e a noi: significa che siamo certi che nel futuro non avremo più bisogno di questi pezzi di ricambio?
Se domani mi dovessi accorgere che questo materiale è scarso, domani faccio un'ordinanza e sequestro di nuovo i beni; evidentemente questo momento non è ancora accaduto perché questi pezzi di ricambio sono disponibili sul territorio a sufficienza”.

La lettera di Arcuri (dei primi di aprile) aveva in copia Farnesina a Palazzo Chigi: sono arrivate delle pressioni dall'alto al commissario Arcuri, magari dall'ambasciata americana, per sbloccare il materiale di Medtronic?
C'è stato un siparietto a fine conferenza stampa tra la giornalista e il commissario, che ha rifiutato l'intervista a Report: lei è della Roma e io sono della Lazio ..
Vorremmo essere rassicurati dal commissario, non sentirci queste battute.

La scheda del servizio: I soliti ignoti 2 di Manuele Bonaccorsi in collaborazione di Giusi Arena
È Pasqua. Al magazzino dell’ospedale San Martino di Genova, che rifornisce di materiale sanitario tutta la Liguria, il lavoro non si ferma. Una camionetta militare ha appena consegnato i nuovi rifornimenti: mascherine, guanti, camici, pezzi di ricambio per i respiratori. Merce proveniente dalle Dogane. Così, grazie alle loro requisizioni gli ospedali liguri per qualche giorno possono tirare avanti. Mentre intorno la speculazione sui prodotti d’importazione e persino su quelli made in Italy, in piena emergenza, si fa sempre più disinvolta. 

Lo stato della ricerca scientifica sulle epidemie, di Anne Poiret e Raphaël Hitier

La scheda del servizio: Epidemie, come procede la ricerca?
Quella di Covid-19 è solo l’ultima delle numerose gravi epidemie che hanno scandito la storia dell’uomo. Solo negli ultimi 25 anni si sono succedute influenza aviaria, Sars, A H1N1, Mers. Come procede la ricerca? Un’inchiesta del network franco-tedesco Arte, di cui Report propone un estratto, mostra alcune tecniche sperimentate in laboratori europei che hanno suscitato dispute all'interno della comunità scientifica.

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