Il lungo servizio di Presa diretta
sull'emergenza case a Roma è cominciato con lo sfratto della
signora Bruna, dalla sua casa. Era stata comprata in edilizia agevolata, lo strumento pensato per chi
non ha i mezzi per comprarsi da soli la casa.
La signora Bruna avrebbe dovuto pagare 400 euro il mese, da
tabella: in realtà pagava fino a 700 euro. Se la
regione non sorveglia, se il comune sorveglia, è chiaro che questi
ci mangiano sopra – raccontava al giornalista.
"Questi", sarebbero i costruttori, che hanno
approfittato delle convenzioni per costruire in edilizia
convenzionata (col pubblico che metteva parte dei costi a fondo perduto), per vendere poi a prezzi di mercato. Così oggi, siccome la gente non riesce a pagare l'affitto,
si arriva agli sfratti e ai picchetti per opporsi a questi soprusi.
Dalla signora Bruna, grazie al cielo, anziché la polizia arriva l'ufficiale
giudiziario, con un'altra proroga di un mese. Ma nel frattempo a Tor
Vergata c'è un altro caso di sfratto: il signor Sandro aveva pagato
100mila euro per la casa in edilizia convenzionata, ma i costruttori
gliene hanno chiesti altrettanti.
Senza che nessuno (in comune) chieda
conto delle convenzioni e delle tabelle stabilite dagli enti locali.
Case che dovevano costare 120mila euro,
arrivano a costare 170mila o addirittura 200mila euro: l'avvocato
Perticaro si è fatto portavoce di queste vittime
dell'edilizia convenzionata.
Oggi ci sono ben tre inchieste della
procura di Roma per i reati di concussione ed estorsione.
Presa diretta ha raccontato il
fallimento dell'edilizia agevolata in questo paese e nello specifico
a Roma: anziché arrivare a delle case con costi calmierati, con
dei fondi pubblici a fondo perduto, questa edilizia è stata poi
venduta a prezzo di mercato, senza rispettare le regole.
Tor Vergata: Federico Ruffo ha
visitato i tre palazzi costruiti in edilizia convenzionata,
nell'appartamento di uno di questi soci truffati, che nemmeno sapeva
di essere entrato in una case in edilizia convenzionata.
Ha già pagato 215 milioni di euro e
ora ne dovrebbe pagare altri, alla cooperativa San Paolo, i cui
vertici sono oggi indagati.
Ma sono sereni: nel 2012 il pm stava
già archiviando e ora sono in attesa che tutto finisca in niente.
Il loro caso è di edilizia
convenzionata, senza essere vincolati dal vendere a prezzi
calmierati: tutto questo è grazie ad un prezzo di carta scritto da
un dirigente del comune che dà ragione alla cooperativa.
L'ing. Andreangeli ha cambiato idea,
in pochi mesi, nel 2012: si scopre poi che questo dirigente ha preso
una casa da una cooperativa che ha costruito a Spinaceto, con
una convenzione col comune scritta da lui stesso.
Nessun conflitto di interesse, sostiene
il dirigente: non aveva diritto a comprare una casa in edilizia
convenzionata avendo già una casa, che l'ha pure comprata ad un
prezzo vantaggioso.
Un'altra delibera ha comportato
l'aumento dei prezzi di questa edilizia: quella che permette di
rivendere le case a prezzo di mercato (senza nessun prezzo massimo di
cessione).
Solo a settembre è uscita una sentenza
che stabilisce che i vincoli dei prezzi rimangono in vita finché
vale la convenzione: ma a Roma fanno tutti così, gli appartamenti
venivano venduti a prezzo di mercato.
Anche i membri dei servizi segreti,
dell'antiterrorismo sono stati fregati in questo modo: dovevano
pagare un prezzo calmierato e invece si sono trovati a pagare il
doppio. In prefettura non sono riusciti a parlare con nessuno.
A Torresina i costruttori hanno
costruiti anche più del progetto approvato: c'è almeno una
palazzina in più con due piani in più, affittati a prezzo di
mercato e a gente che non ne avrebbe diritto.
Come è stato possibile? I costruttori
non hanno nemmeno pagato gli oneri di urbanizzazione, non hanno
completato le strade, le fogne, l'illuminazione. Tutto in divenire …
Area monte Stallonara: 400mila
metri cubi di cemento, su una zona senza oneri di urbanizzazione
anche qui. Niente strade, fogne non allacciate.
Sanno queste cose in comune o in
regione Lazio?
Tutti i piani di zona sono in queste
condizione, sin dal 1999: per assegnare le case sono necessarie le
carte per l'idoneità. Ma a Castel Verde mancano ancora, dopo tanti
anni: in assenza dell'agibilità le case dovrebbe essere chiuse,
anche se già abitate.
Altra abitudine dei piani di zona:
ingegneri e architetti chiedono l'agibilità dei piani di zona a fine
lavori, senza fare controlli.
Ci sono casi di direttori dei lavori
che non hanno mai controllato i cantieri e anche nessun controllo da
parte della regione sui lavori: così senza controlli, metà dei
piani di zona sono fuori dalle regole.
Ma le sanzioni non sono mai arrivate:
l'avvocato Perticaro racconta che le sanzioni sono molto alte, si
dovrebbe arrivare anche al ritorno delle case al comune e coi soldi
delle multe si sistemerebbero le casse del comune.
Tutta questa vergogna è emersa
grazie al lavoro di un assessore del comune, nel 2013: Marco Corsini
chiese al IX dipartimento le carte di come venivano date le
convenzioni.
Le carte mancavano o non erano
disponibili: c'è stata una carenza dei controlli, mancavano gli atti
applicativi delle convenzione, nessun piano aveva mai rispetto le
regole del comune, sui prezzi.
