Marta la trovano sotto il lavandino, incastrata tra il tubo di scarico e i detersivi. Il carabiniere allunga la mano libera, nell’altra ha la pistola, e la tocca, ma lei tiene lo sguardo fisso davanti a sé, il bordo della mascherina sull’orlo delle palpebre immobili.
Sfrega i polpastrelli sui capelli corti, avanti e indietro, destra e sinistra, alternate.
Anche il secondo carabiniere ha una pistola, ma nell'altra mano tiene un cellulare, lo schiaccia contro l'orecchio, come se volesse piantarcelo dentro.
- No, no .. è una ragazza, bassettina, maglietta, calzoni e zoccoli, tutti bianchi …
L'Iguana
è scappata, il mostro che si impossessava delle identità altrui,
cambiando pelle come il rettile, è fuggito dalla casa famiglia dove
era in cura.
Alessio Crotti, questo il suo nome, era stato catturato dopo una lunga indagine condotta dall'ispettrice Grazia Negro, dell'unità crimini violenti della Polizia di Stato.
Per catturarlo Grazia aveva ricorso all'aiuto di un ragazzo cieco, Simone, che passava il suo tempo libero, chiuso in casa, ascoltando la canzone di Chet Baker Almost Blue e ascoltando, rubandole nell'etere, le voci degli altri. Sui cellulari, nelle BBC, nelle frequenze della polizia.
Ogni voce, nella testa di Simone, aveva un colore diverso, non potendo paragonarla ad alcuna immagine: quella di grazia era blu, quella dell'Iguana era verde. Un verde malato.
E ora, dopo la sua fuga, dopo tutti questi anni, sono tutti in pericolo, Grazia, Simone e tutti quanti l'Iguana si troverà sulla sua strada, come i due responsabili della casa famiglia, massacrati dentro la vasca da bagno, nella casa vicina alla rocca di Imola.
Sono nella vasca da bagno. Lei sopra e lui sotto, una gamba che sporge dal bordo di ceramica, la scarpa mezza sfilata sul calzino. Il sangue, tanto, è tutto dentro la vasca.
Ma cosa è successo nel frattempo a Grazia e Simone?
Ritroviamo Grazia, inaspettatamente, in sala parto, dove ha appena messo al mondo due bambine, dopo un intervento che “finalmente” l'ha liberata di quel peso.
Grazia pensa: finalmente. Non ha sentito nulla, soltanto un pizzico in fondo alla schiena quando le hanno fatto l’epidurale [..]
Cosí, quando l’infermiera si è avvicinata con la prima bambina e gliel’ha messa accanto, quasi guancia contro guancia, è quello che ha pensato: finalmente.
Non sono le figlie di Simone: quella storia, tra la sbirra capace di catturare i mostri (un intero zoo, l'Iguana, il pitbull, il lupo mannaro..) e il non vedente capace di “vedere” il mondo attraverso gli altri sensi, alla fine si era spenta.
Si era presa un periodo di aspettativa, dalla polizia, dai suoi mostri, per avere un bambino, quello che non era riuscito ad avere con Simone.
Simone, invece, si era isolato sempre più, da solo nella sua mansarda, aveva deciso di non passare più le giornate ad usare l'udito, il senso che porta più lontano la mente nello spazio, come la vista.
Si era ridotto ad usare il tatto, usando quelle sue mani, che non erano mani allenate all'attività fisica e che ora utilizza per sollevare pesi.
Da piú di un anno sollevo pesi. Immerso in un silenzio totale vinco la forza di gravità con quella dei muscoli.
Sollevare pesi, in modo sistematico, seguendo una sua tabella, portare il manubrio su e giù. Per dimenticare Grazia, quella sua voce blu. Isolandosi col suo corpo:
Ho sostituito l’udito, che per me è il senso più lungo, senza limiti, con quello più corto. Il tatto. Niente va oltre la mia pelle.
Ma ora c'è un mostro che forse li sta braccando, anzi, che forse è già andato a trovare Simone nella sua casa. Non l'ha visto, l'Iguana, Simone, perché non può vedere lui. Lo ha sentito, ha sentito un rumore che non dove esserci in quella casa dove vive solo. E ha sentito anche qualcosa d'altro: la paura.
Paura di qualcuno che incontriamo, tra un capitolo e l'altro e che si presenta al lettore: un topo di nome Andrea. Forse l'identità nuova che si è conquistata l'iguana dopo la fuga da quella casa, a cui era arrivato dalla struttura sanitaria, l'Opg da cui era stato trasferito perché non aveva causato più problemi.
