Il nemico del bike sharing di Max Brod
La flotta italiana del bike sharing è costituita da 350mila bici, è più usato al nord che al sud e il suo nemico è il vandalismo, ma ora arriva un nuovo nemico, il cartellone pubblicitario.
Chi occupa uno spazio per il cartellone paga per il servizio e i soldi finiscono per il bike sharing: funziona in tutto il mondo ma non a Roma, nonostante il suo sindaco faccia parte di un partito che si faceva bandiera dell'ecologia.
Ma a Roma ci sono tante persone che attaccano cartelloni in modo abusivo: Report racconterà chi sta dietro.
A Milano invece ci pensano i vandali che gettano le bici anche nel naviglio, dove sono ripescate da volontari: le bici recuperate sono riportate ai proprietari che cercano di ripararle.
Ma riparlarle ha un costo: bisognerebbe che chi fa vandalismo fosse condannato a lavorare nei centri di riparazione, per scontare la pena.
Roma è indietro per il bike sharing: nella capitale la giunta Marino aveva fatto una legge per cui le ditte concessionarie della pubblicità pagavano il servizio, ma a Roma il mondo dei cartelli pubblicitari ha dentro abusivi e situazioni di monopolio e così questa legge ha subito molte contestazioni, molti ricorsi.
A Roma c'è la giungla anche per i cartelloni, non si fanno bandi di gara e nonostante le società siano già state sanzionate dai vigili perché non rispettano le regole, continuano a lavorare, perché basta creare società fittizie, SRL da 1 euro, che si caricano delle multe.
Nel 2019 sono state fatte 1618 rimozioni, ma i cartelli abusivi vengono subito rimpiazzati.
Senza un ordine, senza una regolamentazione, il bike sharing a Roma non partirà mai: il m5s e il suo assessore hanno perso la faccia anche su questo settore.
Cosa abbiamo sbagliato sul covid – Balla con me di Emanuele Bellano?
L'Italia non aveva un piano pandemico e nemmeno le regioni. Con Report l'ex DG Ranieri Guerra, responsabile per quel piano che non è stato aggiornato dal 2006, non parla.
Il report dell'OMS che denunciava la carenza dei dispositivi di protezione dei medici, dell'assenza di un piano, che metteva in imbarazzo il governo italiano, è sparito.
Il ricercatore di Venezia dell'OMS verrà licenziato per salvare il pesce grosso.
Report ha scoperto altro: in regione Lombardia si sono dimenticati di fare l'ordine d'acquisto dei caschi di respirazione per l'ASST di Bergamo, mettendo i medici di fronte a scelte difficili.
Tutta colpa della miopia di chi gestisce la sanità (che non ha saputo adattare le liste per i dispositivi ai nuovo focolai), del cinismo di molti politici, di governatori che questa estate hanno assecondato le pressioni dei gestori delle discoteche mettendo a rischio sia i turisti che i suoi cittadini.
Come Solinas in Sardegna: ad agosto i contagi in Costa Smeralda iniziano a salire, la Regione avrebbe dovuto chiudere le discoteche a seguito del focolaio scoppiato il 31 luglio dentro una discoteca a Carloforte, con 21 infetti accertati e 130 persone in isolamento, numeri che in Sardegna erano quelli di aprile, in piena emergenza.
Per questo la regione decide di chiudere le discoteche il 9 agosto: il sindaco di Arzachena racconta però come non ci sia stata una direzione univoca da parte dei gestori delle discoteche e quindi qualcuno ha chiuso e qualcuno è rimasto aperto, c'era una forte aspettativa per una proroga da parte della regione.
Un'aspettativa che si basava sul fatto che il presidente Solinas era intenzionato a prorogare.
Il giorno 11 agosto l'apertura delle discoteche è al centro di un infuocato consiglio regionale: Solinas di fronte alla giunta spiega di essere in contatto col CTS, “che sta valutando con estrema attenzione, visto quello che è successo anche a Carloforte dove purtroppo i contagi si sono realizzati all'interno di una struttura .. in maniera tale da non pregiudicare tutti gli investimento fatti in queste zone”.
Ma il parere positivo del CTS regionale non si trova.
