Picchetto contro lo sfratto alla Borghesiana |
A Roma sta esplodendo una bomba
sociale: non stiamo parlando di mafia capitale o dei rifiuti.
È la guerra
per la casa che sta causando
le decine di sfratti che stanno lasciando per strada famiglie
inadempienti nei confronti del comune, non riuscendo più a pagare i
canoni di affitto.
Stiamo parlando di abitazioni costruite
nell'estrema periferia di Roma grazie ai “piani di zona”: un
investimento da 1,5 miliardi di euro in cui il comune doveva mettere
i terreni, la regione le sovvenzioni (il miliardo e mezzo di euro) e
i costruttori la manodopera: le case avrebbero dovuto essere
assegnati alle persone più bisognose per risolvere l'emergenza casa
a prezzi controllati.
La realtà è stata ben diversa: in
assenza di controlli da parte degli enti locali, molti degli alloggi
sono stati venduti a prezzo di mercato.
Il risultato sono i 15 sfratti al
giorno dove, paradossalmente, ad essere cacciati di casa sono proprio
le persone che più avrebbero bisogno di un aiuto da parte del
pubblico: ma con affitti che arrivano a 900 euro al mese (un'enormità
nella periferia romana dove mancano servizi, strade, persino le
fogne) è impossibile pensare di rispettare i contratti.
Come si è arrivati a questa
situazione?
Nella convenzione tra ente pubblico e
costruttore (spesso cooperative), si sarebbe dovuto specificare il
prezzo finale: sono stati documentati casi di convezioni prive di
questo valore.
Altri dove il prezzo finale è stato
gonfiato da opere migliorative non richieste.
Oppure da transazione attraverso
agenzie di intermediazione che in questi casi sarebbero pure vietate.
C'è la storia di un dirigente del
comune di Roma, addetto ai piani di zona, che è anche proprietario
di un villino all'interno di uno dei comprensori di cui ha firmato
gli atti.
Questo patrimonio, oggi stimato in 15
miliardi, non è nato per fini speculativi, il Campidoglio avrebbe
avuto il compito di vigilare, le inadempienze rispetto alle
convenzioni avrebbero dovuto essere sanzionate.
La procura di Roma sta indagando, i
reati ipotizzati sono tentata estorsione e concussione.
Il prefetto Tronca, di fronte a questa
emergenza invece, ha varato una delibera sui vincoli di massima
cessione, ovvero ha stabilito la cifra con cui gli inquilini possono
rivendere al comune i loro alloggi.
Tradotto dal politichese, invece di
puntare all'incasso delle sanzioni sui progetti non a norma, si è
preferito fare cassa a breve termine.
Lasciando la gente per strada, però.
Tra le persone che hanno segnalato
queste storture ci sono anche esponenti delle forze dell'ordine che
pagano il doppio del canone di affitto prestabilito.
Del dramma
delle decine di sfratti che avvengono quotidianamente all'estrema
periferia della capitale e del buco nero dei piani di zona nella
capitale si
occuperà la prima inchiesta di Presa diretta di questa sera.
Nel reportage intitolato
“Case al popolo” di Federico Ruffo, si ripercorre la
guerra per la casa in atto a Roma dove migliaia di persone hanno
comprato o affittato appartamenti nati come edilizia agevolata ma poi
venduti a prezzi di mercato e ora faticano a pagarli.
La scheda del servizio:
Case al popolo
Case al popolo. Un'inchiesta dedicata all’emergenza casa e alle politiche abitative. Sono decine di migliaia le famiglie che non possono permettersi una casa ai prezzi di mercato e gli investimenti pubblici latitano da decenni.Nella Capitale da anni si costruisce con l’edilizia in convenzione. Sono case costruite da privati, in buona parte con denaro pubblico e poi cedute in affitto o vendute a chi risponde a determinati requisiti, a cifre più basse di quelle di mercato.Ma qualcosa non ha funzionato e un esercito di inquilini che ha sempre pagato regolarmente, oggi si trova sotto sfratto.Cosa è successo? Quali sono state le irregolarità da parte dei costruttori o delle Cooperative. E chi doveva controllare, cosa ha fatto?La magistratura ha aperto più inchieste.A PRESADIRETTA il racconto degli inquilini, dei costruttori privati, delle Cooperative e della politica.E ancora, il capitolo delle case popolari, tra Roma e Milano. Le graduatorie infinite, le case occupate e gli appartamenti vuoti, la mancanza di manutenzione, gli sfratti, le proteste e gli scontri con le forze dell'ordine. Un enorme patrimonio gestito con poca trasparenza. L’emergenza abitativa nel nostro paese è diventato un vero e proprio allarme sociale.
Il secondo servizio si occuperà del
sud: la settimana scorsa Presa diretta aveva raccontato della
situazione drammatica delle regioni del meridione, coi consumi in
calo, col PIL più basso.
Questa sera si parlerà delle
università: degli studenti che emigrano al nord (e lì poi
cercheranno lavoro) e dei fondi pubblici che vengono spostati dal sud
al nord.
UNIVERSITA' AL SUD. Le Università nelle Regioni del Sud si stanno spegnendo. Da almeno dieci anni a questa parte gli Atenei del Sud soffrono di un’emorragia inarrestabile di iscritti e naturalmente di laureati.I giovani italiani vanno a laurearsi al nord.Le telecamere di PRESADIRETTA hanno attraversato le aule degli Atenei del meridione, che si stanno svuotando di studenti e di professori. Gli iscritti al Sud sono calati del 20%, quasi 70mila studenti e 50mila docenti in meno. La Puglia, la Sicilia, la Calabria e la Campania sono le Regioni dove il saldo negativo è più grave. E il meccanismo premiale voluto dalle ultime Riforme dell’Università (più studenti, più laureati, più qualità e quindi più fondi) ha drenato risorse dagli Atenei del sud verso quelli del nord.
E se il Sud continuerà a svuotarsi di istruzione, di formazione e di competenze, come farà a rimettersi al passo con il resto del paese?"CASE AL POPOLO" e "UNIVERSITA’ AL SUD" sono un racconto di Riccardo Iacona con Raffaella Pusceddu, Federico Ruffo, Elena Stramentinoli, Antonella Bottini, Elisabetta Camilleri, Andrea Vignali.
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