09 settembre 2021

L'impero di mezzo di Andrea Cotti

 

Quattro giorni prima

L’uomo cade. Fino a un attimo prima i suoi piedi erano posati sulla superficie dura e stabile del piano del parcheggio. Ora invece non toccano più nulla.

Lo stupore di trovarsi nel vuoto e nel buio lo annichilisce, la velocità della caduta polverizza i pensieri, interrompe le sinapsi.

È cieco e sordo. Il corpo, insensibile agli stimoli, sembra di plastica.

Poi, di colpo, l’elettricità nel cervello si riaccende, almeno parzialmente. È come una stanza per metà illuminata, e per metà nera.

Spesso parliamo della Cina senza saperne molto di questa nazione che è come un continente: 1,5 miliardi di persone che non parlano la stessa lingua, 4 lingue ufficiali e una miriade di dialetti tutti diversi tra loro.

Quando si parla di Cina si pensa alle aziende che si sono spostate nei loro distretti industriali dove il costo del lavoro e le regole di sicurezza sono inferiori a quelle europee.

Si pensa al controllo dei cittadini, ripresi dalle telecamere per strada, coi volti passati al setaccio grazie al riconoscimento facciale, come nel mondo distopico immaginato da Orwell. Ma quanto è realistica questa immagine del gigante Cinese?

L'Impero di mezzo, secondo romanzo dello scrittore Andrea Cotti (dopo Il cinese - Rizzoli), è come un viaggio dentro questo paese, dentro le sue contraddizioni di potenzia mondiale, dietro quell'apparenza di sicurezza ed efficienza perché tutto è sotto controllo.

Per andare a comprenderne il suo vero volto, la sua natura, in bilico tra un progresso senza limiti apparenti, grazie ad una economia che (Covid a parte), cresce a doppia cifra e un passato di storia millenaria che ancora ha lasciato delle tracce.

Sono il vicequestore aggiunto della polizia di Stato Luca Wu, ho trentaquattro anni, e sono nato in Italia da genitori cinesi. Sono italiano e sono cinese.

Ritroviamo come protagonista del giallo il vicequestore Luca Wu, metà italiano e metà cinese, nato in Italia da genitori cinesi trasferitisi in Italia negli anni '80, Silenzioso Wu e Luminosa Wu.

Può sembrare strano vedere identificate due persone per i soprannomi ma, come spiega lo stesso protagonista in questo viaggio in Cina

In Cina ci sono poco più di cento cognomi per una popolazione che supera il miliardo e mezzo. Allora, per identificare le persone, si usano i soprannomi.

Wu è stato per anni alla Mobile di Bologna, dove è cresciuto e si è sposato con un'italiana, per essere poi chiamato a Roma dal Questore, per affrontare un caso difficile, che riguardava due delitti avvenuti nella comunità cinese: l'inchiesta sul Demone, portata avanti assieme ai suoi uomini del commissariato di Torpignattara, lo ha provato fisicamente, portandolo a scontrarsi con le Triadi e con un serial killer pericoloso, ma anche emotivamente.

Perché come la Cina, il paese dei genitori e dei nonni, anche loro venuti in Italia, anche Luca Wu è un uomo sospeso, in bilico.

Perché sono cinese e sono italiano, ma non so chi sono davvero e qual è il mio posto. Perché sono spaccato in due e questa mia frattura mi fa fare del male a chi amo.

Per questa sua ferita, per questo non sentirsi né italiano né cinese, il suo matrimonio con Anna è andato in crisi e questo l'ha spinto a fare questo viaggio in Cina assieme ai nonni, nel loro paese d'origine. Per capire qual è la sua identità, chi sei e cosa vuoi, Luca Wu.

Ma anche qui si troverà a dover fare il suo lavoro, quello di poliziotto: pochi giorni prima un famoso imprenditore italiano, Andrea Grande, a capo di una famoso marchio di cellulari di fascia alta, è morto cadendo dal diciassettesimo piano di un parcheggio a Wenzhou.

La sua creatura si chiama la Yidali – Italian design, Chinese technology: creata assieme ad un socio cinese, è stata una sfida al gigante cinese proprio a casa sua.

Adesso, 13 maggio

La prima cosa che noto sono i poliziotti. Sono tanti, tantissimi.

Ci sono divise ovunque. Quelle blu della Renmin jingcha, la Polizia del Popolo, quelle verdi della Jingcha budui, la PaP, la polizia militare, quelle azzurrine degli agenti del traffico, e quelle dei vigilantes privati.

La sensazione opprimente è di essere circondati e osservati in ogni minimo gesto.

Wu viene convocato dall'ambasciatore Massimo Bruni Albano, assieme a due diplomatici dell'ufficio politico e un funzionario della cancelleria, personaggi che “puzzano” di uomini dei servizi. Dovrà lavorare come osservatore a fianco della polizia cinese che sta già lavorando sul caso: dalle prime evidenze sembra che si sia trattato di un incidente, una sbarra arrugginita che doveva essere sostituita e che invece manca, dello sporco per terra, il piede di Grande che scivola sullo sporco, il corpo che ruota e che cade nel vuoto..

