15 maggio 2020

La seconda vita di Annibale Canessa, di Roberto Perrone



Prologo
Molti anni prima, molti anni dopo

Prima di tutto sentiva, più che vedere, la pistola che impugnava. Non era un sogno. Anzi, era una memoria vivida, capace di squarciare qualsiasi cosa facesse, in qualsiasi momento. Quando arrivava, c'era solo quella. Ed era arrivata, di nuovo.
 
Come si poteva interrompere il flusso di un sogno con un ricordo reale?

Di Roberto Perrone e del suo personaggio “carrarmato” Canessa, l'ex colonnello dei carabinieri tornato in azione, avevo letto gli ultimi libri (e l'ultimo non mi aveva del tutto convinto per varie scelte storiche dell'autore): non potevo dunque lasciare indietro questo primo volume della serie, “La seconda vita di Annibale Canessa”, un romanzo ricco di azione di colpi di scena, forte e veloce, con un continuo rimbalzare tra il tempo presente (ovvero gli ultimi anni del secondo millennio) e il tempo passato (la fine degli anni settanta e i primi anni '80).

In questo romanzo scopriamo chi è stato, negli anni della lotta al terrorismo rosso, il capitano prima, maggiore poi Annibale Canessa: ufficiale energico, capace di ragionare in fretta e di sparare con altrettanta velocità. Capace di pensare con la stessa logica dei terroristi a cui deve dare la caccia (assieme al suo braccio destro, il maresciallo Ivan Repetto).
Intransigente coi suoi uomini e con sé stesso perché in questa sfida coi terroristi, che han lasciato sull'asfalto già tanti morti tra forze dell'ordine, magistrati, giornalisti, medici, uomini delle forze dell'ordine, non c'è spazio per rilassarsi nemmeno un momento.

Ecco, questo è Annibale Canessa che sta per fare una irruzione nel covo dei brigatisti di via Gaeta a Genova (vi ricorda per caso la storia, poco chiara anche oggi, dell'irruzione in via Fracchia degli uomini del generale Dalla Chiesa? Bravi..).
Lasciamolo per un attimo in disparte.
Torniamo ai giorni nostri.

Napoleone Canessa è suo fratello, da cui si sono separati quasi venti anni fa, perché avevano una diversa visione della vita. O forse anche per una questione di orgoglio. Tanto uomo dello stato Annibale da far fatica ad accettare che il fratello si muova nel mondo dell'estrema sinistra, senza scivolare mai, però, nell'area dell'eversione.
Nei rapporti confidenziali che Annibale si faceva inviare, si poteva leggere il percorso della “pecora nera” attraverso tutte le chiese dell’ultrasinistra, fino all’Autonomia. Nessun legame con il partito armato, però, nessuna violenza, nessun pestaggio,

Giuseppe Petri invece un terrorista lo è stato: sulla coscienza ha sette (o forse sono otto, sarà un particolare importante) omicidi. Per questi oggi è in carcere sebbene in regime di semilibertà.
Proprio col fratello di Annibale (che gli aveva dato la caccia, fino al suo arresto), Petri cerca di mettersi in contatto, fissando così un incontro a Milano.
Ma c'è qualcuno che si è messo sulle sue tracce, strane presenze: un investigatore privato con un passato da picchiatore fascista, un killer napoletano che ha lavorato anche per la Camorra.
Panattoni prendeva i lavori e pianificava, Rocco eseguiva. Intimidazioni, riscossioni, qualche estorsione. Poi cominciarono con gli omicidi a pagamento,..

E i datori di lavoro di quest'ultimi, che pagano i due killer per uccidere Napoleone Canessa e Pino Petri, a Milano.
Perché quell'omicidio? Quale motivo può avere un ricco avvocato milanese, nonché ex magistrato, come Giannino Salemme, per uccidere un signor nessuno e un ex brigatista che nemmeno si conoscevano?
Crollò accanto a Petri, crivellato da almeno quindici proiettili esplosivi. Gli spari, attutiti dal silenziatore, permisero ai due assassini di andarsene tranquillamente.

La notizia della morte di un irriducibile come Petri, un non pentito, raggiunge diverse persone.
A cominciare da Annibale che, proprio quel giorno, sente come un presagio, per quel dolore della ferita ricevuta proprio nel corso dell'irruzione al covo brigatista in via Gaeta.
Quel dolore era un presagio di sventura che gli balenava davanti, anche se lui, nel suo equilibrio così difficilmente conquistato, in quel limbo delle emozioni contratte, non riusciva ad avvertirne la portata.

