11 settembre 2021

Vent'anni dopo

L'11 settembre di venti anni fa la guerra entrava nelle case degli americani e dei cittadini di tutto il mondo: la guerra non in un luogo sperduto e lontano (come l'ambasciata in Kenya), ma nel cuore della finanza, con l'attacco alle Torri Gemelle con due aerei pilotati da membri di Al Qaeda.

Dopo venti anni, dopo quasi 3000 morti (molti dei quali tra i soccorritori, rimasti sotto le macerie), dopo la guerra al terrore, l'attacco all'Afghanistan dei talebani e all'Iraq di Saddam potremmo anche fare un passo avanti.

Andare oltre il patriottismo occidentale, la supremazia della nostra cultura: la guerra per esportare la democrazia, con tutto il corollario di bugie al paese, delle torture, dei massacri di civili (i numeri dei morti in Iraq e Afghanistan non viene mai riportato), non hanno risolto nulla.

Leggetevi il saggio di Stefania Maurizi su Wikileaks e sul processo ad Assange per farvi una vera idea di cosa sia stata questa guerra sporca.

Giusto per avere un'idea:

L’Iraq Body Count ha verificato che dal marzo del 2003 all’ottobre del 2020 il numero di civili innocenti uccisi in Iraq oscilla tra 185.395 e 208.419

(Il potere segreto – Stefania Maurizi Chiarelettere)

Me lo ricordo quell'11 settembre di tanti anni fa, con la prima notizia del primo aereo che andò a schiantarsi sulla prima Torre, per un incidente si disse. Poi il secondo aereo, poi l'incendio e il fumo che avvolgeva le Torri, le immagini agghiaccianti delle persone attaccate alle finestre. Poi il crollo.

Sembrava un film invece era il più violento attacco sul suolo americano da parte di un gruppo di terroristi che aveva a capo Osama Bin Laden.

Normalmente la narrazione sull'attacco alle Torri Gemelle si concentra su queste immagina, senza raccontare il prima e il dopo, oppure raccontando solo quello che fa comodo.

Le agenzie governative che si occupavano del terrorismo che non si scambiavano le informazioni, FBI e Cia.

E poi l'utilizzo della paura come strumento per governare, per convincere il paese che si deve sacrificare un po' delle nostre libertà per vivere sicuri dalla minaccia del terrorismo.

Cosa importa se le armi di massa non esistevano. Cosa importa l'uso del terrore, di carceri come Guantanamo dove venivano violate tutte le regole del diritto.

Bombardiamo i nostri nemici: ma i nemici chi?

Di certo non i Sauditi, visto che Bush padre rimase in ottimi rapporti coi sauditi e con membri della famiglia Bin Laden mentre il figlio dava la caccia a Osama Bin Laden (lo riportò nell'ottobre 2001 The Guardian e lo ricorda anche Michael Moore nel suo film).

Volevamo esportare la democrazia senza nemmeno renderci conto che stavamo calpestando la democrazia (ovvero il rispetto dei diritti delle persone, delle minoranze, della libertà di espressione e di critica al potere) anche a casa nostra.

Oggi nei TG non sentirete parlare di John O'Neill, Richard Clarke, dell'Alec Station della Cia, del rapporto dove si parlava di una minaccia sui cieli dell'America, con aerei dirottati e fatti cadere sul suolo americano.

Non sentirete parlare di Abu Ghraib (se non in poche eccezioni come ieri su La Stampa), degli effetti collaterali della guerra. Dopo vent'anni è un po' poco.

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