15 novembre 2021

Nel tempo sbagliato, di Bruno Morchio

 

FUGHE E TRASLOCHI

Sarebbe stato facile raccontare alla polizia che Carlo Pizarro mi aveva cercato per ritrovare sua moglie. In fondo era la verità, o quantomeno la ragione che in quel pigro lunedì mattina di maggio del 1994, infestato dai cattivi pensieri e da una macaia da tagliare col coltello, lo aveva portato nel mio ufficio di piazza De Marini senza nemmeno darsi la briga di prendere un appuntamento.

Per quelli come me, che stanno iniziando adesso (con colpevole ritardo) a leggere i romanzi di Bruno Morchio col suo investigatore Bacci Pagano, può non essere facile seguire il filo della storia di questo personaggio: se il penultimo romanzo era ambientato in pieno lockdown ("Voci nel silenzio"), nel pieno della prima ondata, dentro una indagine che lo aveva portato a ritornare su una vecchia indagine del fine millennio passato.

Anche questo romanzo è un salto indietro nel suo passato, ci troviamo nel 1994 in un momento di passaggio della sua vita (appena separato dalla moglie) e in un momento di passaggio anche per la Storia con la s maiuscola, nel paese per l'arrivo del nuovo miracolo economico a seguito della discesa in campo dell'imprenditore prestato alla politica e mai più restituito. E per i cambiamenti nel mondo, l'arrivo della globalizzazione, un pezzo alla volta, con la fine dell'era industriale a Genova e anche nel paese, sostituite dal nulla, se non da una nuova economia basata sulla speculazione, sul denaro che genera denaro, sulle posizioni di rendita.

Una mattina, nel mezzo del trasloco della sua casa e del suo ufficio da piazza De Marini, dove era cresciuto sin da piccolo, si presenta il signor Carlo Pizarro per denunciare la scomparsa della moglie.

Pizarro è l'emblema di questa nuova Italia che è affacciata sulla scena imprenditoriale, un poco alla volta, puntando sulla finanza, sui giochi in borsa, uno che “aveva accumulato una cospicua fortuna giocando in borsa e la esibiva come una maschera posticcia,” per darsi l'impressione di essere uno di quegli industriali che avevano fatto fortuna nell'Italia del boom degli anni cinquanta.

Gli anni dell'emigrazione di massa, del cemento che conquistava pezzi di campagna, dell'inquinamento delle acque e dei terreni, di quell'effimera ricchezza che, gocciolando dall'altro, dalla tavola dei grandi industriali, arrivava anche sulle tavole delle famiglie della classe operaia che coi soldi dello stipendio fisso potevano comprarsi il frigo e perfino la 500.

Dopo una gita in barca ad Arenzano nel week end, la domenica mattina si era svegliato e la moglie, Myra, era sparita portandosi via le sue robe in un borsone. Un allontanamento volontario, parrebbe, e allora perché quella denuncia?

Perché Mira, nella vita precedente, lavorava in un locale notturno, il Gardenia, dove, assieme a tante altre ragazze dell'est, serviva ai tavoli mostrando in costumi succinti la sua bellezza.

Perché Myra era una bellissima ragazza nata in Ucraina (con una somiglianza con la cantante francese Sylvie Vartan), unica figlia di una famiglia borghese che l'aveva aiutata a lasciar il suo paese per trovare un futuro migliore nel belpaese: forse – spiega il marito, che l'aveva conosciuta proprio in quel locale – è stata “risucchiata” da quel mondo, lasciando intende un mondo di malaffare, di sfruttamento, dove le ragazze sono considerate carne da macello (senza rendersi conto che quella carne viene esibita proprio per persone come lui).

«Temo che abbia sbagliato persona: io sono un investigatore privato, non un patriota.»

«Dovremmo sentirci tutti patrioti, non crede?» «Fortunato il paese che non ha bisogno di patrioti.»

Dopo un'iniziale scetticismo, Bacci Pagano accetta il caso e inizia la sua indagine andando ad ascoltare le persone che erano state accanto alla moglie nella sua vita passata, e nella vita presente, da Moglie, dove Myra era riuscita a laurearsi e a conquistarsi un suo posto come ricercatrice all'università di Genova.

I night club sono locali carichi di misteri, primo fra tutti quale sia la ragione che li rende così allettanti agli occhi dei loro clienti.

