08 novembre 2021

Anteprima inchieste di Report – il report dell'Oms, il grande riciclatore e i campioni dello sport

Chissà se anche la puntata di questa sera susciterà le stesse reazioni censorie (oltre che le giuste critiche come ogni servizio giornalistico) come quella della scorsa settimana sulla terza dose?

Gli argomenti, almeno sulla carta, riguardano temi molto tabù: il report dei ricercatori veneziani dell'Oms ritirato perché critico contro l'azione del governo italiano (e i rapporti opachi tra l'organizzazione e le istituzioni italiane).

Il sistema di riciclaggio dei soldi della ndrangheta (eh, ma vuoi mettere i furbetti del reddito di cittadinanza?), la nuova cupola mafiosa in cui fanno parte anche massoni e politici e infine le tasse che i campioni dello sport dovrebbero pagare.

I giochi politici attorno alla pandemia

Oramai, a parte Report, Presadiretta e la procura di Bergamo, chi altri si ricorda di quel piano pandemico che l'Italia, mentendo all'Europa, non ha aggiornato per anni e che nemmeno ha usato ad inizio pandemia, lo scorso anno?

E chi ancora a voglia di aprire il capitolo dei rapporti opachi tra le istituzioni italiane e Oms, un organo di garanzia sovranazionale che non dovrebbe fare favori a nessuno?

Eppure fare luce su quei primi mesi della pandemia in Italia consentirebbe di chiarire le responsabilità (a meno di non voler far passare l'idea che sia stato solo un caso) ed evitare altre morti al prossimo giro. I virus non aspettano altro.

Il servizio di Cataldo Ciccolella e Giulio Valesini riparte da qui: il piano pandemico, il rapporto dei ricercatori di Venezia ritirato perché avrebbe creato imbarazzo al governo italiano, le telefonate e i messaggi tra Ranieri Guerra ed esponenti delle istituzioni italiane.

Aggiungendo altri tasselli: come la telefonata, ai primi di marzo, prima che il governo Conte decidesse di mettere in lockdown il paese, tra regione Lombardia e Oms, tra i presenti Luigi Caiazzo braccio destro dell'assessore al welfare Gallera e Hans Kluge, capo dell'Oms in Europa.

In questa telefonata la regione cercava una pezza politica dall'Oms invocando un loro intervento per far chiudere la regione, non avendo messo in piedi nessuna misura restrittiva chiedeva all'organizzazione, “anche loro avevano bisogno di una foglia di fico”, citando l'espressione usata da Ranieri Guerra.

Anche Massimo Zambon, il “pesce piccolo” come si definisce nel suo libro, ha assistito a questa telefonata: “il dottor Caiazzo chiese aiuto ad Hans Kluge dicendo che la situazione in Lombardia era critica, c'erano delle proiezioni che dicevano che se la situazione fosse andata avanti in quel modo, al 26 marzo ci sarebbero stati 20mila casi, con 2000 pazienti in terapia intensiva, per cui loro non avevano alcuna capacità in TI. Il dottor Caiazzo fece una richiesta molto esplicita a Kluge chiedendo supporto a chiudere la regione Lombardia.”

Caiazzo chiede a Kluge, agenzia tecnica, di parlare col governo per chiudere i confini e adottare misure restrittive sul modello di quanto si stava facendo in Cina.

Duemila persone in terapia intensiva era l'elaborazione che già il 4 marzo era stata fatta da Stefano Merler, autore degli scenari per il piano segreto del governo e da Danilo Cereda in regione Lombardia: una catastrofe annunciata, per giorni dopo questi scenari non sono stati presi provvedimenti né in regione né dal governo.

Dallo scambio di mail tra OMS e regione emerge che la preoccupazione dell'organizzazione era non turbare l'armonia col governo più che tutelare la salute dei cittadini lombardi.

Zambon aggiunge che anche il ministro Speranza, ad inizio marzo, chiede supporto politico a Kluge, per le sue scelte. Come mai questo doppio atteggiamento con regione e governo?



“I panni sporchi si lavano in casa” - il monito del responsabile della compliance dell'OMS Andreas Mlitzke durante una riunione interna: ma poi questi panni vanno lavati, per evitare zone grigie ed accuse: perché le denunce interne fatte da personale OMS, come quella di Zambon (o come altre su casi di violenza in Congo durante la crisi dell'Ebola), non hanno fino ad oggi portato ad indagini degli organismi di vigilanza interni.

Sul Fatto Quotidiano è un'uscita una anteprima del servizio:

Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella di Report tornano anche sul piano pandemico mai aggiornato dal 2006 e sul rapporto dell’Oms che definiva “caotica” e “improvvisata” la risposta italiana alla prima ondata, pubblicato e ritirato in poche ore il 14 maggio 2020. Alcune chat tra il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e il ministro Roberto Speranza portano a ipotizzare un ruolo di quest’ultimo nella mancata ripubblicazione. “Con Kluge sarò durissimo”, annunciava Speranza, indispettito perché il governo non era stato informato della pubblicazione, riferendosi al direttore europeo dell’Oms, il tedesco Hans Kluge. E poco dopo: “Mi ha chiamato Kluge. Si è scusato. Ha confermato che lo ha ritirato e che si propone di discuterlo con noi”.