Così con una ordinanza ad hoc, il presidente Solinas riapre le discoteche e nelle motivazioni viene citato il parere del comitato tecnico scientifico regionale.
Un parere di cui i consiglieri regionali si sono fidati, almeno a sentire la testimonianza del consigliere Dario Giagoni della Lega.
Massimo Zedda, consigliere di Sardegna Progressisti, si chiede come mai non sia possibile renderlo pubblico, “inizio a dubitare che esista il parere o che, addirittura, sia negativo”.
Nessuno dei consiglieri regionali ha saputo mostrare questo parere, né la Lega né il Partito Sardo d'Azione.
Esiste o no questo parere? Era positivo o no? Un bell'imbarazzo per il presidente Solinas, che ha aperto i locali ad agosto, mentre il governo che non ha saputo imporsi, ha lasciato mano libera alle regioni.
Il ministro Speranza dopo ferragosto ha chiuso le discoteche: ma la domanda che Report si fa è se Solinas abbia ricevuto pressioni per far aprire le discoteche in agosto.
Così molti turisti, chiuse le discoteche, coi primi contagi, si sono riversati sui traghetti per scappare a casa: erano così tanti i contagiati in ritorno dalla Sardegna che nei porti, come Civitavecchia, hanno tirato su dei Drive in per i tamponi.
Questi contagi hanno avuto una forte influenza sull'arrivo della seconda ondata: se avessero chiuso la Sardegna sarebbero falliti molti operatori del settore, racconta un consigliere di Forza Italia. Ma anche tenere aperto non ha portato bene, molte strutture alberghiere hanno pagato le infezioni per la perdita di turisti, perché quest'anno l'estate nell'isola è finita prima.
Paolo Manca, di Federalberghi, racconta come Solinas voleva tenere chiuso tutto, consigliato dal CTS regionale: come mai il libera tutti di agosto?
Fin da giugno si è creato un asse tra i partiti del centrodestra e i gestori delle discoteche: dalla loro parte esponenti politici come Salvini e Rampelli, che tiravano in ballo i clandestini e i porti aperti, contro le sale da ballo chiuso.
Contrario alle chiusure anche l'imprenditore Briatore, quello della prostatite.
Alcuni consiglieri della maggioranza (come Satta del Partito Sardo d'Azione), oggi, raccontano delle pressioni ricevute da gestori di locali per tenerli aperti: Satta cita uno dei soci del Just Cavalli che lo ha contattato, tra il 9 e il 10 di agosto.
Cosa è successo in queste discoteche è noto, poco noto chi siano i loro proprietari. Per esempio una di queste ha dietro una società con sede in un paradiso fiscale che garantisce all'AD un emolumento di 1 milione di euro, peccato che non si sappia chi sia.
Altro locale è il Billionaire, locale dove questa estate non è stato rispettato né distanziamento né mascherine, dove alla fine si sono registrati decine di casi di dipendenti infetti.
La SRL del Billionare ha dietro una catena che parte dal Lussemburgo, arriva in Nuova Zelanda, poi in Belize e poi Mauritius...
Report ha dovuto chiedere al consulente Bellavia per risalire tutta questa catena: la discoteca sarda è riferibile a Briatore e a un romano, Francesco Costa, che ha investito nel locale 47ml di euro, sebbene il Billionaire sia in perdita.
Per venire incontro a questa crisi e a queste perdite che Solinas emana l'ordinanza per aprire le discoteche. Ai politici come Cocciu, FI, sono arrivate telefonate per tenere aperti i locali, perché avevano contratti stratosferici con vip, se fossero rimasti chiusi, avrebbero dovuto pagare penali importanti.
Come per esempio quella per ripagare Sven Vath uno dei dj più famosi in questo momento.
I consiglieri regionali come Cocciu hanno giocato alla roulette, sapevano che i contagi stavano aumentando ma volevano dare ossigeno agli imprenditori.
Peccato che poi il virus sia poi dilagato e i turisti siano scappati, creando un danno a tutti gli imprenditori dell'isola.
Report ha raccontato la vicenda della partita tra Atalanta Valencia del 19 febbraio: migliaia di persone stipate nei bus e poi dentro lo stadio a Milano.
