03 marzo 2016

(La prima operazione della) Squadra speciale minestrina in brodo, di Roberto Centazzo


Non si smette mai di essere poliziotti, specie se negli anni dentro il corpo di Polizia si è stati buoni poliziotti, onesti, scrupolosi, disposti a tanti sacrifici.
Non si smette di sentirsi poliziotti nemmeno quando arriva la tanto attesa pensione e ci si scopre all'improvviso invecchiati, senza tutti i denti, coi capelli grigi, con la stomaco in fiamme dopo una bella mangiata e la prostata che si fa sentire ogni mattina.
Ma chi lo dice che con la vecchiaia (e la pensione) ci si debba rassegnare ad una vita da pensionato? Nossignore, niente passeggiate attorno al quartiere col cane della figlia. Niente colazioni al solito bar davanti la Questura. Niente vita da casalingo, in casa, nella speranza di finire in fretta la giornata.
Questo pensano i prodigiosi uomini della “Squadra speciale minestrina in brodo”, squadra speciale in forza alla Mobile di Genova. Ma non cercatela negli organigrammi della Questura, è una squadra segreta, non ufficiale: ne fanno parte Semolino, nome in codice del sostituto commissario Ferruccio Pammattone. Kukident, ovvero il sovrintendente Eugenio Mignogna in forze alla scientifica. E infine Maalox, ossia Luc Santoro, assistente capo all'ufficio immigrazione nonché sindacalista del SAP.

Dopo quarant'anni di servizio tra Genova, Trieste, Milano e altre città del nord potrebbero godersi il meritato riposo: Pammattone che è scapolo e senza una casa potrebbe sistemarsi dall'amica (un po' più di un'amica) Yasmine, Mignogna potrebbe aiutare la figlia e infine Santoro, scapolo anche lui potrebbe dedicarsi alle sue tre figlie avute da tre donne diverse.
Ma forse non è ancora il momento per fermarsi anzi, proprio perché si è arrivati alla pensione si possono riprendere in mano quei casi a cui non si è potuto andare fino in fondo perché scomodi, perché nel lavoro di polizia c'è troppa burocrazia da portare avanti che non si riesce a fare le vere indagini.

Eh già, il lavoro di polizia, quello vero, non quello raccontato nei telefilm:
Quarant'anni di lavoro gli avevano insegnato tante cose. In primo luogo, se le Forze dell'Ordine vengono regolarmente impiegate in controlli inutili, dove li trovi gli uomini utili a fare le indagini, quelle vere?Per scoprire chi regge le fila di un simile traffico di merci contraffatte, ad esempio, con tanto di intercettazioni, appostamenti, notti in bianco?In secondo luogo, alle indagini serie non valeva la pena più credere, per un semplice motivo: ogni volta che si metteva sotto controllo un telefono, si doveva passare attraverso un apposito ufficio del ministero e, siccome i delinquenti più grossi stavano proprio là a Roma, seduti comodi in uno scranno del Parlamento, tutto si vanificava. Bastava un dipendente corrotto e il gioco era fatto! Sapeva per esperienza diretta di mafiosi che al telefono parlavano soltanto del rendimento scolastico dei figli o delle opere di bene fatte la domenica in parrocchia …”.

L'idea, all'inizio, viene a Pammattone: c'era quel caso, quell'immigrato senegalese pizzicato durante uno dei soliti pattuglioni in qui si rastrellano i venditori ambulanti (con un dispiego di forze che nemmeno si stesse per arrestare Riina). In Questura, aveva confidato di aver paura di loro .. Loro chi?
«.. Voi non fate paura. Loro sì.»«Loro chi?»«Loro.»«Cerca di essere più dettagliato, Mamadou.»
Pammattone stentava ad addormenarsi. Gli occhi sbarrati a fissare il soffitto, continuava a rivedere vivida l'immagine di Mamadou tremante e piangente di fronte a lui. [..]Mamadou era morto. Ammazzato. Ucciso perché non aveva ancora saldato il suo debito con chi lo aveva traghettato in Italia. O forse per qualcos'altro?

Le carte, con una conversazione tra Mamadou e un suo compagno carpite in modo un po' particolare, dovrebbero essere ancora nell'ufficio del suo sostituto. C'era stato solo il tempo di scrivere quelle righe, non di far partire una bella indagine su chi sfrutta gli immigrati, chi sta sopra i vu comprà, magari proprio degli italiani che di giorno si lamentano della piccola delinquenza e di tutti questi marocchini …
Adesso di tempo per indagare ce n'è da vendere, magari sfruttando anche la vecchia amicizia con gli agenti in servizio. Perché no?
Tesero le braccia e come tre moschettieri batterono i palmi tra loro in segno di eterna fedeltà.«Alla nostra! Alla squadra speciale!» Gioì Pammattone.«Sì, la squadra speciale “Minestrina in brodo”!» Santoro aveva sempre la battuta pronta.

Inizia così la storia della squadra speciale e della loro indagine “non autorizzata” sul traffico di merce contraffatta, che si rivelerà ben estesa dentro il tessuto politico imprenditoriale genovese, andando a toccare personaggi altolocati, invischiati con la 'ndrangheta, col traffico di esseri umani, col racket delle slot machine.
Certo, per gli appostamenti ci si dovrà arrangiare, magari usufruendo dell'ospitalità di un'ex prostituta poi anche lei andata in pensione, per le intercettazioni si dovrà ricorrere a delle iniziative personali.
Ma è tempo di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, prendersi quelle soddisfazioni personali che, in tanti anni, di turni pesanti, di sassate negli scontri in piazza, sono mancate.

Punta molto sull'ironia fin dal titolo, Roberto Centazzo, in questo suo secondo romanzo, primo (e spero non ultimo) con protagonista la squadra speciale minestrina..
Ma dietro le battute, i guai della vecchiaia che fanno sorridere, le situazioni al limite del paradossale, c'è spazio anche per raccontare di come gira il mondo.
Come funzionano le cose dentro i commissariati e le Questure: la burocrazia per compilare scartoffie con cui gonfiare le statistiche care al ministero. I soldi che mancano per finanziare le iniziative dei singoli agenti che così si riducono a semplici burocrati.
Ma anche come funzionano le cose nel mondo della contraffazione, che è come un iceberg di cui emerge solo la punta, la manovalanza, gli immigrati clandestini di colore con la loro merce.
Ma che sotto nasconde insospettabili, la criminalità, laboratori (clandestini anche loro) dove altri schiavi producono merce a basso costo che magari finisce pure nelle boutique del centro.

Insomma, minestrina a parte (che dopo una serata di bagordi fa pure bene) c'è spazio anche per il giallo, per il racconto dell'Italia sommersa degli sfruttati e di quelle persone che vediamo girare in divisa nelle nostre città.

La scheda del libro sul sito di TEA.

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