12 maggio 2020

Report: l'inchiesta sui vaccini e sull'Oms

La corsa al vaccino di Chiara De Luca

Come avverà l'acquisto del vaccino del coronavirus? Sono sei le aziende che stanno facendo sperimentazione sugli uomini, tra questa anche una di Oxford che sta sperimentando un suo vaccino con un'azienda italiana.
Lo stato che scopre il vaccino avrà la priorità?
Il dirigente dell'Aifa si augurà di no, grazie al ruolo dell'Unione Europea: come dialogheranno Usa e Cina e i vari stati europei?
La corsa alla produzione del vaccino e chi lo troverà potrebbe concorrere ad un nuovo equilibrio politico: il covid-19 è simile agli altri virus di tipo “corona” come il Sars, su cui era state fatte ricerche per trovare un vaccino nel 2003.

LA giornalista di Report ha intervistato un ricercatore di Pittsburgh, il prof Gambotto, che aveva fatto degli studi sulle scimmie: ha tenuto da parte le fialette, dal 2003, quando era stata individuata già la proteina spike.

Gli studi di Pittsburgh scomparve immediatamente e così terminò la sperimentazione: forse, se si fosse continuato, oggi saremmo già avanti con la ricerca.
Ma il WHO nel 2005, quando l'epidemia di Sars fu dichiarata finita, ci ammonì del fatto che altri virus come questa sarebbero tornati: aveva invitato a continuare gli studi, ma le istituzioni pubbliche e private, passata la paura, hanno bloccato investimenti e ricerche.

Altri studi sul Sars erano stati fatti in Texas, a cui aveva lavorato una ricercatrice italiana: Sars e Covid-19 sono simili ma, anche qui, fondi prosciugati e studi interrotti.
Peccato, oggi saremmo un bel passo avanti: l'industria farmaceutica del resto non ha considerato la Sars un business interessante.

LE case farmaceutiche puntano su altri prodotti (i vaccini vendono per solo il 3% dei prodotti): preferiscono lavorare su farmaci per malattie croniche, quelle per cui i pazienti sono costretti a prendere lo stesso medicinale per anni.

Le aziende che lavorano sulla ricerca dei vaccini, spesso, hanno solo costi e non ricavi e arrivano a fine ricerca senza più soldi per portare il loro prodotto alla produzione.

La partita del vaccino la stanno giocando società come Johnson & Johnson e la Jensen University, che lavora assieme ad una società di Pomezia IRBM: il direttore ha raccontato che stanno già lavorando alla produzione, senza aspettare i risultati, su pressione del governo inglese.
Ma anche il governo italiano ha intenzione di investire in questo vaccino, vantando poi un diritto di prelazione: verrà distribuito prima alla popolazione inglese e poi italiana.
Ma il vaccino dovrà essere sicuro e dovremo aspettare ancora tempo.

Il ministero della Salute non è però in contatto con la IRBM, servirebbe un maggior coordinamento tra i ministeri e tra i gabinetti dei paesi europei, per evitare storie di accaparramento.
Noi italiani non abbiamo investito in ricerca e, come racconterà il servizio su l'OMS, abbiamo trasformato questo ente in un sistema privato.


LA disorganizzazione mondiale della sanità di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella

Se gli USA sono il primo finanziatore dell'Oms, il secondo è un privato che ha voce in capitolo su dove deve lavorare questa organizzazione che, da qualche anno, è in crisi di identità.
Trump ha accusato l'OMS di gravi errori sull'epidemia per il coronavirus, di essere condizionata dai rapporti con la Cina: l'attuale direttore generale, Tedros, è un etiope, molto legato al partito comunista cinese che proprio in Africa sta facendo grandi investimenti.
Il servizio comincia con l'incontro del 28 gennaio, quando il direttore dell'Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus era seduto a fianco del presidente Cinese Ping a Pechino: il tema dell'incontro era la gestione del coronavirus e Tedros elogia apertamente la gestione del governo cinese nonostante la sua organizzazione non avesse ancora fatto una ispezione in Cina.
“Fianco a fianco avete intrapreso serie misure di salute pubblica”, sono le parole di Tedros, che elogia il governo e la sua squadra per l'impegno messo nella lotta al virus.
L'OMS farà la sua prima missione sul campo solo 18 giorni dopo, a febbraio, quando il cataclisma era già avvenuto.

La Cina ci ha detto tutta la verità sul Covid 19: il giornalista lo ha chiesto a Nicoletta Dentico, dell'Health Innovation and Practice: “c'è uno stato che ha detto la verità sul Covid? Io dubito” la risposta.
Tedros, come tutti i direttori generali dell'OMS è un personaggio politico: per la sua elezione ha avuto l'appoggio dei paesi africani e proprio in Africa la Cina ha deciso di investire un fiume di denaro, nella strategia della nuova “via della seta”.

