06 dicembre 2010

Report - La croce in rosso

Chi sta sparando sulla Croce Rossa? Ovvero, chi sta svalutando il patrimonio immobiliare hce in decenni è stato donato alla Croce Rossa italiana? Chi sta sperperando, o usando male, i soldi delle donazioni (per Haiti, per l'Abruzzo), i soldi che lo stato ogni anno elargisce a questo ente pubblico, con nomine politiche? Chi sta usando questa associazione che dovrebbe aiutare il prossimo, per fini personali, per tornaconti propri, per assunzioni clientelari alla vigila delle elezioni?

Fa male, vedere il servizio della giornalista di Report Sabrina Giannini, perché mostra ancora una volta i due volti del paese: la parte sana, associativa, dei volontari che impiegano parte del proprio tempo libero sulle ambulanze, per la raccolta di fondi e cibo. Le 150000 persone, divisi in comitati locali, che gratuitamente si mettono al servizio degli altri.
E dall'altra parte, i comitati provinciali, regionali e quello centrale in cui invece si assiste ad episodi di assenteismo, come a Bari, poca trasparenza (o assenza) nei bilanci. Il volontario incazzato, come il signor Scarlino da Livorno, e i commissari a Roma, con stipendi da 200000 euro, che hanno portato i conti dell'ente in rosso, hanno giocato con l'immagine della Croce Rossa per fini politici (ad Haiti, in Iraq, in Abruzzo), hanno assunto persone (nei settori amministrativi, nel settore militare) per non fare nulla. Per arrivare poi al caso ecclatante della Sicilia, col servizio di soccorso messo in piedi dal commissario D'Alcontres, per cui nelle ambulanze han messo macellai, artigiani .. persone assunte in questo carrozzone, la Sise, con l'aiuto dei presidenti di regione Cuffaro e Lombardo.

Fa male anche vedere come parte del lavoro di assistenza che lo stato non fa, come a Toano, un paese di un migliaio di persone, sulle colline emiliane, lo fanno i volontari: con impegno, con passione, con grandi sacrifici. Allo stato costerebbe circa 1 milione di euro, tra ambulanze, gestione delle chiamate e il resto.

Eppure, nonostante queste eccellenze, la Croce Rossa italiana è in rosso, non presenta un bilancio dal 2004 e il buco verrà pagato da noi. Di chi la colpa: ogni ex commissario scarica le colpe sui predecessori. Dalla Garavaglia, a Scelli, a Barra. Ognuno di loro ha invece delle colpe: quantomeno il non aver controllato abbastanza. E Scelli, che aveva trovato i conti in ordine, ha lasciato nel 2005 un buco di 60 milioni.

L'inchiesta ha mostrato casi di assenteismo, di stipendi gonfiati: i 170 milioni annui servono a pagare i 5000 dipendenti assunti, non i 150000 volontari che, come si è visto, si devono pure arrangiare per reperire mezzi, benzina, senza rimborsi.
Le due facce del paese.

Non è solo questo: da Roma accusano i comitati locali di mandare i conti non regolarmente. Peccato che sono solo i comitati provinciali e regionali a prendere uno stipendio: per gli altri, solo adempimenti burocratici. E' stato loro chiesto pure un contributo di solidarietà, che non ha fatto certo piacere ai volontari: con quei soldi si sono sistemate situazione di buco come a Bari.

Al comitato di Bari anziché lavorare, la gente andava al bar: dopo l'indagine degli investigatori, non sono stati sospesi (un dirigente è stato accompagnato alla pensione, altri sono stati solo allontanati). Chi doveva vigilare non ha vigilato: oltre al danno del mancato lavoro, ci sono stati altri danni materiali: la pasta lasciata scadere in un deposito, una tenda inutilizzata che doveva servire ai volontari (che non ci sono).

Forse, spiegava la giornalista, qui a Bari la priorità non è stata distribuire la pasta, ma posti di lavoro. Altra stortura i militari nella croce rossa, che non provengono dalle caserme, ma sono addestrati per intervenire nelle emergenze.
Non dovrebbero esserci, ma la realtà è che sono stati richiamati e 370 di loro, pure assunti. E mai dismessi. Militari che ad Haiti, ad esempio, non ci sono andati.

