Se un paese non è un grado di gestire il piccolo quotidiano, come può pensare di affrontare i grandi problemi di oggi e di domani? Il lavoro che non c'è, un futuro ai giovani e al paese, uscire dalla crisi?
Vedendo le scene della manifestazione di Roma del 14 dicembre da una parte e la risposta che non c'è stata da parte della politica, si comprende come si voglia arrivare ad un muro contro muro. Uno scontro che non aiuterà né il paese né gli studenti.
La politica dimostra ancor di più oggi che non è capace di mediare (con i movimenti universitari) né risolvere le questioni: pensa ad alleanze (ma non a programmi), parla con slogan (riformismo, liberismo), si preoccupa solo dei numeri in Parlamento e delle campagne acquisto. Cosa faremo alle prossime elezioni: saremo costretti a scegliere tra Fini e Berlusconi? E Fassino sindaco di Torino?
Né la rabbia delle persone in piazza, gli studenti, gli universitari, né la cecità e l'egoismo della classe dirigente servono. Si sente ripetere che non bisogna ripercorrere gli errori degli anni passati, quando si diceva “nè con lo stato né con le Br”.
Ma questi studenti non sono le Br. E lo Stato, a chi è in mano?
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