01 novembre 2021

Anteprima Report – quanto dura il vaccino, i viaggi del senatore e la salute al femminile

Nonostante i vaccini, che hanno comunque rallentato decessi e la contagiosità del coronavirus, questo circola ancora: Report farà un'indagine sulla loro durata, considerando che la durata del Green pass è stata estesa a 12 mesi. Ma quanto durano veramente i vaccini e su che basi vengono prese queste decisioni?

La terza dose

Un anno fa, al crescere dei contagi tra settembre e ottobre, il governo decise di porre delle limitazioni alla circolazione delle persone, dividendo il paese in zone dal colore diverso a secondo della situazione epidemica.

Un anno dopo abbiamo i vaccini, la campagna vaccinale sta andando bene (nonostante i problemi con le prenotazioni, all'inizio, e nonostante il caso AstraZeneca).

E ora? Possiamo dirci tranquilli? Possiamo guardare fiduciosi al futuro, senza mascherine, green pass distanziamento, limitazioni alle nostre libertà? Sarà molto difficile, in base ai dati sulla situazione attuale, col virus dovremo convivere per ancora qualche anno.

Così mentre in Italia il governo ha di fatto imposto il green pass per obbligare le persone a vaccinarsi, estendendone la validità a 12 mesi dalla seconda dose, in Israele si parte già con la terza dose (ipotizzata al momento anche qui da noi).

Come mai questa differenza di comportamento? Questa estate Israele è stato colpito da una forte ondata di Covid nonostante la % della popolazione vaccinata fosse al 60%, pensavano di essere al sicuro e invece ad inizio luglio hanno assistito alla crescita dei contagi, fino ai 10mila casi al giorno, la maggior parte tra i già vaccinati. Sono cresciuti i ricoveri negli ospedali e anche sono cresciuti i posti occupati nelle terapie intensive.

Gli israeliani si sono interrogati sulle cause dell'emergenza e hanno individuato come causa il livello degli anticorpi che si era abbassato – lo spiega il direttore generale dell'ospedale di Tel Aviv Arnon Afek - “dobbiamo fare qualcosa e quello che si deve fare è prendere il booster, la terza vaccinazione.”

Questo nonostante non esistano evidenze sulla perdita di efficacia del vaccino: eppure in Israele l'ondata è andata in calo senza aver fatto alcun lockdown (il che non è proprio corretto avendo Israele messo in atto delle misure di contenimento a fine agosto per frenare i contagi).

Tanto è vero che sono ora pronti ad una quarta dose e anche ad una eventuale quinta e non è un problema perché, spiega il direttore, già ogni hanno si fanno le vaccinazioni contro l'influenza.

Anche in Israele ci sono state le manifestazioni contro il loro green pass, in piazze egemonizzate dalla sinistra contro la destra di governo del premier ortodosso che ha imposto il certificato verde per tutta la popolazione dal 1 ottobre. Senza certificato non si può andare al lavoro e per ottenerlo ci si deve vaccinare ogni sei mesi, questa è una forte differenza col nostro green pass: il governo ha deciso che la durata del vaccino è di sei mesi scaduti i quali servirà un richiamo altrimenti niente lavoro e niente vita sociale.

In Italia abbiamo puntato tutto sul green pass che è stato prorogato da 9 a 12 mesi: su che basi scientifiche?

“Abbiamo sentito dire da politici che col green pass si creano ambienti sicuri” commenta il professor Andrea Crisanti “ma non è assolutamente vero,hanno detto una serie di stupidaggini pazzesche perché guardando i dati di Israele, avrebbero dovuto stare zitti.”

L'estensione del green pass non si basa su alcuna base scientifica: “il vaccino sembra stia perdendo efficacia per quanto riguarda la capacità di bloccare la trasmissione.”

