C'è un cielo gelido su Milano, e tira un vento freddo. Qualcuno, un morto tornato dalla tomba riscuotere un credito, da qualche parte a Milano ha appena ucciso un venditore d'auto, dando il via all'intreccio narrativo, del romanzo.
Nel frattempo
Carlo Monterossi, autore televisivo, sta andando a cena col gran capo
della tv commerciale, che trasmette la sua creatura, la trasmissione
“Crazy love”.
In molti darebbero
via la figlia per andare a cena col gran capo della “Grande
Fabbrica della merda”, come la chiama Carlo, che non ama né il
suo lavoro né la persona che ha di fronte “il concentrato di
tutto ciò che bisogna odiare: il cinismo, il potere, l’elegante,
momentaneo understatement di chi è potente davvero”.
Rapporto di amore ed odio che prova anche nei confronti della grande
città in cui vive, di cui ci da dei piccoli affreschi, poco alla
volta:
“Ora, tecnicamente, Carlo Monterossi sta trasportando due tonnellate di carrozzeria lucente nera da casa sua ad un ristorante che dista in linea d'aria non più di un chilometro. Una specie di Fitzcarraldo del turbodiesel. Con la lentezza di una carovana di cammelli punta verso il centro, fende la folla che torna a casa, un formicaio. Il vento rende tutto lucido, smerigliato, anche i visi degli impiegati giovani che corrono verso l'apericena, che il signore ci fulmini tutti, ma in fretta però, che sono quasi le otto.Carlo guida piano, conquista i suoi centimetri di asfalto. Ora ha sulla sinistra il Lazzaretto, i morti della peste, il Seicento purulento, con quei due fessi che volevano sposarsi. E a sinistra i grattacieli degli emiri del Salcazzistan, che mica sono emiri veri coi rubinetti d'oro, no, sono fondi sovrani, dollari che camminano. E così abbiamo una piccola Abu Dhabi con la sua piazzetta in stile Abu Dhabi. Moderni, eh! Abbiamo pure nutrito il pianeta, se volete saperlo”.
Parte
da qui, da Carlo Monterossi l'Uomo che si arrende e che presto
diventerà l'Uomo Toccato dall’Ira , il romanzo di Alessandro
Robecchi “Di rabbia e di vento.”
Buona lettura!
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