20 marzo 2016

Il prezzo della verità - Ilaria Alpi e la pista dei rifiuti


“E' la storia della mia vita, devo concludere, voglio mettere la parola fine .. 1400 miliardi di lire: dov'è finita questa impressionante mole di denaro?”

Questa è una delle ultime annotazioni scritte dalla giornalista Ilaria Alpi, nel suo ultimo viaggio in Somalia: a meno di non volersi prendere in giro, oggi possiamo dire che Ilaria e il suo operatore Miran Hrovatin sono stati uccisi per il loro lavoro.
Perché volevano farlo bene, andare fino in fondo nella pista dei traffici dei rifiuti verso la Somalia in cambio di tangenti ed armi.
Davano fastidio con le loro domande, con i loro servizi.
I colleghi Luigi Grimaldi e Luciano Scalettari hanno ricostruito la storia di questi traffici nel saggio 1994, che parte dall'omicidio Rostagno, toccando Gladio, mafia e massoneria, per arrivare fino al 1994.
Strano anno il 1994: anno di cerniera tra prima e seconda repubblica, dove tutto cambia per non cambiare nulla.
Normalizzazione a cui siamo arrivati passando per le bombe della mafia, la trattativa mafia stato, depistaggi, finte commissioni di inchiesta (quella sull'omicidio Alpi, per esempio), omicidi di chi sapeva troppo o era diventato ingombrante.

Trapani 26 settembre 1988, Mauro Rostagno viene trovato morto sulla sua auto, crivellato di colpi, a poche decine di metri dalla sede della comunità Saman.

Livorno 10 aprile 1991. Alle 22.27 il traghetto Moby Prince con a boro 141 persone sperona la petroliera Agip Abruzzo della Snam. Un solo sopravvissuto: ad oggi la più grave sciagura della marina civile. Le indagini si rivelano un coacervo di omissioni, depistaggi, clamorose manomissioni. Quella sera c'era la nebbia? Forse. C'era però traffico militare con trasbordo di armi fuori dalla base militare di Camp D'arby. C'era la nave ammiraglia della Shifco, su cui tre anni più tardi indagherà Ilaria Alpi. Sulla traghetto furono trovate tracce di esplosivo, il T4-Rdx , e tracce di miccia detonante alla pentrite, stesso tipo di quella trattata dal trafficante d'armi siriano Monzer Al Kassar. Dello stesso tipo di quello delle stragi di mafia del 1992-1993.

Nairobi, 24 giugno 1992. Nella capitale Keniota tre singolari personaggi – un trafficante, un imprenditore, il console onorario della Somalia - si danno appuntamento per firmare una lettera di intenti riservatissima, un accordo per lo sviluppo del progetto Urano nel corno d'Africa. I loro nomi sono Guido Garelli, Giancarlo Marocchino e Ezio Scaglione. Cos'è Urano? Uno dei più colossali progetti di smaltimento illecito di rifiuti tossico-nocivi e nucleari in Africa.

Roma, 31 ottobre 1993/23 gennaio 1994. Un uomo schiaccia il pulsante di un telecomando a distanza, ma l'auto imbottita di esplosivo non esplode. L'innesco non ha funzionato. La vettura è intatta, la gente sfila davanti allo stadio Olimpico, i carabinieri del servizio d'ordine fanno il loro lavoro ignari del fatto che potrebbero essere già morti.

Balad, Somalia, 12 novembre 1993. Un mezzo militare sta rientrando al comando dell'operazione Ibis (il nome dell'intervento militare italiano nell'ambito della missione internazionale Onu Restore Hope) dopo una breve missione di intelligence. A bordo tre militari e due agenti del servizio segreto. In prossimità di una curva un gruppo di miliziani somali spara sul blindato. Il conflitto a fuoco dura pochi minuti: nessuno dei nostri viene colpito, tranne Vincenzo Li Causi, che morirà poco dopo.
Si dice che anziché una missione di intelligence fosse una battuta di caccia. Un omicidio avvolto nel mistero: versioni discordanti e nessuna autopsia, omissioni di atti d'indagine.
Li Causi faceva parte dell'ufficio K del Sismi, responsabile del centro Scorpione di Trapani, base della Gladio. Li Causi era indagato per l'indagine sulla Falange Armata, si dice che avesse contatti con i giornalisti Rostagno e Ilaria Alpi.