La scheda del servizio: La resa dei conti di Cataldo Ciccolella, Giulio Valesini con la collaborazione di Eleonora Zocca e Norma Ferrara

Report torna sull'inchiesta che ha fatto il giro del mondo: la soppressione del dossier sulla gestione della pandemia in Italia, frutto del lavoro dei ricercatori Oms della sede di Venezia. Il rapporto denunciava l'esistenza in Italia di un piano pandemico vecchio, datato 2006, e mai aggiornato, ma denunciava anche le bugie della Cina sui primi contagi e gli errori della stessa Organizzazione mondiale della sanità. Per questo andava riscritto o fatto morire. Attraverso materiali inediti Report può rivelare tutta la catena di eventi che ha portato a silenziare il lavoro di Francesco Zambon, responsabile del dossier ritirato e mai più ripubblicato. Più che motivazioni scientifiche si è trattato di un vero intrigo internazionale. Inoltre sarà trasmesso un video esclusivo in cui un funzionario di primo livello dell'organizzazione di Ginevra dice che se ci sono problemi non bisogna andare a parlare coi giornalisti, perché i panni sporchi si lavano in casa. Infine, mentre i pm di Bergamo indagano anche sulla mancata applicazione del piano pandemico, gli inviati di Report sono andati a curiosare dietro le quinte della Commissione d'inchiesta parlamentare che dovrebbe indagare sul Covid-19. E hanno scoperto insospettabili accordi tra destra e sinistra per limitare l'ambito di indagine.

I soldi e il potere delle (nuove) mafie

Un uomo solo avrebbe riciclato 500 miliardi per la mafia, camorra e ndrangheta: Giorgio Mottola ha incontrato quest'uomo, Roberto Recordare, nel suo studio, dove il giudice Gratteri viene raffigurato in un quadro con le corna, perché emblema di una magistratura mafiosa.

Secondo gli investigatori questa persona avrebbe messo in piedi uno schema di riciclaggio per conto delle mafie, italiane o anche straniere: ma potrebbero anche essere soldi di provenienza diversa, di altre mafie o di altri, “perché sono calabrese sono ndranghetista?” prova a difendersi Recordare, “se faccio un reato, voglio farlo a nome mio.”

Recordare è un riciclatore autonomo, dunque, proprietario di titoli come quello da 36 miliardi di dollari, certificato da una banca danese e che fanno riferimento ad un fondo negli Emirati Arabi.

Di chi sono questi soldi? “Se sono illeciti, andate a prenderli” è la risposta dell'imprenditore.

Ma in questa storia si incontrano personaggi morti e poi resuscitati, come il signor Dimitri V., titolare di un fondo da 1 miliardo di dollari con sede a Cipro: miracolo? No, la foto di questa persona sul passaporto ricorda quella di Roberto Recordare, un imprenditore italiano al centro del servizio di Mottola.

Nonostante questo Dimitri V. sia morto da 30 anni l'agenzia delle entrate gli assegna nel 2017 un codice fiscale con cui delega al signor Recordare la gestione del suo fondo da 1 miliardo.

Nell'intervista, il signor Recordare nega inizialmente di aver mai conosciuto questo Dimitri, per poi cambiare versione e spiegare che sì, quello sulla foto del passaporto è lui, ma è tutto regolare, perché “la stessa persona può avere in giro nel mondo identità diverse.”

Il servizio di Mottola racconterà di come la ndrangheta abbia cambiato pelle, una prima volta, a seguito di un incontro su una montagna in Aspromonte, Montalto, nel 1969, raccontato a Report da uno dei presenti. Si tratta dell'avvicinamento di esponenti della ndrangheta, mediato dal boss Paolo Di Stefano con persone “che non appartengono a noi”, personaggi politici che “possono portare armi, possono portare soldi, possono portare pratica, insegnamento per fare le cose migliori di come le abbiamo fatte fino ad oggi. Dalla boscaglia arrivano questo gruppo di uomini, Stefano delle Chiaie, Pier Luigi Concutelli e Valerio Borghese.”

Erano i principali esponenti dell'estrema destra in quel momento, Delle Chiaie il fondatore di Avanguardia Nazionale, nata come scissione dall'MSI, Concutelli era tra i dirigenti di Ordine Nuovo, altro gruppo nato dal Movimento Sociale, condannato all'ergastolo per l'omicidio del giudice Occorsio (nel 1976) e Junio Valerio Borghese, ex gerarca e fondatore del Fronte Nazionale.

L'incontro tra questi due mondi fu determinante per l'organizzazione dei moti di Reggio Calabria, nel 1970 – racconta Vincenzo Vinciguerra, esponente di Ordine Nuovo: “mobilitare le piazze era qualcosa che poteva fare la ndrangheta, non Avanguardia Nazionale, c'era un accordo operativo tra ndrangheta e A.N. che risale all'autunno del 1969, ancora prima di Piazza Fontana.”

