17 novembre 2021

I reati dimenticati

In Italia si verificano 4 ecoreati ogni ora: lo racconta il rapporto di Legambiente annuale, si tratta di rifiuti gettati lungo le stradi di campagna, di discariche illegali, di maltrattamenti agli animali.

Nel 2020, anno nero segnato dalla pandemia Covid-19, l’Ecomafia non conosce lockdown e pause, né risparmia l’ambiente. A fotografare la situazione è il nuovo rapporto Ecomafia 2021, realizzato da Legambiente con il sostegno di COBAT E NOVAMONT e edito da Edizioni Ambiente. In Italia nel 2020 sono 34.867 i reati ambientali accertati (+0,6% rispetto al 2019), alla media di oltre 95 reati al giorno, 4 ogni ora. Aumentano le persone denunciate: 33.620 (+12% rispetto al 2019), le ordinanze di custodia cautelare eseguite 329 (+14,2%), i sequestri effettuati 11.427 (+25,4%), ma cala il numero complessivo dei controlli passati da 1.694.093 del 2019 a 1.415.907 del 2020, con una flessione del 17% rispetto al 2019. Sempre alta l’incidenza dei reati ambientali accertati nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (ossia Sicilia, Campania, Puglia e Calabria), esattamente 16.262, il 46,6% del totale nazionale, con 134 arresti, nel 2019 erano stati “soltanto” 86. Il mercato illegale è di 10,4 miliardi di euro (- 0,9% sul 2019). Crescono gli investimenti a rischio: 11,2 miliardi di euro (+2,6 sul 2019). Nella classifica regionale, Campania, Sicilia, Puglia sono le regioni più colpite da illeciti ambientali. Al quarto posto quest’anno sale il Lazio con 3.082 reati, con un incremento del 14,5% sul 2019, superando così la Calabria. La Lombardia resta la regione con il maggior numeri di arresti.  Preoccupante anche il numero dei comuni commissariati per ecomafia sino a oggi, ben 32, dei quali 11 sono stati sciolti nei primi nove mesi del 2021.

Le mafie sono diventate eco, si sono ammodernate, sono entrate dentro le filiere green per prendersi appalti (e fondi pubblici) per il fotovoltaico, per la produzione di energia green.

Un'azienda nel pavese, per esempio, anziché bruciare biomasse nei suoi impianti bruciava di tutto, inquinando l'aria circostante, godendo anche di incentivi pubblici (vogliamo chiamarli i furbetti delle ecomafie?).

La Lombardia è la terza regione in Italia per incendi negli impianti di rifiuti: sono incendi dolori legati sempre a discariche illegali incendiate giusto nell'imminenza di un controllo, per far sparire i loro traffici. Spiccano due province in Lombardia, Bergamo e Brescia, come se il motore della locomotiva d'Italia vada di pari passo con questo genere di reati.

Legambiente propone al governo di togliere gli ecoreati dalla tagliola dell'improcedibilità della riforma Cartabia, potenziare i controlli delle strutture regionali di controllo, come Arpa Lombardia.

Si parla di ecomafie e di reati ambientali solo dopo i blitz delle forze dell'ordine, solo dopo gli incendi di discariche improvvisate dentro capannoni abbandonati, scheletri di un passato industriale (come a Varedo alla ex Snia).

Come poco si parla anche della strage sul lavoro, un morto ogni due giorni nei cantieri, nei poli della logistica, schiacciati dalle prese (vi ricordate ancora delle lacrime di coccodrillo per Luana?). 

Tutto questo per evidenziare ancora una volta la distanza tra il racconto del paese che arriva dai TG e quello che vediamo tutti i giorni: i giochi di potere per il Quirinale, l'allarme per salvare il Natale (ovvero lo shopping), la discesa in campo di Fedez, i furbetti del reddito di cittadinanza ..

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