Da qualche parte, ai tropici, vive una mosca che imita le vespe. Ha quattro ali come tutte quelle della sua specie, ma le tiene una sull’altra, così sembrano due. Ha l’addome a strisce gialle e nere, le antenne e gli occhi sporgenti e ha anche un pungiglione finto. Non fa niente, è buona. Ma, vestita come una vespa, gli uccelli, le lucertole, persino gli uomini la temono. Può entrare tranquilla nei vespai, uno dei luoghi più pericolosi e vigilati del mondo, e nessuno la riconosce.
Avevo sbagliato tutto.
Ecco cosa dovevo fare.
Imitare i più pericolosi.
Mi sono messo le stesse cose che si mettevano gli altri. Le scarpe da ginnastica Adidas, i jeans con i buchi, la felpa nera con il cappuccio. Mi sono tolto la riga e mi sono fatto crescere i capelli. Volevo anche l’orecchino ma mia madre me lo ha proibito. In cambio, per Natale, mi hanno regalato il motorino. Quello più comune.
Camminavo come loro. A gambe larghe. Buttavo lo zaino a terra e lo prendevo a calci.
Li imitavo con discrezione. Da imitazione a caricatura è un attimo.
Durante le lezioni me ne stavo al banco facendo finta di ascoltare, ma in realtà pensavo alle cose mie, mi inventavo storie di fantascienza. Andavo pure a ginnastica, ridevo alle battute degli altri, facevo scherzi idioti alle ragazze. Un paio di volte ho anche risposto male ai professori. E ho consegnato il compito in classe in bianco.
Il destino a in serbo per Lorenzo un incontro inaspettato: l'incontro con la sorellastra, Olivia, che non vedeva da anni. Anche lei con problemi, diversi almeno all'apparenza, di dipendenza dalle droghe. Un incontro, che si trasforma in una coabitazione forzata per pochi giorni, destinano a cambiare le loro vite.
Un racconto breve, in cui si mette assieme il disagio nell'essere accettati, il branco, la difficoltà nel doversi sempre nascondere. Un racconto dove, ancora una volta, si affronta il passaggio verso la maturazione, in cui il bruco si lascia dietro le vecchie spoglie e liberarsi delle paure.
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