08 marzo 2016

Buon 8 marzo 2016


Domenica scorsa Blob ha dedicato l'intera (mini) puntata alle donne, in anticipo con le celebrazioni (anche un po' ipocrite) per la giornata delle donne.
Era una lunga carrellata di episodi di cronaca, donne uccise dal compagno, dal marito, dall'ex marito.
Delitti che il giornalista, composto ed educato, chiamava ancora delitti passionali.
Non c'è nulla di passionale in un femminicidio (formula brutale che si usa in questi casi).

Anche di questo bisognerebbe parlare oggi, in questo 8 marzo, festa delle donne, che spesso si riduce nel regalo di una mimosa da uno degli ambulanti per strada.
Delitti per ignoranza, per egoismo, per vigliaccheria di noi maschi.
Oggi, 8 marzo 2016, bisognerebbe raccontare dei diritti che ancora mancano, degli stipendi non allineati tra maschi e femmine, degli asili che mancano per dare la possibilità alle mamme di riprendere il lavoro.
Dei centri antiviolenza che non ci sono, i posti letti che mancano (dovrebbero essere un posto ogni 6000 abitanti, così dice la direttiva europea, ma purtroppo non stiamo parlando di banche). Dei finanziamenti ai centri per le donne maltrattate che mancano.
Così succede che non si denuncia, che si tiene tutto dentro, fuori rimangono solo i lividi.

Elisabetta Ambrosi sul Fatto Quotidiano:
Parla con amarezza Nadia Somma, fondatrice e attivista del centro antiviolenza “Demetra donne in aiuto” di Lugo, che aderisce all’associazione nazionale D.i.Re–Donne in Rete contro la violenza. “DI LEGGI –prosegue –ne abbiamo abbastanza, dunque non ne servono di ulteriormente repressive. A non funzionare invece è il sistema di interventi e la rete di istituzioni che dovrebbero intervenirea protezione della donna: inadeguata preparazione e mancanza di competenze da partedi operatori delle forze dell’ordine, del personale dei servizi sociali e a volte anche dei magistrati, da un lato; mancanza di strutture che sostengano le donne nei percorsi di uscita dalla violenza –centri antiviolenza, appunto, e case rifugio – dall’altro”.
“Secondo una direttiva europea –continua Somma– ci dovrebbe essere un posto ogni7.500 abitanti per le donnemaltrattate,quindi noi do-vremmo avere circa 6.000 po-sti: invece ne abbiamo 5 o 600.Ma il primo passaggio permettere in sicurezza una don-na è allontanarla dalla casa do-ve il maltrattante può avvici-narla e metterla in una casa ri-fugio. Se queste mancano ladonna viene lasciata sola espesso muore ammazzata.Pensi che ci sono intere regio-ni, come Valle d’Aosta e Mo-lise, senza un centro antivio-lenza, o altre, come la Calabria,che ne hanno appena due”.
Buon 8 marzo 2016. E anche 9 marzo, 10 marzo .. 

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