Da una analisi di Report con In.Twig, uno su cinque dei tifosi presenti alla partita ha avuto sintomi riconducibili al Covid (febbre, assenza di gusto), 7800 tifosi.
Il virus in Italia circolava già da settimana e quell'assembramento nello stadio e anche fuori, ha amplificato i contagi, perché molti dei tifosi provenivano dalle zone dove poi il Covid ha fatto più vittime nella provincia di Bergamo.
Pochi giorni dopo scoppiò il caso di Codogno: dopo una decina di giorni, molti tifosi hanno riscontrato sintomi da Covid e sono risultati positivi al tampone.
Una partita ha avuto questi effetti su Bergamo? Secondo l'analisi della società In.Twig la mappa delle zone d'origine dei tifosi è sovrapponibile sulla mappa degli infetti. Certo, facile ragionare col senno di poi.
Ma tutto questo deve insegnarci qualcosa oggi, quando si deve decidere cosa tenere aperto e cosa chiudere.
Ma per le infezioni e per le morti di Bergamo ci sono stati altri fattori: a Bergamo ad esempio mancavano i dispositivi per i medici della prima linea contro il covid.
Aria Spa a febbraio inizia a distribuire mascherine e tute nelle ASST di Como, Lecco e Monza, ma a Bergamo arrivano solo 17mila mascherine: anche nelle settimane successive in questa zona arrivano meno camici e mascherine rispetto ad altre provincie.
Arrivano più camici perfino in Valtellina che, a marzo, aveva solo 8 infetti: così Marino Signori della ASST di Bergamo Est scrive ad Aria spiegando che non ha dispositivi né possibilità di fare tamponi.
Aria Spa distribuisce tamponi nelle provincie secondo un criterio che non sembra tener conto dei contagi: ne mandano 10000 a Lecco e solo 5000 a Bergamo.
Il direttore della ASST lancia l'allarme a Gallera, chiedendo di avere maggiori dispositivi: in quei giorni il DG della sanità era Cajazzo, con che criteri ha distribuito questi dispositivi alle varie provincie?
Che conseguenze ci sono state a seguito di queste scelte, sui malati nella provincia di Bergamo? 30 medici sono morti in provincia, infettati dal virus, sono mancati caschi per aiutare le persone a respirare, CPAP, come hanno raccontato al giornalista parenti delle vittime.
I caschi mancavano perché ARIA Spa si era dimenticata di fare l'ordine per l'ASST di Bergamo est: ad occuparsi degli ordini era il vice di Cajazzo, il dottor Salmoiraghi, dell'unità di crisi.
Né Cajazzo né Salmoiraghi hanno voluto commentare le liste di distribuzione fatte dalla regione alle varie ASST, l'ordine dimenticato per Bergamo est.
A Report hanno inviato solo una mail in cui spiega che le liste erano fatte seguendo criteri oggettivi: è una mail che non smentisce la ricostruzione di Report, che fa indignare chi ha seguito il servizio, che fa indignare chi ha avuto parenti vittime del covid.
Avrebbero potuto salvare delle vite quei caschi? Sappiamo che i medici in quelle settimane erano con le spalle al muro, dovevano decidere chi salvare o meno.
Come hanno affrontato la pandemia in Germania?
Il primo caso è stato di un dipendente della Webasto, azienda che produce componenti per auto alle porte di Monaco.
Il 27 gennaio un suo dipendente contatta il centro per malattie tropicali, ha avuto sintomi non gravi e raffreddore, ma è stato in contatto con una manager cinese risultata positiva al coronavirus.
Come ha spiegato al giornalista il dottor Gunther Froschl, del centro malattie infettive di Monaco, è risultato positivo dopo il tampone (fatto a lui e ai suoi familiari), questo è stato il primo caso in Germania.
Qui ci sono stati 580mila casi di positivi: i tamponi molecolari sulla popolazione sono fatti attraverso gli studi di alcuni medici di base, selezionati.
In questi studi si fanno anche due, tre tamponi alla settimana, dove i pazienti si prenotano online, usando una mail, seguendo un protocollo che non mette in contatto i pazienti che devono essere testati con tutti gli altri pazienti che devono accedere allo studio.
