19 dicembre 2010

Un treno che corre lungo un binario morto

Sia che si metta a piovere, sia che scenda la neve, il nostro paese sembra che non sia in grado di gestire la normalità degli eventi. Città alluvionate, come in Veneto, o regioni bloccate da una decina di cm. di neve, come a Roma o Milano.

Se un paese non è un grado di gestire il piccolo quotidiano, come può pensare di affrontare i grandi problemi di oggi e di domani? Il lavoro che non c'è, un futuro ai giovani e al paese, uscire dalla crisi?

Vedendo le scene della manifestazione di Roma del 14 dicembre da una parte e la risposta che non c'è stata da parte della politica, si comprende come si voglia arrivare ad un muro contro muro. Uno scontro che non aiuterà né il paese né gli studenti.

La politica dimostra ancor di più oggi che non è capace di mediare (con i movimenti universitari) né risolvere le questioni: pensa ad alleanze (ma non a programmi), parla con slogan (riformismo, liberismo), si preoccupa solo dei numeri in Parlamento e delle campagne acquisto. Cosa faremo alle prossime elezioni: saremo costretti a scegliere tra Fini e Berlusconi? E Fassino sindaco di Torino?

I politici negli studi televisivi (dove dimostrano tutta la loro rabbia) e gli esperti opinionisti ci dicono che oggi non ci sono i soldi, come Porro ad Annozero che ammoniva gli studenti dicendo loro di dimenticarsi della università pubblica, dei contratti a tempio indeterminato. E poi dei contratti nazionali, dei diritti uguali per tutti ….
Come dice oggi uno studio di Bankitalia, il 15 % dei lavoratori prenderanno meno del 60% dello stipendio come pensione.

Non è vero, basta leggere i giornali.
Il sistema Brambilla al ministero del turismo.
Bondi e la sua famiglia sistemata al ministero.
I magistrati fuori ruolo e il doppio stipendio, le authority indipendenti (ma dipendenti dalla politica) che dovrebbero difenderci dalle corporazioni e dalle lobby.
La corruzione dilagante. L'evasione e, come contraltare, la pressione fiscale in aumento (e i tagli alle regioni peggioreranno la situazione).

Ecco: per mantenere in piedi un sistema marcio, si è deciso di sacrificare due generazioni e il nostro futuro. E poiché all'orizzonte non si vede un cambiamento di rotta, anzi, si ha l'impressione di trovarsi su un treno che corre lungo un binario morto.
Le uniche risposte sono un rinchiudersi nelle zone rosse e l'estensione del DASPO. Che detto da un condannato in via definitiva per resistenza a pubblico ufficiale, fa una certa impressione.

Né la rabbia delle persone in piazza, gli studenti, gli universitari, né la cecità e l'egoismo della classe dirigente servono. Si sente ripetere che non bisogna ripercorrere gli errori degli anni passati, quando si diceva “nè con lo stato né con le Br”.

Ma questi studenti non sono le Br. E lo Stato, a chi è in mano?



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