Federico Ruffo è andato in questo
ufficio: sono sottodimensionati, dice un impiegato, fare le cause
alle cooperative costa tempo. Anche se si ha l'impressione che le
cause non si siano fatte per non scontentare i costruttori.
Il contributo pubblico non veniva
usato per scontare il prezzo agli inquilini: i soldi pubblici
sono finiti direttamente ai costruttori senza che fossero destinati
all'uso sociale.
La partita dell'edilizia convenzionata
è in mano al prefetto Tronca: nel frattempo i sfratti vanno avanti,
con tanto di agenti in tenuta antisommossa.
I criminali non stanno in quelle case,
però.
La situazione di Milano.
A Milano ci sono 10mila case sfitte
e 20mila persone in attesa di una casa.
E lo stato delle case pubbliche è
decadente: il comune paga per tenere queste case che rimangono vuote,
senza che siano ristrutturate e con la gente che rimane per strada o
in macchina a dormire.
Ci sono appartamenti ma anche altri
spazi abbandonati: ex asili, ex spazi commerciali, che ora il comune
vorrebbe dismettere per fare cassa.
In realtà è una svendita di beni
pubblici, perché alla fine il prezzo è inferiore a quello del
costo.
Milano è la città delle eccellenze,
ma non nel settore delle case pubbliche, racconta la portavoce degli
inquilini delle case pubbliche. Nemmeno a Milano si riesce a
soddisfare la richiesta di case pubbliche: Aler, l'azienda delle
case pubbliche, avrebbe dovuto gestire questo patrimonio.
In questi anni è stata colpita da
inchieste della procura e della corte dei conti, per assunzioni
clientelari e spese esagerate, speculazioni non necessarie.
Il DG era Domenico Ippolito, che non si
lascia intervistare: oggi a capo dell'Aler è l'ex prefetto Lombardi
che conferma la vendita di case, per i bisognosi, per ripianare i
conti.
Conferma anche che nel passato le
svendite sono state un flop … Oggi la gestione delle case del
comune è nelle mani di MM, metropolitane milanesi.
La prima cosa che ha fatto il nuovo
gestore è stata un'anagrafica delle case: sono consapevoli dei costi
degli sfratti, dei costi degli sgomberi, delle occupazioni illegali.
Sanno anche che il focus è essere
veloci nell'assegnare le case, per evitare occupazioni e code nelle
domande di casa.
Serve ristrutturare queste case sfitte:
servono 43ml di euro l'anno, altri milioni per ristrutturazioni
straordinarie per arrivare a 100ml. Che soluzioni ci sono ad oggi?
Che ne dicono i candidati?
Servono soldi aggiuntivi per sistemare
questi alloggi, prima che anche a Milano scoppi la bomba degli
sgomberi.
Basterebbe smetterla con la
costruzione di edilizia di lusso, in pieno centro di Milano: case
e grattacieli di lusso che rimangono poi invendute...
La guerra per la casa a Roma.
A Roma 30mila persone sono alle prese
con l'emergenza abitativa.
Il fallimento delle politiche abitative
porta agli sgomberi, ai milioni persi, al disagio delle persone, alle
forze dell'ordine impegnate in queste operazioni.
Dalle code per l'assegnazione delle
case, assegnate col contagocce, dopo anni.
Lo sportello informazioni è blindato,
perché l'esasperazione delle persone si è sfogata con gli
impiegati.
La gente andava a vivere nei
residence, con gli affitti pagati a caro prezzo dal comune:
alcuni di questi soldi sono finiti poi alla coop di Buzzi, quello di
Mafia capitale, per servizi di portierato.
A Campo farnia il comune paga più di
un milione ogni anno, per la gestione del residence: faceva in tempo
a comprarne due di palazzine come queste.
La giunta Marino aveva pensato al
buono casa: il cittadino si doveva trovare casa e il comune si
impegnava a pagare l'affitto per 4 anni. Ma rimane sempre una
soluzione in cui si danno soldi al privato.
Anche a Roma ci sono appartamenti
vuoti, dell'ATER, società del comune: a San Basilio si
trovano almeno 30 appartamenti chiusi, non assegnati.
Il comune risponde che non c'è il
personale per assegnare le case …
A Casal Monastero ci sarebbero
40 appartamenti vuoti, non assegnati: Franco Mazzetto (nuovo DG
dell'ATER) spiega che tenerli vuoti costa troppo al comune, il piano
è assegnarne 4 o 5 all'anno.
Il comune ha comprato case popolari in
una zona vicino a discariche: gli inquilini sono stati costretti ad
entrare in queste case, 150 appartamenti di edilizia privata comprati
dal comune di Roma, sindaco Alemanno. Nessun privato voleva
comprarle, a quel prezzo e con quella puzza.
L'altro scandalo è la manutenzione
delle case pubbliche: soffitti con l'infiltrazione dell'acqua,
che crollano, tutti i lavori di risistemazione sono a carico degli
inquilini perché il comune risponde che non ci sono soldi...
In Italia siamo indietro nella
classifica degli alloggi popolari: dopo decenni, col governo Renzi
siamo arrivati ad uno stanziamento da 493 ml da spendere in 4 anni,
per alloggi sfitti e per la sistemazione dell'esistente.
Niente però per la costruzione di
nuove case e niente nemmeno per gli appartamenti privati sfitti: a
Parigi il comune, avendo un diritto di prelazione, si compra gli
appartamenti sfitti e li riaffitta a prezzo calmierato, per gente
che non ha stipendi alti.
Qualcosa si potrebbe fare, basterebbe
avere la volontà politica di investire in edilizia pubblica (e non
solo nelle grandi opere, nell'edilizia privata di lusso).
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