La Baviera è stata la regione più colpita in Germania e il governo ha deciso di garantire tamponi per tutti, quelli che ne fanno richiesta, gratis, è lo stato (la regione di Monaco) a coprire la spesa.
“Durante la prima ondata di covid, tra marzo e aprile, i medici di base hanno avuto un ruolo fondamentale” - racconta un medico di famiglia - “l'80% dei positivi sono stati individuati negli studi dei medici di base, così abbiamo evitato che finissero dentro gli ospedali”.
In Italia i medici di base non hanno mai eseguito tamponi e i pronto soccorso e i reparti degli ospedali sono stati inondati da pazienti positivi che hanno contagiato medici, infermieri e altri pazienti ricoverati.
Thomas Benzing è un medico che insegna all'università di Colonia: “il segreto per affrontare il covid è il testing, devi testare in anticipo, quelli che testi oggi tra un paio di giorni potrebbero essere ricoverati ed occupare le terapie intensive, devo monitorare continuamente il territorio.”
Nella prima fase sono stati fatti 500mila tamponi alla settimana, spiega il presidente dell'ordine dei medici al giornalista, per arrivare fino ad 1 ml alla settimana.
In Italia nel primo mese di pandemia abbiamo fatto in tutto 230mila tamponi, tanti quanti la Germania ne faceva in tre giorni: alla fine della prima ondata la Germania conta 9400 morti, l'Italia 36000.
Numeri difficili da spiegare, tanto che sulla stampa si parlava di dati tedeschi falsati: ma in Germania tutti i pazienti che entrano in ospedale sono sottoposti al tampone, quelli che muoiono e che risultano positivi, sono conteggiati come morti di covid.
Anche l'equivalente dell'Istat tedesco ha fatto un'analisi sui morti in Germania e ha confermato questi numeri, dunque la Germania non ha barato.
Qual è stato il segreto di questo basso numero di morti (rispetto all'Italia)?
Christian Karagiannidis (presidente della divisione delle terapie intensive) ha mostrato a Emanuele Bellano la mappa delle terapie intensive in Europa: la Germania è completamente verde, ha il maggior numero di posti per numero di abitanti, all'inizio della pandemia ne avevano a disposizione circa 28mila, ma erano in grado di aumentarne il numero in una settimana fino a 40mila posti.
In Italia quando esplode l'epidemia le terapie intensive sono circa 5000 (e perfino nel nord Italia ci sono zone con pochi posti di TI): al crescere dei contagi, i posti negli ospedali si saturano e le persone vengono lasciate a casa, a morire da soli.
“Noi avevamo sempre almeno 10mila posti liberi in TI, voi avete deciso chi curare e chi no e questa secondo me è una delle ragioni per cui in Germania il tasso di mortalità è più basso.”
In Germania avevano un piano per le pandemia, hanno investito l'11 del PIL sulla sanità, hanno investito sulla sanità territoriale, non hanno tagliato su medici e infermieri.
Così non hanno dovuto decidere chi salvare e chi no, chi lasciare sulle barelle per terra o dentro delle cappelle degli ospedali.
Come sono stati usati i dati raccolti dalla pandemia?
Secondo Snowden, quei dati saranno usati e non per il bene comune: si sta costruendo l'architettura per l'oppressione, per condizionare delle competizioni elettorali, per controllare le persone. Surreale?
Avreste creduto, mesi fa, che Facebook poteva condizionare un'elezione? E credereste oggi che tramite Immuni si riesce a mettere in quarantena un'intera città?
Lo racconta il servizio di Lucina Paternesi: con un attacco hacker si riescono mandare finte notifiche di positività a persone inconsapevoli.
Per una vulnerabilità di Immuni nota da mesi, sulla tecnologia bluetooth, raccontano gli esperti di vulnerabilità informatica dell'università di Salerno.
Puoi mandare in quarantena una città o una sua parte, prima delle elezioni, per esempio. IL governo e la ministra Pisano ne erano consapevoli?
Sono attacchi legati al meccanismo delle notifiche su cui i governi hanno deciso di usare la tecnologia di Google e Apple, i monopolisti della rete. Per fare questi attacchi servono competenze e una batteria di server.
Difficile che un hacker organizzato non riesca a disporre di queste risorse
Nessun commento:
Posta un commento