14 dicembre 2010

Lucarelli racconta - La trattativa

Leonardo Sciascia, parlando dell'estensione del potere mafioso in Italia, aveva usato la metafora della linea della palma, che ogni anno risaliva la penisola.
Nell'introduzione della puntata , Lucarelli ha chiesto allo scrittore siciliano Andrea Camilleri a che punto è, oggi, la linea della palma? Le ultime notizie la danno a Milano, ma tiene ben salde le radici al sud.
La mafia non è solo una limitazione delle libertà personali, è anche una limitazione dello sviluppo economico.
Per liberarsi della mafia, continua Camilleri, serve liberarsi della mentalità per cui per ottenere i tuoi diritti devi chiedere il favore al potente, all'amico, al politico. Perchè questa, è una mentalità mafiosa.

E sulla trattativa stato e mafia? La vecchia mafia trattava con lo stato, non metteva le bombe. Se c'è stata una trattativa bisogna vedere chi si è seduto, sia nello stato che nella mafia, al tavolo e quali erano i termini della trattativa.

Ecco, la trattativa.
Una ipotesi investigativa che lega assieme mafia, politica ed economia: una ipotesi portata avanti anche grazie alle rivelazioni di pentiti come Spatuzza o Massimo Ciancimino. Rivelazioni da vagliare, ma che permettono di mettere assieme tanti fatti poco chiari della storia del nostro paese e della mafia, dando a questi una nuova luce.
Forse la mafia non è solo quella organizzazione criminale stragista, in competizione con lo stato, ma una organizzazione che si è prestata a fare servizi, lavori sporchi per conto dello stato, per conto di una entità superiore dentro lo stato.
Ma questa, è solo una ipotesi.

Per raccontare questa storia, Lucarelli ha messo assieme i fatti.
L'attentato all'Addaura del 1989 contro il magistrato Giovanni Falcone: l'anno delle lettere del corvo, della delegittimazione, della mancata nomina a capo del pool.
Sulla spiaggia, una testimone dice di aver visto, assieme ai signori in giacca e cravatta, un uomo con la faccia da mostro. Attentato che avrebbe visto presenti le due facce dello stato, secondo le nuove indagini. i Servizi deviati, accanto alla mafia, e i servizi "buoni", forse gli stessi agenti Agostino e Piazza.

1990. La morte dei poliziotti Nino Agostino e Emanuele Piazza. Al funerale del primo, è presente lo stesso Falcone che confessa di dovere la vita a questo poliziotto. Perchè?

1992: Roma, ristorante a Prati. Un gruppo di fuoco della mafia, a capo del killer Spatuzza, attende l'arrivo di Falcone. Ma sbagliano ristorante, e poi qualcuno dalla Sicilia fa sapere loro che si è deciso diversamente. Falcone verrà fatto fuori sull'isola, con un attentato che si farà sentire. L'attentatuni. Cosa ci fa un pezzo di carta con un messaggio su un cellulare guasto, e l'indicazione della società dei servizi Gus, ritrovata sul luogo dell'esplosione? Che numero è stato chiamato, in quella cella, verso gli Stati Uniti?

1992, 17 luglio. Dopo 57 giorni, un altra bomba, contro un altro magistrato: Paolo Borsellino. Come mai questa fretta, che costringe lo stato a reagire? Che fine ha fatto l'agenda rossa dove il giudice annotava i suoi pensieri da Capaci?
Come cambiano gli scenari dopo le dichiarazioni di Spatuzza, che smentisce Scarantino e tira in ballo i fratelli Graviano ("ci hanno messo il paese in mano ..")? Come mai il gruppo di indagine Falcone Borsellino ha seguito la pista Scarantino?

Facce dal passato.
Come quella di Don Vito Ciancimino, uomo che teneva i rapporti tra potere politico e potere mafioso, badante e controllore di quei corleonesi che negli anni 70 avevano iniziato la scalata alle famiglie mafiose di Palermo.
Come quella del signor Franco, uomo dei servizi, che il figlio di Don Vito, Massimo, ha visto assieme al padre.
Come quella del signor Lo Verde, ingegnere: in realtà un amico di infanzia di Don Vito. Bernardo Provenzano, braccio destro di Totò Riina.
Don Vito che, lo racconta il figlio, avrebbe investito 4 miliardi anche in Milano 2, dopo le garanzie dei costruttori Mimmo Teresi e del palermitano Marcello Dell'Utri. Don Vito che sarebbe stato investito direttamente da qualcuno a Roma, come controllore dei corleonesi, dopo la strage di viale Lazio. Don Vito che viene contattatato dagli ufficiali del Ros, per mettere fine alle stragi del 1992.

"Questa non è più mafia, è terrorismo" diceva Don Vito. E faceva intendere che se si voleva interrompere le stragi, si doveva parlare con Provenzano, e non con Riina.
C'è stata una trattativa tra stato e mafia? Trattativa di cui Borsellino poteva essere a conoscenza e per cui potrebbe essere stato eliminato. Trattativa che ha avuto un cambio di strategia, prima le bombe contro lo stato, poi contro il patrimonio dello stato.
Trattativa in cui sono cambiati gli interlocutori da una parte (lo stato) e dall'altra (la mafia), alla ricerca di un nuovo equilibrio.

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