La scelta di prorogare il green pass è stata avallata dal CTS in una riunione del 27 agosto: Manuele Bonaccorsi ha intervistato una persona, che ha scelto di rimanere anonima, che era presente all'incontro: “il CTS riceve delle domande da parte del governo su cui si deve esprimere, in questo caso sul tavolo c'era una nota del capo di gabinetto del ministero della Salute che chiedeva di allungare la durata del green pass .. la richiesta era politica, il governo pone delle domande per capire se le sue scelte politiche sono compatibili con ciò che dice la scienza.”

Qual è stato il parere del CTS?

“Il CTS ha ritenuto all'unanimità che ci fossero le condizioni per estendere la durata della certificazione verde sino a 12 mesi.. ”

Anche se nessuno sa se il vaccino dura 9, 12 o anche sei mesi?

“Assolutamente, questa decisione non è supportata da evidenze scientifiche, oggi nessuno sa se una persona è effettivamente protetta e per quanto tempo.”

La richiesta del ministro della salute nasce da una esigenza pratica, se non ci fosse stato il prolungamento, tra ottobre e novembre sarebbe scaduto il green pass di 3 milioni di italiani, che si sarebbero trovati senza certificato e anche senza la possibilità di rinnovarlo, il caos.

L'ospedale milanese Niguarda aveva deciso di monitorare l'andamento degli anticorpi nella popolazione ospedaliera: lo studio è stato realizzato dal professor Scaglione – direttore di microbiologia - nel suo laboratorio, uno dei più avanzati nel paese, dove tutto è automatizzato e dove si riescono a fare anche 5mila test sierologici al giorno. Dall'analisi del Niguarda emerge che dopo sei messi gli anticorpi sviluppati dal vaccino si dimezzano. Gli studi proseguiranno nei prossimi mesi per capire se il livello degli anticorpi scende sotto il livello di guardia. Il problema è che questo è l'unico studio fatto in Italia di questo tipo, il professor Scaglione non lavora per fornire dati al ministero, è uno studio autofinanziato dall'ospedale ma fatto in autonomia.



“I dati scientifici per il 90% derivano dalla buona volontà di qualche ricercatore che si mette a farli, non c'è la ricerca di Stato” è l'amara conclusione del professore.

Eppure l'istituto superiore di Sanità aveva annunciato uno studio simile lo scorso dicembre, uno studio che avrebbe potuto chiarire o meno la necessità di una terza dose: siccome ora siamo nel momento in cui dobbiamo decidere se fare o meno la terza dose, a che punto è lo studio?

Silvio Brusaferro, del CTS, ammette che i primi risultati di questo studio arriveranno prossimamente, senza specificare una data: “quando usciremo le daremo tutti i dettagli” è la risposta, molto poco da scienziato a mio avviso, data al giornalista.

Manuele Bonaccorsi ha intervistato Peter Doshi – professore all'università del Maryland, uno dei massimi esperti di trial clinici – sul vaccino Pfizer: questo è stato testato nei trial su 40mila persone, ma dopo che il vaccino è stato autorizzato, queste persone sono uscite dal programma per i test, finché a marzo di quest'anno ne rimaneva solo il 7%. Il trial di Pfizer sarebbe dovuto durare fino al 2022, come da richiesta delle agenzie regolatorie mondiali invece, appena è partita la campagna vaccinale, i trial sono stati di fatto fermati.

“I dati dei trial sono più precisi di quelli del mondo reale perché sono verificati da un gruppo di controllo, confrontando chi prende il vaccino con chi prende il placebo” spiega Doshi, “fermando i trial è veramente difficile comprendere l'efficacia a lungo termine.”

Pfizer ha avuto l'autorizzazione al vaccino, con dati sulla sua efficacia al 95%, ma validi solo su due mesi, poiché i trial si erano conclusi nell'autunno scorso. Ad aprile 2021 la casa farmaceutica conferma l'efficacia al 95% per i casi gravi, ma fino a sei mesi e da questo momento Pfizer smette di consegnare dati nuovi. Così quando FDA approva il vaccino lo fa sui dati di aprile, nonostante siano passati dieci mesi dalle prime somministrazioni e nulla viene detto sulla perdita di efficacia del vaccino nel tempo.

