23 settembre 2021

La campagna elettorale più strana del mondo

Tra cinghiali che scorrazzano per le strade, accuse reciproche dei candidati (pistola vs radical chic) e endorsement agli avversari, questa campagna elettorale per le amministrative conferma il livellamento verso il basso della politica e dei suoi rappresentanti.

Ma non è questa la cosa che più deve preoccupare (tipo il candidato di centro destra di Torino che di fatto ammette che voterebbe Sala), ma quello che in questa campagna elettorale è assente.

Per esempio a Milano siamo tutti green ma di qualità dell'aria non se ne parla, perché costringerebbe ad ammettere che in questi anni si è cementato e si continuerà ancora a cementare. Per esempio per il nuovo stadio che tutti vogliono.

Non si parla delle strutture sportive per studenti, ragazzi, anziani, pubbliche e aperte a tutti: come ha raccontato due settimane fa la trasmissione Presadiretta in Italia e non solo a Milano abbiamo poche strutture sportive e anche mal tenute.

Infine il tema della criminalità organizzata, le mafie: è di ieri l'allarme della DIA sul rischio che le mafie mettano le mani sui soldi del PNRR. A parole siamo tutti contro la mafia, come anche siamo tutti antifascisti (beh, non tutti i candidati riescono a dirla questa parole), ma di fatto a livello locale e a livello nazionale la parola mafia è sparita dall'agenda politica.

Penso che la pervasività delle mafie nel tessuto imprenditoriale, nel mondo dei professionisti, il suo potere di ricatto e influenza sulla politica siano più pericolosi dei cinghiali che scorrazzano per le città.

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