Ma ora quelle due morti: così la polizia, il vecchio capo di Grazia, il vice questore Carlisi, decide di prenderla e di portarla in una casa protetta, assieme alle due bambine.
E anche assieme a Simone, dopo tutti questi anni.
E' una fuga strana, quella di Alessio Crotti: ha fatto tutto da solo oppure qualcuno da fuori l'ha aiutato? Ma chi incontrava in quella casa? E chi poteva avere interesse a far scappare un “matto” come l'Iguana, forse un altro matto?
Di questo ne è convinta la collega dello UAVC, la dottoressa Anna Maria Cescòn, che si rivolge a Grazia per catturare Crotti in una indagine complicata perché, come in tanti casi, polizia e carabinieri poco inclini a collaborare. E perché l'unica testimone del massacro, Marta una infermiera che veniva a lavorare in quella casa, non riesce a fornire indicazioni utili. Alessio era nervoso? Vedeva qualcuno? Come era negli ultimi giorni?
Allora Marta appoggiò le mani sulle ginocchia, si sporse in avanti e cominciò a cantare. Piano, con una vocina spinta in alto e arrotolata sulla lingua
Oku o tsuretette hita mi kondeshimau mae ni. La bambina smise di piangere..
Ma c'è qualcun altro che ha visto qualcosa, attorno a quella casa sulla rocca di Imola: è un tassista bolognese, Roberto “Bologna 5”, che una sera carica al centro di Bologna, anzi nella piazza più bella di Bologna, una persona che assomiglia a Ray Cooper, il batterista di Elton John.
La rosa purpurea del taxi. https://t.co/sBzwOmqFbH
— Einaudi editore (@Einaudieditore) November 22, 2021
Un incontro che registra con un video, uno di quelli che poi mette anche su Twitter. O forse no, perché questa volta è successo qualcosa di strano.
– Questa sera ho visto il Diavolo. Tocca di nuovo il pallino rosso e ferma la registrazione.
Chi
è questo diavolo dagli occhi bianchi - così lo descrive Roberto, il
tassista? E' lui che ha aiutato l'Iguana a fuggire? Come in Almost
Blue, il mostro arriverà a toccare da vicino Grazia e le sue bambine
e anche Simone, perché gli investigatori si sono lasciati portar via
dalle apparenze, consentendo ad una persona malata d'amore, di fare
loro del male.
Solo Simone, proprio perché cieco e dunque capace di “ascoltare” gli altri sensi, non si lascerà ingannare.
Carlo Lucarelli ha lasciato, qua e là nel romanzo, tanti indizi, che messi in fila l'uno con l'altro, danno la chiave giusta per decodificare l'enigma. Quella canzone strana, le cui parole ritornano più volte, i ricordi di quel suono, che ritornano anche loro nella mente di Simone “come quando ti accorgi che qualcuno sta parlando da un po’ ma non hai capito cos’ha detto perché non stavi ascoltando. Da qualche parte, perso nella memoria, ho il ricordo di un suono, sempre piú lontano e indistinto”.
Ma Lucarelli è stato abile anche nell'affidare il racconto non solo alla vista, ma con anche gli altri sensi, come fossimo ciechi anche noi, come Simone. Racconto che spesso si racchiude in capitolo di poche parole, sufficienti a catturare un'istante, un'emozione
Sono piú grande, ora, e adesso so come devo fare. So cosa fare. Ho avuto un’idea.
Devo fare una confessione: per me Almost Blue è stato il primo amore, il primo libro che ho letto di Carlo Lucarelli e ho preso in mano questo volume con qualche perplessità, mi sarebbe piaciuto come il primo?
Ma, non credo di rivelare nulla al lettore, questo non è il sequel di Almost Blue, persino Bologna è meno inquietante (e quanto sia bella ce lo racconta Roberto, che sui social potete trovare qui @robertoredsox): da lì, da Almost Blue si parte, molti personaggi arrivano da quella caccia all'uomo, il mostro che si nutriva delle identità degli altri. Per la difficoltà ad accettare la propria.
Ma state tranquilli, in questo romanzo c'è tanto altro. Anzi, è meglio che non stiate tranquilli, perché nessuno ora, dopo la fuga dell'iguana, è al sicuro.
La scheda sul sito di Einaudi
Nessun commento:
Posta un commento