L'approvazione di agosto (per la terza dose) è stata fatta su dati vecchi, dunque, quando negli Stati Uniti la variante delta non era ancora arrivata: si tratta di una contraddizione, racconta il professor Doshi, si autorizza il vaccino (con efficacia al 95%) su dati vecchi e poi dopo pochi giorni si parla di una terza dose come se il vaccino avesse perso efficacia.

Ma a marzo i dirigenti della casa farmaceutica raccontavano altro ai loro investitori: Frank D'Amelio, vice presidente, spiegava come “fattori come l'efficacia o la terza dose diventeranno molto importanti e rappresentano una grossa opportunità per il nostro vaccini in termini di richiesta e di prezzo. Davvero, crediamo che per noi sia una grande opportunità.”

Sapevano dunque di una perdita di efficacia nel tempo questi manager, con la mente pronta al business della terza dose?

“Per loro è un business, quello che non capisco e perché le agenzie regolatorie glielo lascino fare” - è la conclusione di Doshi.

Pfizer nei primi sei mesi dell'anno ha incassato 14 miliardi di dollari dal vaccino, Moderna 6 miliardi, il 70% di queste entrate finisce in profitti.

Su quest'ultimo punto Manuele Bonaccorsi ha sentito anche il giornalista Fabio Pavesi: “ci aspettiamo che la terza dose replichi quanto accaduto, dunque potremmo anche raddoppiare questi ricavi che tendono ad allungare la vita utile del prodotto e potremmo ritrovarci nel futuro ad avere una vaccinazione come per l'influenza, annuale e questo consentirà alle case di avere una striscia continuativa di questa mole enorme di profitti.”

Pfizer vende in media 16-17 dollari – prosegue il giornalista, con una grande variabilità tra paesi ricchi e all'organizzazione no profit Covax. Di fatto conviene vendere la terza dose ai paesi ricchi, dove può ottenere profitti maggiori, alla faccia delle tante belle parole sentite ieri dai grandi della terra al G20 di Roma.

La scheda del servizio: Non c'è due senza tre di Manuele Bonaccorsi, Lorenzo Vendemiale, immagini di Carlos Dias e Tommaso Javidi, montaggio di Maurizio Alfonso e Marcelo Lippi

Ancora non abbiamo finito di vaccinare tutta la popolazione e già si parla di una possibile terza dose. In Italia per il momento la stiamo somministrando alle categorie fragili e agli over 60, ma i contagi tornano a salire e l’ipotesi di un nuovo richiamo per tutti diventa sempre più probabile. Ma quanto dura davvero la protezione dei vaccini anti-Covid, e cosa sappiamo sull’utilità e la sicurezza del cosiddetto booster? Report vi porterà negli Stati Uniti, dove con interviste esclusive ai commissari dell’Fda, la prestigiosa agenzia regolatoria americana, vi racconteremo tutti gli interessi economici e le pressioni politiche che ci sono dietro una decisione che dovrebbe essere solo scientifica. Siamo stati anche in Israele, che invece sostiene che la protezione del siero Pfizer è svanita e per questo ha già immunizzato di nuovo quasi tutta la popolazione. Il mondo intero è a un bivio da cui dipende la nostra vita nel prossimo futuro. Compreso il futuro del tanto discusso green pass, che il governo ha deciso di estendere fino a 12 mesi. Spiegheremo su quali dati è stata presa questa decisione e se, alla luce delle ultime evidenze scientifiche, la certificazione verde crea davvero degli ambienti sicuri, e per quanto tempo. A capirlo ci avrebbe dovuto aiutare uno “studio fantasma” promesso dalle autorità italiane, di cui però si sono perse le tracce.