Nel summit di Montalto la ndrangheta non stringe un accordo organico solo con l'estrema destra, come emerso nelle indagini sul Golpe Borghese c'è un terzo protagonista che ha avuto un ruolo importante di regia dell'operazione, la Loggia Propaganda 2 di Licio Gelli.

La scheda del servizio: Il grande schema di Giorgio Mottola con la collaborazione di Norma Ferrara e Alessia Marzi

Dove finiscono i soldi delle mafie? Report ha provato a cercare una risposta entrando nella storia di un imprenditore calabrese che potrebbe aver riciclato circa 500 miliardi di dollari per conto di 'ndrangheta, Cosa nostra e del clan dei Casalesi. Potrebbe essere lo schema di riciclaggio più imponente della storia italiana. Secondo gli investigatori, l'imprenditore aveva creato una rete che andava da Cipro alla Malaysia, passando per Tagikistan, Pakistan, Dubai e Afghanistan. Sul suo computer le forze dell'ordine hanno trovato decine di passaporti falsi e documenti che attestavano la gestione diretta di investimenti finanziari per quasi 40 miliardi di euro. In esclusiva Report è riuscito a intervistare il presunto riciclatore, che ha spiegato i meccanismi della finanza internazionale con cui è possibile movimentare somme di denaro colossali. Si va dai templari ai broker internazionali, con sullo sfondo i rapporti con gli esponenti dell'ala finanziaria di alcuni tra i clan di mafia più potenti in Italia. L'imprenditore è stato intercettato e pedinato per quasi un anno e le sue operazioni finanziarie restituiscono un racconto completamente inedito di come le mafie riciclano i soldi, degli uomini che li fanno circolare, di chi li incassa e di chi finisce, senza saperlo, per usare gli stessi canali dei clan per muovere il proprio denaro. Una storia in grado di ridisegnare lo schema del riciclaggio dei soldi che partono dal nostro paese e fanno il giro del mondo.

Le tasse dei campioni

Come e dove pagano le tasse i campioni dello sport italiano?

Il servizio Giulia Presutti spiegherà come non sempre i campioni italiani siano anche campioni nel fisco: Matteo Berrettini ha costituito una società nel Principato di Monaco che incassa al posto suo i proventi dell'attività tennistica, ACEMAT SARL, una sorta di interposizione tra il tennista e chi lo paga, una tecnica usata per sfruttare i diversi criteri di tassazione del reddito di impresa, rispetto alla tassazione del reddito della persona.

Queste società, chiamate star company, dovrebbero pagare le tasse nei paesi in cui la star incassa il compenso ma in realtà servono anche ad alleggerire la scure fiscale sugli sportivi perché ovunque la SARL ha aliquote più basse della persona fisica.

Il docente di antiriciclaggio Ranieri Razzante aggiunge che “il compenso grosso da un torneo viene tassato di meno se lo fattura la società, perché in genere l'aliquota è più bassa, effettivamente va a pagare di meno perché si scarica più costi. Perché io sportivo da solo mi posso scaricare solo la mia tuta, una spesa irrisoria rispetto al mio guadagno, la società si scarica la sede, la luce, il gas, il telefono ..”.

Dove sta il vantaggio?

I soldi del torneo vengono in parte girati alla società, come compenso per gli amministratori (ovvero la star stessa, come Berrettini), con cui poi ci si scarica i costi e così dal punto di vista fiscale il ricavo risultante è inferiore, così da far figurare lo sportivo “più povero”.

In Austria ad ottobre si sono disputati gli Open dove Berrettini era testa di serie: il torneo e gli allenamenti sono blindati poiché il manager ha vietato l'intervista a Report, perfino i suoi autisti sono stati “brieffati” per non dare informazioni alla giornalista.

Nella sede della società di Berrettini non c'è un ufficio preposto a curarne gli interessi, anzi nel palazzo di lusso in centro a Monaco sono presenti in un solo piano decine di società analoghe.

Qui, racconta una segretaria, le star dello sport non hanno mai messo piede, le persone vengono a prendere la posta e via

La scheda del servizio: Controlli al campione di Giulia Presutti

Tra gli atleti italiani, molti hanno scelto di non vivere più in patria. Il Principato di Monaco e la Svizzera sono le mete preferite per chi sposta la residenza fiscale. Si tratta in genere di tennisti, come i numeri 9 e 7 mondiali Jannik Sinner e Matteo Berrettini, e di piloti di Formula 1 e Moto GP. Girano il mondo tutto l'anno per competizioni e tornei, perciò la normativa internazionale impone loro di pagare le tasse in tutti i paesi nei quali competono e producono reddito. In Italia è chi eroga il compenso, l'organizzatore del torneo o la casa automobilistica, a trattenere le imposte dovute al fisco. Ma è sempre così? Alcune scuderie di Formula 1 hanno deciso di utilizzare società estere per fare i contratti ai piloti. Con qualche vantaggio fiscale...

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.


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