Ma c'è qualcosa che non va: non è che non si fida del lavoro dei colleghi cinesi, ma come ogni sbirro sa che è bene controllare i dati, l'analisi del corpo, le immagini scrupolosamente, anche andando a scomodare i suoi colleghi italiani dall'altra parte del globo, magari mentre stanno riposando, visto il fuso orario.

Non è visto bene all'inizio questo suo atteggiamento delle persone che ha a fianco: il commissario di prima classe Tong Bo e il supervisore superiore Yien Bao Yi, una donna. Ma qualcuno in alto, sapendo della sua presenza in Cina, lo ha voluto sul caso e quel qualcuno è un sottosegretario del ministero di Pubblica Sicurezza. Una persona molto potente e, soprattutto, ex collega del padre, Silenzioso Wu quando era in polizia.

Ancora una volta lo scrupolo e lo zelo di Luca Wu hanno avuto ragione: quello che sembrava un incidente nasconda dell'altro. Le nuove perizie degli italiani smontano la tesi dell'incidente, qualcuno (un hacker, un nemico dell'imprenditore italiano) ha violato la sicurezza della rete aziendale della Yidali (perché, per qualche motivo?). C'è poi una strana lettera di addio, di Grande, che però potrebbe essere falsa..

No, questa indagine si dimostra quasi più complicata di quella del demone: perché Wu si trova a migliaia di km dai suoi uomini senza quella libertà di azione che avrebbe in Italia. Perché si trova in Cina, con dei poliziotti come lui che lo vedono come un “laowai”, uno straniero, uno che deve adattarsi alle usanze della Cina, che non è il suo paese.

Assieme alla giovane supervisore Yien, Wu si trova a dover girare per mezzo paese, da Wenzhou, a Hong Kong (in mezzo alle proteste per il clima politico nella ex colonia britannica), fino a Pechino.

E questo viaggio gli consentirà di scoprire un mondo: il mondo in cui vivono i cinesi, dove il boom e l'ondata di benessere non riescono a nascondere il malcontento delle persone.

Un paese che sta riversando un forte stress sulle nuove generazioni:

Sono rimasti stupiti da quanto sia forte in Cina la pressione sociale. Molto più che in Inghilterra o in Europa. Il lavoro, fare carriera in fretta, fare soldi, conquistare posizioni, fidanzarsi, sposarsi, fare figli da giovani, farli studiare nelle scuole migliori.

Ad ogni passo dell'indagine, Wu avverte la presenza della mafia cinese, le Triadi, che però in questo paese hanno un ruolo diverso, quasi integrato nel sistema imprenditoriale: perché in Cina è lo Stato a prestare soldi alle imprese e molte di queste vicine alle Triadi. Dove finisce lo stato e dove iniziano queste mafie?

L'indagine sulla morte di Grande diventa l'occasione per conoscere bene questo “impero di mezzo” (che richiama l'espressione “regno di mezzo” usata dai cinesi) a cui Wu è comunque legato. Un paese che sta correndo veloce nel futuro, anche cancellando le tracce del passato quando sono da ostacolo a questa folle corsa.

Un paese dove le persone non hanno paura a spaccarsi la schiena, ma fanno fatica a prendersi delle responsabilità.

Un paese dove, come qui in Italia, contano molto le relazioni tra le persone:

È guanxi. Una parola che in mandarino significa semplicemente “relazione”, “legame”, ma contiene un concetto profondo e stratificato della cultura cinese. È l’arte di stabilire rapporti..

Megalopoli da milioni di abitanti con l'ambizione di diventare sempre più grandi, treni sempre più veloci, interi distretti sorti da borghi di campagna in pochi anni. Un paese dove, secondo il partito, non avvengono reati, che si sta aprendo a nuove riforme ma dove c'è un forte controllo sulle persone. La censura, il “great wall” a bloccare la rete internet.

Ma cosa c'è dietro questa corsa? Quale il prezzo da pagare in termini di consumo dell'ambiente, in termini umani?

Forse la morte di Andrea Granze, Grande zong come rispettosamente veniva chiamato dai suoi dipendenti, da cui era molto amato, è legata alle contraddizioni di questa crescita?

Un giallo molto intricato ma anche un viaggio in un paese troppo grande da descrivere in poche parole, con passaggi da manuale di geopolitica: questo nuovo romanzo “Impero di mezzo” è un romanzo che cattura l'attenzione pagina dopo pagina, anche per il ritmo veloce che l'autore ha dato al racconto.

E con un protagonista che è un po' l'emblema di questo paese così lontano, un po' bianco, un po' nero (o giallo), come il Tao, due cerchi in perfetto equilibrio, quello che Luca Wu deve trovare. Per sua moglie, per suo figlio,per sé stesso.

La scheda del libro sul sito di Rizzoli e il pdf del primo capitolo

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