Il gestore del locale lo rimanda ad un'amica di Myra, Paula Pataki, con cui Myra aveva convissuto in quel periodo, in via Merano, “là dove un tempo erano allineati i grandi stabilimenti dell’Ansaldo” oggi smobilitati come ferite aperte che ancora sanguinano: come Myra, anche Paula è una di quelle bellezze che colpiscono, di una bellezza indossata con disinvoltura però, senza preoccuparsi troppo dell'effetto che facevano sul prossimo.

Myra, quando condividevano lo stesso tetto, si preoccupava solo di studiare, per la laurea in lettere, perfino la domenica. Nessun altro pensiero, nessuno svago: dopo il matrimonio i loro rapporto si erano piano piano diradati, anche perché il marito sembrava non apprezzare quell'amicizia.

«Forse… era geloso di quello che era lei.»

«Non capisco.»

«Myra era bella, era intelligente e sapeva quello che voleva. Io credo che Carlo pativa sua forza.»

C'è un altro ragazzo con cui Myra era entrata in confidenza, in quella fase della sua vita: si tratta di un artista di strada, incontrato quando dormiva in un ostello.

Grazie all'aiuto di Gegè, un informatore della rete dei carruggi, Bacci Pagano riesce a mettersi sulle sue tracce.

Ancora una volta emerge un quadro di una ragazza bella, incantevole “era impossibile non amarla”: ma a fianco alla bellezza una forte determinazione nel voler raggiungere i suoi obiettivi, appassionata alla ricerca, allo studio, alla conoscenza.

Lo stesso ritratto che ne fa il “mentore” all'università, il professor Umberto Cevasco della facoltà di lettere (che le aveva fatto ottenere un dottorato), altro luogo pieno di ricordi per l'investigatore, dove era iniziata la sua passione politica

Ma tutto era iniziato lì, alla facoltà di lettere, dove la passione politica che mi avevano trasmesso mio padre e mio nonno, entrambi ex partigiani comunisti, mi aveva portato a scontrarmi con acrobati e sofisti della rivoluzione:

Chi è Myra Rostova? Un pezzo alla volta, nella testa di Bacci Pagano si forma un'immagine di una donna indipendente, che attraversava le relazioni gettandosi dentro ma senza lasciarsi intrappolare, di cui in tanti si erano innamorati e a cui Mira aveva anche corrisposto, in modo sincero, prima di abbandonarli, per raggiungere quel suo obiettivo legato al mondo della ricerca, come il padre.

Non era una ragazza chiusa, anche dal punto di vista sessuale: non a caso aveva basato la sua tesi di laurea sugli epigrammi erotici del poeta latino Marziale.

Perché una donna così dovrebbe scappare dal marito, da questa sua vita, apparentemente senza problemi o pericoli?

Sarà Mara, la dottoressa Mara Sabelli, psicoanalista, la sua “fidanzata” non ancora convivente, a fargli vedere quel dettaglio che consentirà a Bacci Pagano di inquadrare nel modo giusto tutta la storia, facendogli comprendere la sua difficoltà nel riconoscere i sentimenti, intrappolato nei suoi ricordi come “la zanzara nella goccia d’ambra”.

L'indagine su Myra fa da spunto ad una indagine, più personale, su un mondo in cambiamento: il mondo dei suoi ricordi che deve abbandonare, facendone una cernita nel doloroso momento del trasloco dalla casa dove era cresciuto, vicino al nonno materno Baciccia.

La trasformazione di un paese, dove l'industria lasciava il passo alla finanza e dove gli “arcigni” operai dovevano imparare al nuovo cambiamento togliendosi le tute blu e “cambiare casacca e mettersi la livrea dei camerieri e dei maître d’hotel, oppure fare come Pizarro e diventare colletti bianchi della finanza”.

Un cambiamento che Bacci Pagano non riesce ad accettare, nato in un'altra epoca, non riesce ad adattarsi a tutti i nuovi cambiamenti, compresi quelli sul volto delle città, trasformate in vetrine per vendere giocattoli, sempre lustre in nome del decoro urbano.

Perché Bacci Pagano è nato in un altro tempo, il “tempo sbagliato”, come anche il suo cliente, il signor Pizarro, cresciuto con l'ambizione di diventare anche lui uno degli industriali “patrioti” che hanno contribuito al boom, ma costretto a far soldi col mondo effimero della finanza.

Piano piano,

ma irresistibilmente

torno da te.

La mia vita

irresistibilmente

corre con te

Sylvie Vartan Irresistibilmente

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