In questo passaggio del libro "Il tesoriere" di Gianluca Calvosa c'è un faccia a faccia tra due uomini dello Stato: uno lavora per l'ufficio affari riservati del Viminale, il ministero dell'Interno italiano. Negli anni della guerra fredda i servizi segreti avevano schedato migliaia di italiani tra sindacalisti, simpatizzanti e politici di sinistra (e anche alcuni magistrati).
Dall'altra parte un agente della Cia, abituato a dare ordini anche in Italia. In mezzo lo stato italiano e la sua Costituzione calpestata, dove la sovranità non appartiene al popolo.
Messina sollevò il telefono dalla scrivania e lo girò verso Buonocore che lo guardò per qualche secondo negli occhi.
«Voi americani, sovietici, inglesi venite qui e pensate di poter fare il vostro comodo. Piazzate testate atomiche nei nostri aeroporti e muovete sottomarini nucleare lungo le nostre coste con l'incoscienza di bambini che giovano a rincorrersi sul bordo di un precipizio. Il concetto di sovranità vi è totalmente sconosciuto e l'idea che abbiamo una costituzione neppure vi sfiora la mente.»
«A dire il vero, siete voi che ci chiamate, secondo convenienza ovviamente. E' il papa che ha cominciato questo gioco, più di mille anni fa. E' stato lui a gettare nel cesso la sovranità di questo paese. E quanto alla costituzione, non mi pare che preveda la schedatura di tutti i cittadini per poterli ricattare quando serve. Quindi, risparmiami la morale e fa' quello che devi.»
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