Tedros è il primo direttore africano dell'Oms: in Etiopia, il suo paese, dove si è occupato della salute pubblica ma in governi che hanno soffocato l'opposizione.
Il suo partito, il partito della liberazione TPLF, è stato accusato di violazioni diritti umani.
Nell'Etiopia di Tedros sono arrivati miliardi di investimenti soprattutto nelle infrastrutture, come la ferrovia che collega l'Etiopia con Gibuti, come il palazzo dell'Unione Africana, dove si riuniscono i 56 paesi africani, un regalo da 200 milioni del governo cinese.
Comprese le infrastrutture digitali per spiare le attività dell'organizzazione: le riunioni dell'Unione Africana erano spiate dai cinesi.

Molti paesi africani oggi sono legati alla Cina e oggi si sono accorti delle clausole dell'accordo: non sono aiuti disinteressati quelli dei cinesi e delle loro banche, ma si prendono porti, ferrovie, pezzi del paese.

L'OMS guidato da Tedros ha guardato con indulgenza i ritardi nella comunicazione dei dati sul virus da parte dei cinesi.
Così il 14 gennaio dal suo account twitter scrive che non ci sono prove chiare del passaggio da uomo a uomo del coronavirus, secondo gli studi cinesi, qualche dubbio viene.
Solo il 22 gennaio, dopo qualche migliaio di contagi, arrivano le prime ammissioni di un possibile contagio da uomo a uomo. Alla fine di questa epidemia dovrà spiegare sulla base di quali dati ha aspettato così tanto prima di dare queste informazioni.

Giulio Valesini ha intervistato anche Andrea Crisanti il virologo che ha gestito l'emergenza in Veneto, sui ritardi dell'Oms nel capire gli effetti del virus, per la trasmissione da uomo a uomo: “noi ci abbiamo messo una settimana a capire che la presenza dei sintomatici non coincide con l'inizio della diffusione dell'epidemia, perché noi abbiamo il primo caso sintomatico il 20 febbraio ma nel frattempo avevamo già il 3% della popolazione infetta, ora spiegatemi voi come è possibile che c'è un caso sintomatico col 3% della popolazione infetta ..”
L'organizzazione Mondiale non ha detto tutta la verità di quello che sapeva?
“L'Oms ha preso tutto ad occhi chiusi senza fare verifiche quello che i cinesi hanno detto, le ha fatte proprie. I dati a nostra disposizione fin dall'inizio non combaciavano con i dati che pubblicavano i cinesi.”
Aspettare il 22 gennaio per ammettere il contagio da uomo a uomo, è stato tardivo?
“Alla fine di questa epidemia, l'Oms avrà delle spiegazioni da dare, dovrà spiegarci se una struttura fatta di burocrati pagati profumatamente, sia giustificata sulla base dei risultati di quello che è successo finora.”

In Veneto Crisanti ha inventato il modello Vo, tamponi a tappeto su tutta la popolazione, anche per gli asintomatici, ha studiato le curve di contagio comunicate dalla Cina e si è accorto che manca qualcosa:
“Manca un pezzo della curva, guardi la curva italiana (o spagnola o americana), lei vede questa forma a i greco che sale così, la fase esponenziale, poi inizia questa curva a campana. Nella curva cinese manca tutta questa parte esponenziale.”
Che vuol dire?
“Io lo interpreto che manca il grosso pezzo della storia dell'epidemia.”
Secondo lei quando è partita questa epidemia?
“Secondo me tra fine ottobre e inizio novembre. Ci mancano due mesi e mezzo buoni..”

Mancano quei due mesi che potevano cambiare il destino del mondo: il primo contagio è del 8 dicembre (che però risale a novembre), il 27 dicembre sarebbe stato isolato il virus in lavoratorio. Il 30 dicembre alcuni medici avvisano i loro pazienti di porre in atto dei meccanismi di tutela.
Il 31 dicembre inizia la censura in Cina, facendo sparire delle parole nelle chat dei dottori cinesi.
LA Cina non avvisa l'OMS, non parla di contagi uomo uomo: a inizio gennaio le autorità cinesi distruggono i campioni del virus.
IL giorno 11 viene confermata la prima vittima in Cina, il 12 il laboratorio di Shangai viene chiuso, aveva messo online la sequenza del virus.
Il 23 gennaio viene attivato il lockdown di Wuhan, ma l'Oms non dichiara ancora l'emergenza.
Tra il 25 gennaio e il primo febbraio un imprenditore cinese pubblica un video coi cadaveri, oggi è sparito.
L'epidemia viene annunciata solo a febbraio: in Cina spariscono giornalisti che avevano messo in dubbio la versione ufficiale sul virus, toglie l'accredito ai giornalisti del Post e del WSJ.