La missione di Haiti.
Gli italiani hanno donato alla Croce Rossa 3 milioni di euro: come sono stati impiegati?
La situazione ad oggi è ancora bloccata, in attesa che qualcuno sblocchi gli appalti (pare che gratis non si faccia nulla).
La Croce Rossa italiana ha tirato su un campo base per tutta la federazione della Croce Rossa, con una mensa in cui si mangia la pasta, ma solo per gli operatori della CR. Non per gli haitiani.
Forse saremo rimborsati dalla federazione Svizzera, per questi pasti, o forse anche questo finirà nel dimenticatoio.
Il progetto di accoglienza per i bambini, è ancora in fase di progettazione, per problemi di autorizzazione sui terreni. Eppure Medici Senza Frontiere sta già costruendo un ospedale e ha moltiplicato i presidi.
Ad Haiti, con tanto di telecamere al seguito, è arrivata anche la portaerei Cavour: non riuscendo a sbarcare ad Haiti, ha attraccato nella Repubblica Dominicana.
I feriti sono stati portati sulla nave con elicotteri: in due mesi ci sono state 70 operazioni.
Il costo dell'operazione è stato di 200000 euro/giorno , cioè 15 milioni di euro.
Forse era meglio usare gli aerei cargo per portare lì direttamente gli aiuti.

Lo spiegava bene l'ex commissario Barra: la CR è governativa, dunque terreno per il clientelismo “tutto il potere [politico] ha usato la Croce Rossa, è un riverginimento per il potere”.
Governativo è il commissario, come Scelli (200000 euro anno), come Barra, come Rocca. E come i dirigenti regionali e provinciali.
E vai allora con gli spot, per far vedere come il governo del fare si da da fare.
Anche nelle missioni internazionali, accanto ai soldati, appare il simbolo della CR italiana: n Iraq abbiamo rischiato l'espulsione.
Dunque, è la politica che fa male all'immagine della CR, ai suoi conti e al suo patrimonio, talvolta abbandonato e mal gestito.

La giornalista ha anche raccontato del caso abruzzese, con l'episodio dei pacchi dell'azienda Giostyle, donati ai terremotati e finiti invece ai volontari. Episodio collegato alle segnalazioni su casi di malagestione dei fondi, da parte del maresciallo Lo Zito nei confronti di Maria Teresa Letta, sorella del sottosegretario.
Il maresciallo è stato trasferito e in una lettera, la stessa dirigente Letta parla dei conti da sistemare in Abruzzo.

Conti da sistemare anche in Sicilia, dove la CRI sarebbe stata usata come sede di collocamento dalla politica regionale: 3000 persone assunte, per la gestione del 118, in una società inventata per fare gli affari che la CR non poteva fare per statuto, la Sise.
Questo ha portato ad una spesa che è esplosa negli anni: dai 9 milioni l'anno del 2002, agli 87 milioni del 2009, solo per il personale. Perché i presidenti, ad ogni tornata elettorale, hanno fatto la loro campagna assunzioni per dipendenti e nelle ambulanze. Il risultato è stato un danno di immagine, un buco all'erario (che pagheremo noi), personale non qualificato per gestire le emergenze, personale assunto senza la necessità, che è stato pure stabilizzato.
Il responsabile della CR in Sicilia di quegli anni si chiama D'Alcontres, che dall'ultima busta paga ha percepito uno stipendio lordo di 528000 euro (260000 come commissario).

E chi doveva controllare, prima, come mai non è stato segnalato prima alla corte dei conti?

Una domanda Tremonti e ai fautori dei tagli indiscriminati: dopo il servizio di Report siete ancora dell'idea che sia proprio nella scuola e nell'università che si debba tagliare?
Non è forse vero il contrario, ovvero che ogni volta che la politica si impossessa di qualcosa, la sporca?

Qui potete trovare la risposta della Croce Rossa italiana a Report.
Qui invece il testo della puntata in pdf.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E ancora non si è parlato del "CASO FOGGIA": http://www.cri.it/forum/viewtopic.php?t=942
Sempre gestione del direttore regionale della Puglia con la complicità dei dipendenti e del presidente del comitato provinciale della Croce Rossa di Foggia!!!!!