La notizia arriva anche alla giornalista Carla Trovati, giovane (e bella) redattrice del Corriere, che incontra l'ex colonnello Canessa proprio davanti la Morgue. Intuisce che l'ex ufficiale dei carabinieri, di cui aveva studiato il passato, non è venuto a Milano solo per vedere la salma del fratello e incontrare la cognata e la nipote. Canessa farà una sua indagine per capire il perché di quell'esecuzione, in pieno giorno.

Anche l'occhio dei servizi si è spostato sulla vicenda: il prefetto Calandra è un alto dirigente, amante della bella vita, delle belle donne ma anche dei segreti di questo paese.
Anche lui ha interesse dietro questa storia: primo perché nasconde un mistero che deve essere veramente importante se qualcuno ha deciso di ingaggiare dei killer per eliminare un brigatista.
E poi perché dietro si nascondono anche altri interessi, come lo scontro tra politica e magistratura (siamo alla conclusione delle indagini iniziate sul fronte politico della corruzione con Mani Pulite).

Gli ultimi protagonisti di questo giallo sono loro, i magistrati che seguono il caso e, indirettamente, le mosse di Canessa. Il procuratore aggiunto Federico Astroni, figlioccio del procuratore capo Savelli, cresciuto professionalmente e anche come prestigio proprio con le indagini sulla corruzione.
E i due pm assegnati al caso, Marta Bossini, legata ad Astroni non solo dal punto di vista professionale e il collega Guidoni, più uno sceriffo che un magistrato.
Però una cosa la sappiamo: chi uccide così brutalmente due persone ha qualcosa di terribile, di spaventoso da nascondere nel passato.

Canessa torna in azione: lo deve alla memoria del fratello, contro cui la procura inizia ad imbastire una pista implicandolo in una storia di spaccio di droga. Lo deve anche alla moglie del fratello e alla piccola Sara, la nipote.
Ma Canessa lo deve anche a sé stesso: troppi anni è rimasto fermo, lavorando nel ristorante di una parente a San Fruttuoso.
Già, come mai Canessa ha abbandonato l'arma e ha terminato la sua guerra al terrorismo?
«Non c’è più nessun gioco, maggiore, anzi l’unico rimasto a giocare sei tu. La guerra è finita. Questo Paese non ne vuole più sapere del terrorismo, ..»

Come sono andare veramente le cose quel giorno nel covo di via Gaeta, quando lo Stato per la prima volta mostrò i muscoli nei confronti dei brigatisti?
Sono pezzi del passato che ritornano a galla nei flash back che inframmezzano i capitoli e che aiutano a capire, pezzo dopo pezzo, come un puzzle, l'enigma di quel duplice omicidio.

Enigma su cui inizia la sua indagine Canessa, con l'aiuto di Repetto, la sua ombra, il suo custode, e di due nuovi aiutanti: la giornalista Carla Trovati e il “Vampa”, un ricco finanziere che deve qualcosa al colonnello, per la sua precedente vita.
Ma dovrà guardarsi le spalle da quei nemici che, ancora dopo tanti anni, devono nascondere a tutti i costi quel segreto che Petri probabilmente voleva confidare proprio ad Annibale.
Si troverà nuovamente in guerra, l'ex colonnello: in guerra contro questi assassini e all'interno di uno scontro ancora più alto, tra magistratura e politica.
la magistratura in questi anni è diventata potentissima, soprattutto la Procura di Milano: fa quello che vuole, spesso sfidando apertamente i politici.”

La seconda vita di Annibale Canessa è un giallo che mantiene la tensione del lettore, fino agli ultimi capitoli dove tutte le tessere trovano il loro posto nel disegno, nella trama, che pure Canessa scoprirà alla fine, quando dovrà fare “quello che andava fatto”.
Quello che aveva scoperto fino a quel momento gli diceva con chiarezza chi erano i protagonisti della storia, alla fine, ma gli mancava ancora la trama, gli mancava il fil rouge che annodasse tutti i fatti, le notizie, i nomi ..

Ben scritto, questo primo romanzo della serie di Canessa, si capisce che l'autore ha fatto i compiti a casa per comprendere i meccanismi (anche quelli distorti) della giustizia, ha studiato gli anni della lotta al terrorismo in Italia. Ma soffre un po' del peccato di andare sopra le righe però, nelle scene di azione di Canessa, anche come amante: troppa indulgenza nei confronti dei buoni che sono belli e buoni e anche immortali.

La scheda del libro sul sito di Rizzoli (e il pdf col primo capitolo)
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

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