Ma a poca distanza dalla Cina, a Taiwan, ci sono stati solo “pochi” morti: lì hanno letto e preso coscienza delle parole dei medici cinesi uscite sulle chat.
Tedros e la Cina hanno escluso Taiwan dall'Oms: doveva esserci solo una Cina, in modo da unire la piccola Taiwan con la grande Cina.
Non si sono fidati della Cina, a Taiwan: hanno monitorato tutti i passeggeri in arrivo da Wuhan, hanno avuto dubbi che c'era qualcosa di nascosto in quanto veniva detto dal governo cinese.

Un piccolo paese fuori dall'Oms è quello che ha reagito meglio: quando il governo ha detto c'è un problema ma non è grande, allora il problema è enorme.

Chi ha condotto le indagini per l'Oms in Cina?
E' il medico Bruce Aylward, che non ha accettato l'intervista con Report: in un'altra intervista non ha voluto commentare il ruolo dell'Oms su Taiwan, ha fatto i complimenti alla Cina per come ha gestito l'emergenza.

Tra le raccomandazioni date dall'Oms c'era quella sulle mascherine: non servivano, diceva l'Oms in un prima raccomandazione.
Non si sono fidati a Taiwan e non si è fidato nemmeno Crisanti che, a Vo, ha fatto tamponi in massa, al contrario delle raccomandazioni e prendendosi le accuse anche da parte del consulente del ministero della salute Ricciardi.

Come ha preso le sue scelte l'Oms? Come ha emanato le sue linee guida?
Hanno cambiato cinque volte idea, passando dal monitoraggio di tutti i sintomatici al controllare solo coloro che arrivano dalla Cina..

Solo il 27 febbraio l'OMS indica di fare attenzione a tutti quanti hanno sintomi sospetti: il nostro ministero ha fatto fatica a seguire queste indicazioni, aspettando troppe settimane per tracciare i pazienti, quando era già esploso il caso Codogno.

Task force, esperti, Istituto superiore della sanità, un contesto internazionale variabile .. tutto a portato al caos delle normative: Report ha intervistato il viceministro Sileri, che ha amesso che questo comportamento, anche quello del ministero, è stato imbarazzante.

Mascherine si o mascherine no, tamponi per tutti o tamponi solo per i colpiti.
Il ministero non aveva le mascherine e, anche per colpa dell'Oms, non aveva le idee chiare: non avevamo nemmeno un piano attivo per le pandemie, nessun protocollo per i presidi ospedalieri, nessuna scorta di mascherine e di dispositivi.
L'Ente che doveva coordinare questi piani è il CCM: tra il 2014 e il 2017 a capo c'era Ranieri Guerra (ex DG del ministero della salute), oggi all'Oms, come direttore aggiunto.
Ha accettato tante interviste, ma non da Report: ci sarebbero dei piani segreti, confidenziali, sulla pandemia, così si è giustificato ad Agorà.

Niente aggiornamenti dei piani pandemici, niente stoccaggio di mascherine: ma l'ex DG non ne sapeva nulla, “sono passati tre anni, mi sta facendo delle domande che, veramente non c'entrano niente...”

Certo, ci sono le colpe del governo attuale, quello di Conte e del viceministro Sileri: ha chiesto alle direzione generali sui piani pandemici, Sileri, scoprendo che i piani solo quelli ancora del 2009, mai attuato e aggiornato.
Ha ottenuto poche risposte all'interno del suo ministero, Sileri, ma ha avviato l'iter per completare il draft del piano, coordinandosi con le regioni.

“Crediamo nell'OMS purché sia indipendente dalle lobby e dalle aziende farmaceutiche” ha commentato il conduttore Ranucci: ma nel passato non lo è sempre stata.

Con l'Aviaria, nei primi anni duemila, l'Oms dichiarò la pandemia: tutti i paesi comprarono i vaccini, dalle aziende farmaceutiche.
Comprammo 24 milioni di vaccini, per niente, pagandole 184 ml (e il rischio pandemico fu infondato).

Ma la task force era indipendente: German Velazquez è un ex dirigente dell'OMS che era contrario alla dichiarazione della pandemia.
La dichiarazione della pandemia fu un business del secolo: per intenderci, nessun membro dell'Oms a Ginevra si vaccinò, nemmeno il direttore generale.

Alcuni dei componenti della task force che dichiarò la pandemia erano in conflitto di interesse, racconta oggi Nicoletta Dentico, dell'Health Innovation and Practice.

