La gente continua a morire per mano dei
terroristi dell'Isis non solo in Europa, a Parigi o a Bruxelles (ma
anche ad Ankara,
a Beirut,
in Nigeria).
Le bombe esplodono in Iraq
in uno stadio nella provincia di Babil , uccidendo islamici e non
islamici, in Pakistan a Lahore
in un parco dove i cristiani festeggiavano la Pasqua.
Bombe che creano terrore, che marcano
il territorio, danno il segnale di statevene a casa.
Tanto più l'esercito di terra è in
crisi, grazie all'azione congiunta di russi e americano, tanto più
l'esercito invisibile dentro le nostre città, le periferie, è in
grado di colpire quando vuole.
L'ultima notizia riguarda un aereo
della compagnia egiziana Egyptair
dirottato (forse) su Cipro.
Abbiamo sottovalutato la forza di
queste cellule, forse troppo presi dalla foga nel puntare il dito
contro i profughi, gente che scappa da guerre e carestie, che abbiamo
chiamato presunti, togliendo loro qualunque alibi.
Muoiono cristiani in terra europea e
siamo pronti a dire siamo Charlie, siamo Parigi, siamo Bruxelles,
almeno per qualche giorno.
Non siamo però Iraq, Ankara .. altre
morti, altre religioni, non ci riguardano.
Eppure questo terrore ci riguarda,
perché almeno tre persone legate agli attentati scorsi sono passate
per l'Italia: a Treviso era passato Al
Bakraoui, l'attentatore alla metropolitana di Bruxelles; in
Germania è stato arrestato Mohammed Lahlaoui,
in contatto coi terroristi di Bruxelles e col gruppo di Salah, per
anni aveva vissuto a Vestone (Bs); infine l'arresto vicino Salerno di
Djamal
Ouali, accusato di aver fornito documenti ai terroristi.
Persone che giravano con documenti
europei o dei loro paesi d'origine: che il nostro paese sia visto
come una terra di passaggio, per arrivare agli obiettivi degli
attacchi senza destare troppi sospetti?
Ha ancora senso prendersela con quelli
che cercano la salvezza coi barchini (e rischiano nei loro viaggi la
vita)?
I fondamentalisti radicali hanno
dimostrato una cosa: non amano le riforme, le aperture, sono
conservatori nella loro ignoranza, sanno nascondersi bene.
A Lahore hanno fatto capire come non
accettino le nuove norme sulla blasfemia, sulla protezione delle
donne, sostenendo che queste farebbero perdere “l'identità
islamica”.
Questi fondamentalisti si mimetizzano
nei ghetti e nelle periferie: continueranno a farlo finché queste
rimarranno zone “altre”, fuori dallo stato. Finché ci sarà un
noi e un loro, finché considereremo le morti in modo diverso le une
dalle altre.
E tutto questo avviene in Europa, come
un Pakistan, nostro presunto alleato nella lotta al terrore, come
l'Egitto di Al Sisi.
Capite che tutto questo è un
controsenso: per combattere i fondamentalisti dobbiamo appoggiarci a
Putin e Assad, al generale golpista Al Sisi.
Queste morti ci riguardano perché
raccontano del di-sgretolamento dei nostri valori di europei, verso
una direzione molto oscura.
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