Il senatore con licenzia di volare

Mentre in aula al Senato il DDL Zan veniva affossato, con tanto di ola da parte di quelli che dovrebbero essere i nostri rappresentanti, il segretario di Italia Viva Renzi era in Arabia Saudita, in uno dei suoi impegni oltre confine, in quanto membro del board di un fondo di quella monarchia (qui in articolo di Lorenzo Giarelli ).

L'ex presidente del Consiglio che ama ricordarsi per la legge sulle unioni civili lavora, oltre che per lo stato italiano, per una monarchia poco incline a rispettare i diritti delle minoranze, i diritti delle donne e per questo è tra i senatori più assenteisti.

Ma, come racconterà Report, oltre all'Arabia sono frequenti anche i suoi viaggi negli Emirati Arabi Uniti, uno di questi il marzo scorso (assieme al suo amico imprenditore Marco Carrai) e scoperto dai giornalisti de La Stampa dove si parla di un soggiorno in un hotel da 1500 euro a notte.

Cosa ci è andato a fare? Renzi ha annunciato un'azione civile contro i giornalisti, perché sostiene che sia stato scritto il falso.

La sua attività all'estero – si è giustificato Renzi – è privata e rispetta tutti i requisiti di legge, le forme di trasparenza previste dalla legge e non è in contrasto con l'attività parlamentare [assenze e parte]: “questa mia attività è assolutamente lecita e legittima”.

In Italia parlare delle attività di Renzi in Arabia è quasi tabù mentre all'estero questi rapporti hanno suscitato grande interesse, anche per la definizione di nuovo rinascimento che Renzi stesso ha dato della politica del principe Bin Salman: certo rispetto a quella che era la situazione anni fa, ora le donne possono guidare – la risposta del senatore ad una giornalista su questo argomento.

Ma in Arabia sta veramente avvenendo una vera e libera emancipazione femminile: Danilo Procaccianti ha intervistato Lina Alhathloul la sorella di Loujain, attivista araba accusata di aver contattato Amnesty International e Human Rights Watch per una campagna a tutela delle donne in Arabia e sulla base di queste accuse è stata condannata come terrorista dal tribunale del terrorismo.

In prigione, racconta la sorella, ha subito torture attraverso l'uso di scariche elettriche, è stata frustata, picchiata, molestata sessualmente e tutto per mano di alti funzionari, compreso il braccio destro del principe ereditario.

Ora Lina non ha più paura perché non ha altra scelta se non denunciare, perché questo regime andrà avanti con la violenza finché la comunità internazionale non si renderà conto che in Arabia non sono dei riformatori, “dobbiamo essere rumorosi ed esporci.”



Renzi ha stabilito buone relazioni anche in Quatar sin da quando era presidente del Consiglio, quando seguì il salvataggio di Alitalia col passaggio a Etihad e poi con quello di Meridiana e Renzi tirò fuori la soluzione di Qatar-Airways, che secondo Renzi fu così salvata.

Ma l'avventura di Meridiana col Qatar è durata meno di due anni, nonostante le tante belle promesse su salvataggio di posti di lavoro (“duemila posti di lavoro salvati”..) con tanto di auto elogio e storiella delle ali prese da un comandante (che poi era invece un assistente di volo).

Quelle ali gliele avevo date come gadget perché non avevo altro, spiega l'assistente a Report: Renzi mi aveva detto che me le avrebbe ridate quando la compagnia si sarebbe ripresa, invece le cose sono andate diversamente.

Meridiana è oggi in liquidazione mentre Alitalia è diventata ITA, con meno personale e meno voli. E ambizioni minori: il progetto con Qatar airways prevedeva investimenti dagli arabi in Meridiana per 10 milioni, assunzione di nuovi dipendenti, acquisto di nuovi aeroplani.

