(legge il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso)
Ho bisogno che la lotta alla mafia sia posta tra le priorità nel programma di qualsiasi partito e che le leggi per contrastarla ricevano voto unanime.
Ho bisogno che imprenditoria, burocrazia, politica, rappresentanti delle istituzioni e delle professioni, insomma l’area grigia contigua alla mafia, non intrecci relazioni con essa, formando cricche e reti criminali per gestire i loro lucrosi, comuni affari.
Ho bisogno che ai giovani delle forze dell’ordine, agli operatori di giustizia, ai magistrati, che tanti successi hanno conseguito con dedizione, con sacrifici, con rischio della vita, non manchino risorse, tecnologie, incentivi economici, ma anche autovetture, carburante, carta, etc..
Ho bisogno che nel reato di scambio elettorale politico mafioso oltre al danaro sia compresa qualsiasi utilità in cambio della promessa di voto.
Ho bisogno di conoscere tutti i segreti della mafia, i suoi progetti criminali, le sue strutture, i suoi traffici, le sue relazioni esterne attraverso pentiti e testimoni di giustizia, che vanno incentivati, e attraverso le intercettazioni, che, nel rispetto della privacy, del segreto investigativo e senza imporre bavagli all’informazione, non vanno limitate.
Ho bisogno che i beni sequestrati e confiscati ai mafiosi siano al più presto destinati all’utilità dei cittadini.
Ho bisogno, per evitare che i boss mafiosi continuino a comandare dal carcere, che il regime del 41 bis sia applicato in strutture adeguate e in maniera efficace.
Ho bisogno che siano rapidamente sciolte le amministrazioni locali ed allontanati i funzionari infedeli, quando si pongono al servizio degli interessi e dei privilegi dei mafiosi.
Ho bisogno che all’estero, dove l’Italia è apprezzata per la strategia e gli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata, non ci siano Stati-rifugio per i tesori della mafia, della corruzione, dell’evasione fiscale.
Ho bisogno di una legge sull’autoriciclaggio, per indagare, cosa attualmente non consentita, su chi commette un reato e poi ne occulta i profitti.
Ho bisogno di politiche di sviluppo che diminuiscano gli squilibri tra Nord e Sud, che non trattino il Sud come un vuoto a perdere, di quelli che…tanto si arrangiano, tanto si ammazzano tra di loro.
Non ho bisogno per combattere la mafia dell’annunciata riforma della giustizia, almeno di quella che propone la separazione delle carriere, un Consiglio Superiore della magistratura solo per il pubblico ministero, l’appellabilità delle sentenze solo da parte del condannato, leggi ad personam, termini iugulatori per le varie fasi processuali che portano all’impunità degli imputati.
Ho bisogno, invece, di una riforma della giustizia che tenda a ridurre drasticamente il numero degli uffici giudiziari, a rendere più agile e veloce il processo penale, a rivedere il sistema delle impugnazioni, ad eliminare quelle garanzie soltanto formali, che consentono strategie dilatorie, funzionali a scarcerazioni o prescrizioni.
Ho bisogno di stare attento a coloro che più che riformare la giustizia e curarne i mali secolari vogliono riformare i magistrati, delegittimarli, intimidirli, renderli inoffensivi, considerarli un cancro da estirpare.
Ho bisogno di quei magistrati, antropologicamente diversi, che riconoscono nei principi costituzionali, dell’obbligatorietà dell’azione penale, della dipendenza della polizia giudiziaria dal pubblico ministero e dell’autonomia e indipendenza della magistratura, un patrimonio insostituibile di democrazia, da difendere, anche da parte di tutti i cittadini, non come un privilegio di casta, odioso, come tutti i privilegi, ma come principi funzionali alla domanda di giustizia che alta si leva dalla società;
di quei magistrati, che pur non essendo stati eletti dal popolo, si distinguono per il rigore etico, per la strenua ed inflessibile difesa della cosa pubblica, delle istituzioni e della società;
di quei magistrati, matti o utopisti, che ancora credono che in Italia si possa riuscire a processare, oltre ai mafiosi ed ai mandanti delle stragi, anche la mafia dei colletti bianchi, gli infiltrati nelle istituzioni, i corruttori di giudici, di pubblici funzionari e di politici, coloro che creano all’estero società fittizie per riciclare denaro sporco;
di quei magistrati che, come me, dinanzi alle bare rivestite del tricolore, dei berretti degli agenti di scorta e delle toghe dei magistrati Falcone e Borsellino, giurarono che la loro morte non sarebbe stata vana e che per questa Italia unita, al Nord come al Sud, sono pronti a dare la vita.
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