Noi crediamo nell'istituzione, purché si impari dagli errori del passato – continua Ranucci: ma dopo l'H1N1 nel 2009, un altro virus prese in contropiede l'Oms.
Era l'Ebola, che colpì molti paesi africani: ad operare sul campo c'erano scienziati dell'istituto Pasteur, di Medici senza frontiere.
L'Oms si mosse con grave ritardo, che ammise lei stessa: dal 2015 si creò un emergency found, per le emergenze ma in cinque anni raccolse solo 114ml di dollari.
Solo briciole: da quel fondo sono arrivati 9 ml per i paese più deboli, per affrontare l'emergenza del virus.

Bill Gates è il secondo donatore per l'OMS: nel 2005 aveva annunciato in un video il rischio di nuove pandemie che avrebbero preso il posto del rischio nucleare.
I paesi hanno investito poco in ricerca rispetto agli investimenti in armi – racconta Gates, che nel suo intervento se la prende con la scarsa diffusione delle notizie, col rischio di una mallattia per cui si è contagiosi anche senza sintomi (come per il corona virus).
Oggi serve un sistema sanitario globale, per evitare milioni di morti e una perdita di miliardi per l'economia mondiale.

Ma Gates è anche il secondo donatore dell'Oms, per cui controlla l'80% del budget: solo il 20% del suo bilancio (da 5 miliardi di dollari lo scorso biennio) arriva dalle quote fisse degli stati, mentre l'80% del budget deriva da donazione di stati e privati su base volontaria, mettono i soldi e decidono per cosa si spendono.
L'Oms si è trasformata in una specie di service provider – spiega Nicoletta Dentico, chi ci mette i soldi decide, l'impatto dei privati è su quello che l'Oms fa rispetto a discapito di quello che dovrebbe fare e non fa.

German Velazquez, consulente di politiche di salute pubblica del South Center “l'Oms negli ultimi vent'anni è stata privatizzata, l'operazione è stata completata dalla direttrice Margareth Chan nel suo mandato triennale” .
A chi ha fatto comodo trasformare l'OMS in una agenzia privata, in mano a privati, dove l'80% dei finanziamenti è vincolato e soltanto il 20% è libero?
“Principalmente all'industria farmaceutica e la verità, volendo essere un po' cinici, è che i paesi evoluti, i paesi industrializzati, fino a quattro mesi fa volevano una Oms debole, senza molti poteri, per non danneggiare la propria industria”.
Il primo donatore, gli USA, ha annunciato di voler ritirare i fondi, tra i 400 e i 500 ml di dollari, mentre la Cina contribuisce con circa 40 ml di dollari.

Il secondo donatore è un privato, Bill Gates: la sua fondazione versa più di mezzo miliardi di dollari per ogni biennio (decidendo su quali ricerche investire), attraverso un suo Trust di famiglia: “il Trust fa soldi, investe, ha impieghi, fa lo speculatore e poi genera la massa di soldi che passa alla fondazione” - spiega al giornalista l'analista Alfonso Scarano. “Si tratta di cifre importanti, oltre cinque miliardi di dollari. La fondazione a questo punto elargisce questi soldi, e l'Oms è uno dei principali oggetti di interesse della fondazione”.
C'è un forte conflitto di interesse se Gates condizionasse ciò su cui Oms deve investire (se la pollio o sulla malaria): Gates è di fatto diventato il suo proprietario.
Secondo German Velazquez, Bill Gates è il principale colpevole dell'attuale disastro, sta uccidendo l'Oms, cerca di dimostrare al mondo con tutta la pubblicità possibile che è un grandi filantropo che si preoccupa della salute dell'umanità.

Gates sta investendo molto sulla ricerca del vaccino, ma sarà un vaccino aperto, in modo che sia disponibile a tutti?
Oms potrebbe optare per un brevetto con una quota simbolica, ma oggi non lo sta facendo, racconta German Velazquez: nulla di quello che verrà scoperto sarà brevettabile – è la sua idea.

Così l'egoismo degli Stati, ha indebolito l'Oms, rendendoci più vulnerabili.
Possiamo fidarci su Gates che ha costruito la sua fortuna proprio sui brevetti?
I soldi che arrivano dal Trust arrivano anche da investimenti sulle case farmaceutiche, anche quelle che distribuiscono i vaccini e altri erano investiti nella società che distribuisce farmaci all'ingrosso nel mondo.
Voleva, negli anni passati, usare Microsoft per creare quella rete informatica per distribuire questi vaccini, per raccogliere così tutte le informazioni sulle prescrizioni mediche, per capire che farmaci sono maggiormente venduti e, magari, investire proprio su quelli.
E forse qui il cerchio si chiude.

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