24 settembre 2021

Un nuovo futuro ci attende

Siamo pronti a riscrivere la storia, il momento è propizio. Avete visto?

Il presidente del consiglio acclamato dalla classe imprenditoriale come uomo della necessità (della provvidenza era chiedere troppo), i partiti che applaudono al nuovo patto sociale, come un nuovo Ciampi, da Letta a Giorgetti (Salvini bye).

Destra e sinistra sono sparite, non c'è differenza sostanziale tra un PD di Letta e un partito come Forza Italia o la Lega di Giorgetti (tanto che governano assieme).

Arrivano i soldi dall'Europa e solo Draghi può sovraintendere alla loro spesa (altro che andare alle elezioni), basta che finiscano alle grandi imprese per le grandi opere che faranno l'Italia più grande e più bella di pria.

Certo, c'è il rischio di qualche contestazione, di un po' di tensione sociale, rischio che dobbiamo soffocare a qualunque costo.

Anche a costo di non tirar fuori davanti la platea di Confindustria il tema delle delocalizzazioni e dei licenziamenti sbloccati.

E nascondere al paese i poveri, i working poor, quei pazzi della GKN che si permettono di insorgere contro un sistema finanziario che punta solo al profitto a breve e che passa sopra la vita delle persone come uno schiacciasassi.

Basta non parlare più di salario minimo, di sicurezza sui posti di lavoro, delle aziende che si prendono sussidi e sgravi e poi fanno come vogliono.

Si alzano le bollette? E allora tagliamo gli incentivi alle rinnovabili, non alle energie sporche (che in Italia secondo un rapporto di Legambiente valgono quasi 14 miliardi).

Avete visto, anche la mafia è sparita, la trattativa non c'è stata trattativa, anzi, c'è stata ma solo come mera operazione investigativa. 

Il papello è stato consegnato ma poi la politica, granitica, ha resistito.

Non ha riformato la legge sui pentiti.

Non ha revocato un centinaio di 41 bis.

Non ha cercato di smontare le leggi contro la mafia.

O forse no.

Poco importa. Oggi su molti giornali è un trionfare delle tesi negazioniste della trattativa, avete visto, tanti anni spesi per infangare i bravi carabinieri del Ros (quelli che non hanno perquisito il covo di Riina e non hanno arrestato Provenzano a Mezzojuso) e i bravi politici ieri assolti.

E' così grottesca la questione che basta riflettere su un punto: questi nuovi professionisti dell'antimafia (quelli per cui la mafia è solo la mafia militare, sconfitta dallo stato nel 1993 e tutti vissero felici e contenti) sono gli stessi che difendevano Durigon (a proposito, forza Fanpage!) che voleva togliere la dedica di un parco a quei rompiscatole di Falcone e Borsellino. Sono gli stessi che parlano di teorema sulla trattativa, la stessa espressione usata negli anni '80 per attaccare le rivelazioni di Buscetta (anche il maxi processo fu sconfessato in appello).

Il teorema Buscetta che sosteneva che la mafia non solo esiste, ma è una organizzazione unitaria e verticistica.

Organizzazione che trae la sua forza dalla capacità di entrare in contatto con la politica, di entrare nella finanza e nelle banche, nei salotti della borghesia, negli studi dei professionisti.

E' il momento di riscrivere la storia, un futuro radioso ci attende, bisogna solo convincere gli italiani.

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