23 marzo 2016

15 anni di terrorismo e di guerra







Nel 2001, in quell'11 settembre, il giorno in cui il mondo conobbe al Qaeda e Bin Laden, mentre guardavo le immagini dell'attacco alle Torri gemelle, non mi rendevo conto che stavo vivendo un momento importante della storia.
Quelle due torri in fiamme colpite in modo così preciso erano qualcosa che andava oltre al reale conosciuto, sembravano effetti speciali di un film, un qualcosa che fino ad allora era difficile da concepire, di allora riusciva a concepire.

Rivedere oggi i filmati dell'11 settembre, come ha fatto ieri Blob nella sua carrellata dal 2001 al 2016, mi fa tornare in mente una cosa importante: anche 15 anni fa si dicevano le stesse cose.
Siamo in guerra, la Fallaci l'aveva detto, basta con l'Islam.
15 anni di guerre hanno reso il mondo più sicuro?
In Iraq, in Afghanistan, in Libia la democrazia non è stata esportata, Al Qaeda ha lasciato il posto ad Isis e Bin Laden al califfo.
Al Qaeda era nata anche grazie agli aiuti dell'intelligence USA nella guerra all'impero sovietico.
Isis, così si legge, dagli aiuti della stessa intelligence per contrastare Assad, amico dei russi.
Forse, se smettessimo di alimentare questi gruppi di estremisti, comportandoci da piccoli demiurghi, il mondo sarebbe più sicuro....

Anche dopo l'attacco al Bataclan, nel novembre scorso, le prime parole di molti politici erano sullo stesso tono: Islam ha dichiarato guerra all'Europa, dobbiamo difendere i nostri valori.
Ma parte i miliardi promessi e concessi al dittatore Erdogan (che i valori europei non li rispetta di certo), di concreto c'è stato molto poco.
Nessuna vera intelligence europea, nessuno scambio di dati tra i paesi europei sugli spostamenti dai paesi “sensibili”, sui dati dei passeggeri dei voli.
In Francia, dopo tanti annunci, si è registrato solo un inasprimento delle libertà personali.

Il punto è che, oltre alla poca volontà di unire l'Europa, dal punto di vista politico, militare, c'è un altro punto da chiarire: anche avendo in mano tutti i dati, la loro analisi richiede tempo per essere, serve personale, serve saper filtrare questa enorme mole.
Ieri mattina la polizia e i servizi belgi si sono fatti trovare impreparati: pochi controlli all'aeroporto, alla metropolitana (vicino ai palazzi della UE). Poi questa notte i blitz e le perquisizioni nei covi. Quando era troppo tardi: come per la storia di Salah, latitante a casa sua, c'è qualcosa che non torna nel comportamento della polizia belga.

L'Europa che deve far rispettare i propri valori, si dice. Abbiamo sconfitto il nazismo, il brigatismo e la mafia – ha raccontato il presidente del Consiglio ieri – sconfiggeremo anche il terrorismo.

Ma il terrorismo non è un esercito, come i nazisti, non è un'organizzazione strutturata gerarchicamente come la mafia.
E' più simile alla ndrangheta, con cellule unite anche da legami familiari: un modo per contrastarla è infiltrarla, andare a combatterla dall'interno.
Dunque, oltre che alla condivisione delle informazioni tra i servizi, per arrivare ad una FBI europea, serve anche una legge sui pentiti dell'isis (lo spiegava ieri Maria Maggiore e Luigi Caracciolo ad Otto e mezzo).

Sempre la giornalista Maria Maggiore raccontava che, nel sito della più grande moschea di Bruxelles, compare la scritta “le donne non devono guardare gli uomini”. Non riusciamo a far rispettare i nostri valori nemmeno a pochi metri dalla sede dell'Unione europea.

E poi parliamo di guerra al terrorismo?

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