La scheda del servizio: Renzi d'Arabia di Danilo Procaccianti con la collaborazione di Eleonora Zocca, immagini di Cristiano Forti, montaggio e grafica di Monica Cesarani

Mentre al Senato non passa il ddl Zan, il senatore Matteo Renzi si trova a Riyadh, in Arabia Saudita. Sta per salire sul palco del Future Investment Initiative, organizzazione nella quale è membro del comitato esecutivo e che è direttamente riconducibile al principe saudita Mohammed Bin Salman. Nel corso della prossima puntata, Report tornerà sui viaggi del leader di Italia Viva nei paesi del Golfo e sulle cariche che ricopre in alcuni consigli di amministrazione esteri. Andranno in onda delle parti inedite di una lunga intervista che Danilo Procaccianti ha tenuto con il senatore lo scorso maggio.

Le cure al femminile

In America di chiama sindrome del bikini, ovvero il fatto che la scienza medica ha messo sotto attenzione per quanto riguarda le donne, solo quanto il bikini copre – lo racconta Giovanella Baggio, cardiologa e presidente del centro studi nazionale su Salute e medicina di genere nell'intervista ad Antonella Cignarale: mammelle, utero, ovaie e questo è stato studiato in medicina e questa è stata considerata la grande differenza tra uomini e donne, ma in realtà tutti gli organi sono differenti tra uomini e donne.

Sebbene le donne siano grandi consumatrici di medicinali, molti di questi sono stati testati prevalentemente su un campione maschile di 70kg e fa una bella differenza: “può succedere che mi va in iperdosaggio se il farmaco è assunto da una donna che pesa meno” racconta Flavia Franconi farmacologa dell'osservatorio medicina di genere.

E, aggiunge la dottoressa Antonella Viola, le reazioni che sono più frequenti nel sesso femminile dipendono dal fatto che le donne hanno una biologia diversa ma anche dal fatto che le donne non sono incluse o studiate in maniera adeguata durante la sperimentazione dei farmaci.

Il controllo dei farmaci avviene durante la sperimentazione farmacologica ma è qui che il sesso femminile è sotto rappresentato, la fase pre clinica viene condotta su animali maschi e anche nelle fasi successive il numero delle donne testate è spesso inferiore a quello degli uomini: i principali motivi sono la variabilità ormonale, la fasi del ciclo e il rischio gravidanza.

Se si fa una ricerca di genere si spende di più, per tener conto di queste variabili, non solo, la ricerca di genere è più lunga quindi questo non incentiva né le industria farmaceutica né quella dei device e nemmeno ricercatori.

Basterebbe bilanciare nei test donne e uomini e separare i risultati degli studi per i due sessi: l'associazione Women Brain Project ha condotto un'analisi sugli studi su farmaci sperimentati per l'Alzhaimer per scoprire che solo 7 studi su 56 hanno riportato i dati separando quelli dellle donne da quelli degli uomini.

“E' una presa in giro” dice la dottoressa Baggio, come anche il fatto che da dieci anni parliamo di differenza di genere.

La scheda del servizio: Curami di Antonella Cignarale, Immagini di Alfredo Farina, Davide Fonda, Fabio Martinelli, ricerca immagini di Paola Gottardi

Nello studiare la salute della donna, per anni, si è posta l’attenzione soprattutto sui suoi organi sessuali e riproduttivi. Le malattie, i sintomi, le cure sono state studiate prevalentemente sull’organismo maschile, traslando i risultati delle ricerche sulla donna, come se non ci fossero differenze. Per esempio, i sintomi di alcune malattie nella donna sono diversi da quelli nell’uomo e per questo non sempre riconosciuti: può accadere così che ad alcune donne colpite da Alzheimer sia diagnosticata la depressione o che altre colpite da infarto al miocardio finiscano ricoverate nei reparti di psichiatria. Simili errori si trascinano anche nello sviluppo di nuove terapie, quando i dati delle sperimentazioni farmacologiche effettuate su uomini e donne non sono analizzati separatamente. Nell'era della medicina di precisione è accettabile dal punto di vista etico, scientifico ed economico non considerare l’influenza delle differenze di genere?

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