21 marzo 2016

Case al popolo – Presa diretta

Il lungo servizio di Presa diretta sull'emergenza case a Roma è cominciato con lo sfratto della signora Bruna, dalla sua casa. Era stata comprata in edilizia agevolata, lo strumento pensato per chi non ha i mezzi per comprarsi da soli la casa.
La signora Bruna avrebbe dovuto pagare 400 euro il mese, da tabella: in realtà pagava fino a 700 euro. Se la regione non sorveglia, se il comune sorveglia, è chiaro che questi ci mangiano sopra – raccontava al giornalista.
"Questi", sarebbero i costruttori, che hanno approfittato delle convenzioni per costruire in edilizia convenzionata (col pubblico che metteva parte dei costi a fondo perduto), per vendere poi a prezzi di mercato. Così oggi, siccome la gente non riesce a pagare l'affitto, si arriva agli sfratti e ai picchetti per opporsi a questi soprusi.

Dalla signora Bruna, grazie al cielo, anziché la polizia arriva l'ufficiale giudiziario, con un'altra proroga di un mese. Ma nel frattempo a Tor Vergata c'è un altro caso di sfratto: il signor Sandro aveva pagato 100mila euro per la casa in edilizia convenzionata, ma i costruttori gliene hanno chiesti altrettanti.
Senza che nessuno (in comune) chieda conto delle convenzioni e delle tabelle stabilite dagli enti locali.

Case che dovevano costare 120mila euro, arrivano a costare 170mila o addirittura 200mila euro: l'avvocato Perticaro si è fatto portavoce di queste vittime dell'edilizia convenzionata.
Oggi ci sono ben tre inchieste della procura di Roma per i reati di concussione ed estorsione.

Presa diretta ha raccontato il fallimento dell'edilizia agevolata in questo paese e nello specifico a Roma: anziché arrivare a delle case con costi calmierati, con dei fondi pubblici a fondo perduto, questa edilizia è stata poi venduta a prezzo di mercato, senza rispettare le regole.

Tor Vergata: Federico Ruffo ha visitato i tre palazzi costruiti in edilizia convenzionata, nell'appartamento di uno di questi soci truffati, che nemmeno sapeva di essere entrato in una case in edilizia convenzionata.
Ha già pagato 215 milioni di euro e ora ne dovrebbe pagare altri, alla cooperativa San Paolo, i cui vertici sono oggi indagati.
Ma sono sereni: nel 2012 il pm stava già archiviando e ora sono in attesa che tutto finisca in niente.
Il loro caso è di edilizia convenzionata, senza essere vincolati dal vendere a prezzi calmierati: tutto questo è grazie ad un prezzo di carta scritto da un dirigente del comune che dà ragione alla cooperativa.
L'ing. Andreangeli ha cambiato idea, in pochi mesi, nel 2012: si scopre poi che questo dirigente ha preso una casa da una cooperativa che ha costruito a Spinaceto, con una convenzione col comune scritta da lui stesso.
Nessun conflitto di interesse, sostiene il dirigente: non aveva diritto a comprare una casa in edilizia convenzionata avendo già una casa, che l'ha pure comprata ad un prezzo vantaggioso.

Un'altra delibera ha comportato l'aumento dei prezzi di questa edilizia: quella che permette di rivendere le case a prezzo di mercato (senza nessun prezzo massimo di cessione).
Solo a settembre è uscita una sentenza che stabilisce che i vincoli dei prezzi rimangono in vita finché vale la convenzione: ma a Roma fanno tutti così, gli appartamenti venivano venduti a prezzo di mercato.

Anche i membri dei servizi segreti, dell'antiterrorismo sono stati fregati in questo modo: dovevano pagare un prezzo calmierato e invece si sono trovati a pagare il doppio. In prefettura non sono riusciti a parlare con nessuno.

A Torresina i costruttori hanno costruiti anche più del progetto approvato: c'è almeno una palazzina in più con due piani in più, affittati a prezzo di mercato e a gente che non ne avrebbe diritto.
Come è stato possibile? I costruttori non hanno nemmeno pagato gli oneri di urbanizzazione, non hanno completato le strade, le fogne, l'illuminazione. Tutto in divenire …

Area monte Stallonara: 400mila metri cubi di cemento, su una zona senza oneri di urbanizzazione anche qui. Niente strade, fogne non allacciate.
Sanno queste cose in comune o in regione Lazio?
Tutti i piani di zona sono in queste condizione, sin dal 1999: per assegnare le case sono necessarie le carte per l'idoneità. Ma a Castel Verde mancano ancora, dopo tanti anni: in assenza dell'agibilità le case dovrebbe essere chiuse, anche se già abitate.

Altra abitudine dei piani di zona: ingegneri e architetti chiedono l'agibilità dei piani di zona a fine lavori, senza fare controlli.
Ci sono casi di direttori dei lavori che non hanno mai controllato i cantieri e anche nessun controllo da parte della regione sui lavori: così senza controlli, metà dei piani di zona sono fuori dalle regole.
Ma le sanzioni non sono mai arrivate: l'avvocato Perticaro racconta che le sanzioni sono molto alte, si dovrebbe arrivare anche al ritorno delle case al comune e coi soldi delle multe si sistemerebbero le casse del comune.

Tutta questa vergogna è emersa grazie al lavoro di un assessore del comune, nel 2013: Marco Corsini chiese al IX dipartimento le carte di come venivano date le convenzioni.
Le carte mancavano o non erano disponibili: c'è stata una carenza dei controlli, mancavano gli atti applicativi delle convenzione, nessun piano aveva mai rispetto le regole del comune, sui prezzi.

