18 novembre 2021

Una crepa nel muro di Paolo Moretti

 


Berlino 1961

A Wilhelm Wolf non dispiacevano i piccoli vizi che il suo ruolo ricoperto nel Ministero per la Sicurezza dello Stato riusciva a soddisfare.

Il suo ufficio nel quartier generale della Stasi a NormannenStrasse era avvolto in una densa coltre di fumo. Sigarette americane che riusciva a procurarsi con grande facilità.

E che trovava infinitamente migliori delle Belomorkanal senza filtro, che andavano per la maggior parte tra i suoi colleghi.

Un ufficiale della Stasi (la polizia segreta della DDR) che deve dare la caccia ai “traditori”, i berlinesi che aiutano le persone ad attraversare il muro per scappare verso l'occidente.

Una giovane ragazza di origini tedesche, studentessa di psicologia, che si innamora di un ragazzo più grande. Ma tutti i sogni si spengono all'alba.

Un delitto, in una città del nord Italia, non importa sapere quale: un assassino è venuto da lontano per uccidere un ex cittadino tedesco, un signore anziano che da anni viveva in Italia.

Ad indagare sul delitto un ispettore di polizia di quelli capaci di seguire tutte le piste, di non accontentarsi delle risposte facili, che non si fanno scoraggiare dai buchi nell'acqua. Un poliziotto caparbio e tenace.

Sono questi i protagonisti di questo giallo scritto nel 2017 dal giornalista de La Provincia di Como, Paolo Moretti: l'avevo incontrato alcuni anni fa alla rassegna La Passione per il delitto ad Erba, dove presentava proprio questo romanzo.

Aveva raccontato, nella presentazione, che la scintilla per il libro era nata con la visita al museo del Muro di Berlino, leggendo le storie delle persone che scappavano: “poteva essere uno spunto interessante per una storia da scrivere”.

Colpevolmente era rimasto lì sul ripiano della libreria in attesa del suo momento che, finalmente, è arrivato: è uno di quei gialli in cui tutto si intreccia, la storia del presente (il delitto del cittadino tedesco, le indagini dell'ispettore Pagni, la vita di Rachel), col passato anzi, con la storia con la S maiuscola.

Perché Paolo alterna, dosando la narrazione degli eventi con cura, la storia nel presente, con gli anni cupi della costruzione del muro di Berlino, dall'agosto del 1961, con l'inizio dell'operazione “Rosa”. Questo era il nome con cui i vertici della Repubblica Democratica Tedesca aveva chiamato l'operazione, negata fino al momento prima, di costruire un muro per bloccare i continui movimenti di persone verso Berlino ovest, in cerca della libertà.

La costruzione del muro, separò per anni famiglie, troncò relazioni, stroncò vite umane: quelle dei ragazzi, dei vecchi, delle persone che, facendosi aiutare da novelli Caronti al contrario, li aiutavano ad attraversare il muro, passando dall'inferno alla vita civile, libera.

Ma, per arrivare alla libertà, bisognava sfuggire ai controlli della polizia segreta, la Stasi, guidata da personaggi sadici come Wolf, che godevano dell'enorme potere concesso dal regime: il potere di privare le persone dei loro diritti, costringendole nelle celle “sottomarino” prive di finestre e al buio, torturandole fisicamente e psicologicamente.

In quegli anni, in tanti riuscirono a fuggire verso la libertà. Ma altri no: come quei ragazzi che in una sera del 1962, finirono in una imboscata della polizia, perché qualcuno li aveva traditi. Qualcuno che era finito nelle grinfie di Wolf e che, dopo giorni al buio in quelle celle, aveva fatto i nomi dei “caronti”.

Cosa c'entra questa storia con quella del presente?

Rachel, la giovane ragazza che seguiamo al tempo presente, è figlia di quegli eventi, anzi nipote: la nonna era stata arrestata proprio durante quella retata del 1962, dove era morto il suo compagno, Sebastian, il nonno di Rachel. Un dramma che aveva segnato le vite della nonna di Rachel ma non solo...

Ma torniamo al tempo presente: chi aveva interesse ad uccidere quel signore tedesco, che in paese frequentava poche persone? Come mai l'assassino ha rubato il computer portandoselo via? Cosa c'era dentro di così importante?

Le indagini, che inizialmente sembrano arenarsi, prendono una svolta con una scoperta quasi sconvolgente dentro la casa del morto.

Ma, ancora una volta, bisogna stare attenti a fidarsi delle soluzioni facili, quelle che ti vengono presentate su un piatto d'argento. I colpi di scena non finiscono mai in questo giallo dove, si scoprirà alla fine, tutto è intrecciato.

Quello che mi è piaciuto di più di questo romanzo è stato ripercorrere i mesi della costruzione del muro, con la sensazione di angoscia dei berlinesi che, di punto in pianto, si vedevano chiusi dentro una prigione a cielo aperto.

Il romanzo racconta, in presa diretta, anche i giorni attorno alla caduta del muro, in quel novembre del 1989 quando, in una conferenza stampa, il portavoce del governoSchabowski annunciò che da quel giorno non servivano più visti per uscire dal territorio di Berlino est.

La fine di un incubo, il crollo di un regime che si reggeva solo sulla paura, sul terrore, sulla repressione.

Le scene del crollo del muro, sicuramente almeno una volta nella vita, le abbiamo viste tutti.

Era bastata una piccola crepa, la cancellazione dei visti, per far crollare tutto.
Buona lettura!

La scheda del libro sul sito di GoWare

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