Alessandria 23 novembre 1993. Nell'ambito di una indagine su un giro di furti d'auto e ricettazione la polizia interroga un uomo d'affari che è anche uno dei protagonisti del progetto Urano, Roberto Ruppen. Indagato a Palmi per traffico di armi, assieme a Licio Gelli e Francesco Pazienza, ma è sopratutto uno dei manager di Publitalia '80, incaricati da Marcello Dell'Utri di trasformare la Holding di Berlusconi in un partito. Traffico di armi, traffico di rifiuti con la Somalia. Dopo questa indagine Ruppen riceve il benservito da Berlusconi. Perché?

Mogadiscio, 20 marzo 1994. In un pomeriggio afoso, lungo una strada della capitale somala, il fuoristrada su cui viaggiano i giornalisti del Tg3 Ilaria Alpi e Miran Hrovatin viene bloccato da un gruppo di uomini armati. Segue un breve conflitto a fuoco: la scorta ne esce illesa ma Ilaria e Miran vengono ritrovati poco dopo morti con un colpo in testa. Il primo a giungere sul posto è Giancarlo Marocchino. Quello dei traffici illeciti del progetto Urano.
Ilaria stava indagando sul traffico di rifiuti tramite le navi della Shifco, sul lato oscuro dei progetti di cooperazione Italia-Somalia, sui rifiuti interrati lungo la strada Garowe Bosaso. Forse aveva avuto contatti con il maresciallo Li Causi, e qualcuno l'aveva mandata sulla pista di Gardo e di Bosaso. Aveva promesso un servizio al caporedattore “qualcosa di grosso, roba che scotta”. Dopo la morte qualcuno trafuga i suoi nastri. La settimana dopo ci sarebbero state le elezioni: cosa avrebbe potuto provocare il suo servizio, un terremoto elettorale?

Roma 29 marzo 1994. Tv, radio e giornali annunciano la svolta italiana: Silvio Berlusconi è il nuovo presidente del Consiglio. Forza Italia, il partito nato dopo 4 mesi, ha vinto le elezioni.

6 anni: dal 1988 al 1994: che relazione c'è tra l'omicidio Rostagno e le bombe di mafia, tra gli accordi firmati a Nairobi e un ufficiale della Gladio, tra ciò che avviene a Roma e le faccende italo somale che si svolgono in un paese africano?
Una storia, armi, rifiuti, Servizi, P2, leghe del Sud, mafie, Craxi e la cooperazione internazionale e poi l'embrione di Forza Italia. Opere e soprattutto omissioni. Depistaggi e omicidi.
Un puzzle, da Nairobi, a Livorno, Trapani, Milano e infine Roma. Con un disegno finale inquietante.

La storia di Ilaria Alpi, o il mistero di Ilaria Alpi, inizia con quella storia che lei come giornalista sentiva di dover raccontare.
È una storia di oggetti scomparsi: i nastri, i taccuini, il rapporto medico, l'autopsia che non viene fatta.
È una storia di depistaggi, di false piste (erano in vacanza, raccontava il membro della commissione di inchiesta Taormina), di perizie discordanti. Di una Toyota (quella dove viaggiavano i due giornalisti) che viene ritrovata dopo anni.
Di un imprenditore che è il primo ad accorrere sul posto, Marocchino. Chi è quest'uomo? uno che conosce Mogadiscio e la Somalia, sicuramente. Il presidente della Commissione Taormina lo definisce un informatore del sismi (ma si bruciano così gli informatori?).
Imprenditore finito sotto inchiesta nel 1997 dalla procura di Asti per traffico illegale di rifiuti tossici. Rifiuti che poi sono stati sepolti nei cantieri somali?

È una storia complicata, quella dove si era andata a cacciare Ilaria Alpi: una storia che mette assieme la cooperazione internazionale (finta), il traffico di rifiuti, la criminalità organizzata, i servizi al servizio dell'antistato, un paese come la Somalia.

Forse Ilaria e Miran avrebbero preferito essere giornalisti e basta: quello che non deve succedere è, come al solito, che diventino eroi, per essere santificati e poi dimenticati.


La puntata di Blunotte che Carlo Lucarelli ha dedicato ad Ilaria, terminava così, credo che siano le parole giuste per descrivere questa persona coraggiosa che voleva fare solo la giornalista.

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