Federico Ruffo è andato in questo ufficio: sono sottodimensionati, dice un impiegato, fare le cause alle cooperative costa tempo. Anche se si ha l'impressione che le cause non si siano fatte per non scontentare i costruttori.

Il contributo pubblico non veniva usato per scontare il prezzo agli inquilini: i soldi pubblici sono finiti direttamente ai costruttori senza che fossero destinati all'uso sociale.
La partita dell'edilizia convenzionata è in mano al prefetto Tronca: nel frattempo i sfratti vanno avanti, con tanto di agenti in tenuta antisommossa.
I criminali non stanno in quelle case, però.

La situazione di Milano.
A Milano ci sono 10mila case sfitte e 20mila persone in attesa di una casa.
E lo stato delle case pubbliche è decadente: il comune paga per tenere queste case che rimangono vuote, senza che siano ristrutturate e con la gente che rimane per strada o in macchina a dormire.
Ci sono appartamenti ma anche altri spazi abbandonati: ex asili, ex spazi commerciali, che ora il comune vorrebbe dismettere per fare cassa.
In realtà è una svendita di beni pubblici, perché alla fine il prezzo è inferiore a quello del costo.
Milano è la città delle eccellenze, ma non nel settore delle case pubbliche, racconta la portavoce degli inquilini delle case pubbliche. Nemmeno a Milano si riesce a soddisfare la richiesta di case pubbliche: Aler, l'azienda delle case pubbliche, avrebbe dovuto gestire questo patrimonio.
In questi anni è stata colpita da inchieste della procura e della corte dei conti, per assunzioni clientelari e spese esagerate, speculazioni non necessarie.

Il DG era Domenico Ippolito, che non si lascia intervistare: oggi a capo dell'Aler è l'ex prefetto Lombardi che conferma la vendita di case, per i bisognosi, per ripianare i conti.
Conferma anche che nel passato le svendite sono state un flop … Oggi la gestione delle case del comune è nelle mani di MM, metropolitane milanesi.

La prima cosa che ha fatto il nuovo gestore è stata un'anagrafica delle case: sono consapevoli dei costi degli sfratti, dei costi degli sgomberi, delle occupazioni illegali.
Sanno anche che il focus è essere veloci nell'assegnare le case, per evitare occupazioni e code nelle domande di casa.
Serve ristrutturare queste case sfitte: servono 43ml di euro l'anno, altri milioni per ristrutturazioni straordinarie per arrivare a 100ml. Che soluzioni ci sono ad oggi?
Che ne dicono i candidati?
Servono soldi aggiuntivi per sistemare questi alloggi, prima che anche a Milano scoppi la bomba degli sgomberi.
Basterebbe smetterla con la costruzione di edilizia di lusso, in pieno centro di Milano: case e grattacieli di lusso che rimangono poi invendute...

La guerra per la casa a Roma.
A Roma 30mila persone sono alle prese con l'emergenza abitativa.
Il fallimento delle politiche abitative porta agli sgomberi, ai milioni persi, al disagio delle persone, alle forze dell'ordine impegnate in queste operazioni.
Dalle code per l'assegnazione delle case, assegnate col contagocce, dopo anni.
Lo sportello informazioni è blindato, perché l'esasperazione delle persone si è sfogata con gli impiegati.

La gente andava a vivere nei residence, con gli affitti pagati a caro prezzo dal comune: alcuni di questi soldi sono finiti poi alla coop di Buzzi, quello di Mafia capitale, per servizi di portierato.
A Campo farnia il comune paga più di un milione ogni anno, per la gestione del residence: faceva in tempo a comprarne due di palazzine come queste.

La giunta Marino aveva pensato al buono casa: il cittadino si doveva trovare casa e il comune si impegnava a pagare l'affitto per 4 anni. Ma rimane sempre una soluzione in cui si danno soldi al privato.
Anche a Roma ci sono appartamenti vuoti, dell'ATER, società del comune: a San Basilio si trovano almeno 30 appartamenti chiusi, non assegnati.
Il comune risponde che non c'è il personale per assegnare le case …

A Casal Monastero ci sarebbero 40 appartamenti vuoti, non assegnati: Franco Mazzetto (nuovo DG dell'ATER) spiega che tenerli vuoti costa troppo al comune, il piano è assegnarne 4 o 5 all'anno.

Il comune ha comprato case popolari in una zona vicino a discariche: gli inquilini sono stati costretti ad entrare in queste case, 150 appartamenti di edilizia privata comprati dal comune di Roma, sindaco Alemanno. Nessun privato voleva comprarle, a quel prezzo e con quella puzza.

L'altro scandalo è la manutenzione delle case pubbliche: soffitti con l'infiltrazione dell'acqua, che crollano, tutti i lavori di risistemazione sono a carico degli inquilini perché il comune risponde che non ci sono soldi...

In Italia siamo indietro nella classifica degli alloggi popolari: dopo decenni, col governo Renzi siamo arrivati ad uno stanziamento da 493 ml da spendere in 4 anni, per alloggi sfitti e per la sistemazione dell'esistente.
Niente però per la costruzione di nuove case e niente nemmeno per gli appartamenti privati sfitti: a Parigi il comune, avendo un diritto di prelazione, si compra gli appartamenti sfitti e li riaffitta a prezzo calmierato, per gente che non ha stipendi alti.

Qualcosa si potrebbe fare, basterebbe avere la volontà politica di investire in edilizia pubblica (e non solo nelle grandi opere, nell'edilizia privata di lusso).

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