17 dicembre 2010

Annozero vai avanti tu



Una premessa: fare violenza nelle piazze, prendere a bastonate una persona, aggredire un finanziare, un poliziotto o un carabiniere, assaltare le banche, sfondare vetrine è sempre un reato. Non esistono motivazioni che possano giustificare tali atti.
La violenza, non è mai una risposta o una soluzione.
Nemmeno se la violenza è l'ultimo strumento cui pensi di poter ricorrere, dopo mesi di proteste rimaste inascoltate: proteste contro i tagli all'istruzione e all'università. Proteste contro uno stato che gestisce un deroga alle leggi la gestione dei rifiuti sulla tua terra. Stato che non vuole vedere le malattie, le puzze, i tumori.
Proteste da parte di chi non ha lavoro e non vede un futuro. Per se e per il paese.
Compito della politica deve essere quello di dare risposte, accogliere e ascoltare le persone: non chiudersi a riccio, autoincensarsi, e denigrare chi protesta.
Manganello contro gli aquilani, contro le persone di Terzigno, contro gli studenti.

Ma è altrettanto vero che gli studenti presenti ieri sera ad Annozero hanno perso un'importante occasione per distacccarsi da chi ha fatto violenza. Si può cercare di comprendere i motivi della rabbia, ma il poliziotto (o il finanziere che ha tenuto stretta in pugno la pistola senza fare fuoco, il carabiniere) non avevano colpe politiche da espiare.
Erano lì, per fare il loro lavoro. Troppo comodo, pensare di andare in piazza e sfasciare tutto. Troppo facile. Le immagini raccontate da Ruotolo degli scontri di Roma del 14 dicembre, non trovano giustificazioni.

Non trova giustificazione nemmeno l'atteggiamento del ministro della Repubblica Ignazio La Russa: difensore dei poliziotti, ma che non è riuscito a difenderli dai tagli, dalla mancanza di mezzi e fondi.
La reazione nervosa nei confronti dello studente della Sapienza, quando questi raccontava di come la sera, dopo la giornata di fuoco e fiamme, c'era più gente alle riunioni, è altrettanto poco condivisibile.
"Voi siete vigliacchi" - rivolto agli studenti - "stai zitto tu, fai apologia di reato".
Se c'è un modo per aumentare il divario tra paese e politica, per gettare benzina sul fuoco, è proprio questo. Specie se poi si aggiunge, quasi con fare nostalgico "è colpa nostra.. noi abbiamo abituato la polizia ad avere paura".
Ecco, con le loro parole, poco sagge, gli studenti han dato modo ai politici in studio, di far la parte dello statista. E le leggi anticostituzionali? E i condannati in parlamento? E Mangano eroe? E le offese alla bandiera da parte di forze governative?

Ma non ci si può fermare qui. Ieri sera si è parlato del voto di fiducia, del futuro del governo Berlusconi bis.
A parole sono tutti d'accordo, sia Casini che La Russa: con pochi voti di maggioranza non si può governare.
Ma da una parte si pensa ad un governo tecnico (come in Germania), dall'altra si cerca di consolidare i numeri, magari spingendo gli indecisi e i delusi ad entrare nella maggioranza.
Tutti parlano del bene del paese.
Mi chiedo cosa ne pensi il paese di loro.

Di Pietro, dal canto suo, dopo aver ammesso le sue colpe nei confronti di Razzi e Scilipoti, rispondeva che per il bene del paese sarebbe bene mettere fine all'agonia del governo.
Cosa vuole fare Bersani (svoltare a destra?), cosa vuole fare Vendola? Perchè il centrosinistra non si coalizza contro il gruppo di centro e contro la coalizione di governo?
Abbiamo capito cosa scriverà il leader dell'Idv nella sua lettera a Babbo Natale.

Io il linciaggio, l'aggressione, il massacro non l'ho visto. Forse Dina Lauricella poteva risparmiarsi la domanda alla madre, ma qui si confonde il diritto di cronaca con altro.
Il servizio non è stata un'opera mistificatoria: nelle democrazia dovrebbe funzionare così. Un politico non deve avere zone d'ombra. Non c'è nulla di penale, ma parlare delle case pignorate, degli immobili in proprietà comune con una famiglia di ndranghetisti e la relazione del prefetto, non è un atto di aggressione. Si chiama informazione.

Segnalazioni:


1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao, purtroppo ieri seram ad annozero gli studenti hanno perso un occasione, si sono limitati a ripetere come oche delle parole che in quel contesto non avevano senso, bastava dire si o no se erano a favore o contro la violenza.
sarà mica perché, come tanti anni fa ci si riempe la testa di slogan, si mandano a memoria cose, non si è capaci di fare un discorso terra terra, ti chiedono se questo è rosso o nero, non
andare a fare la storia dei colori, comunque è una cosa già vista nel 68, si parla e si parla e non si sa cosa si dice, certo che l'università sta sfornando delle belle teste...
questa è la mia idea
saluti mario, continua così