All'inizio era solo la disponibilità
delle nostre basi per i droni che andavano a bombardare le postazioni
dell'Isis in Libia.
Poi abbiamo scoperto, dagli articoli
del Corriere e del Sole 24 ore, che dal 10 febbraio è pronto un
decreto di Palazzo Chigi secretato, dove si mettono nero su bianco le
regole d'ingaggio, la linea di comando, i reparti scelti da mandare
in Libia (e anche la licenza di uccidere a quanto pare..).
Tutto sotto il controllo dell'Aise, il
servizio segreto che a sua volta risponde alla presidenza del
Consiglio.
Ieri la morte dei due dipendenti della Bonatti, uccisi in uno scontro a fuoco tra i loro rapitori (che
probabilmente li volevano vendere all'ISIS) e le milizie governative.
Tutto questo ha risvegliato gli animi
dei politici e l'attenzione sulla questione libica. Anche da parte
dei leghisti che accusano il governo di avere le mani sporche disangue (in Libia, non in Egitto dove un altro italiano è morto ma
interessa di meno).
Siamo in guerra a nostra insaputa?
– accusavano i deputati del M5S l'altro giorno nei confronti del
governo.
Siamo in guerra ma contro chi e a
fianco di chi?
Si sta veramente preparando un
intervento militare con un contingente di 3000 militari, come
ha scritto Il sole 24 ore?
La scorsa guerra contro Gheddafi
(e prima ancora la guerra in Iraq) dovrebbe averci insegnato che
prima si decide una strategia politica per un paese, poi si va in
guerra.
E poi magari si avvisano anche le
Camere che si sta preparando un intervento militare, visto quello che
dice la Costituzione (art 11 “l'Italia ripudia la guerra”),
che forse per qualcuno solo solo un impiccio (vedi cosa scrive Unità oggi, che si permette di sbertucciare il costituzionalista Pace) ..
Ipocrita aspettare un governo che ci
chieda di intervenire e inutile nascondersi dietro un'Europa che non
esiste più.
5 anni fa il governo Berlusconi si
accodò a Francia e Inghilterra nella guerra in Libia, che ha portato
al crollo del paese, oggi diviso, con due governi che per accordarsi
devono trattare in Tunisia e in Egitto.
Oggi in Libia non esiste un fronte, un esercito
regolare, non si capisce con chi allearsi: prima di dire armiamoci e
partite (come fa Salvini) bisognerebbe sceglierci gli obiettivi e a
chi appoggiarci.
Il generale Mini, a Otto e mezzo era
molto pragmatico ieri: se non ce lo chiedo l'Eni e non lo chiede il
paese libico, meglio starsene a casa. Quanto meno avvisare il paese,
le Camere.
In assenza di una strategia condivisa,
meglio l'attendismo di Renzi.
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