Oggi è previsto l'ennesimo vertice europeo sulla questione dei profughi.
Per l'Europa, intesa come presidenti dei consigli eurpei, capi di stato, presidenti dell'unione, l'importante è incontrarsi, proporre agente e buoni propositi (le quote di accoglienza) più che risolvere i problemi.
Forse oggi si parlerà delle barriere che i paesi stanno alzando al loro interno. Forse si parlerà della Turchia, delle sue continue richieste di soldi per tenersi i profughi senza che sbarchino sulle nostre coste (o che si mettano a guadare fiumi).
Con che faccia no europei chiediamo il rispetto agli stati membri dei vincoli (fiscali ed economici) quando non sappiamo imporre il rispetto dei diritti civili ad un paese come la Turchia cui stiamo delegando i compiti dello sceriffo cattivo?
Con che faccia ci presenteremo noi italiani, che da una parte chiediamo di rivedere il trattato di Dublino e dall'altra decide (per scelta del suo ministro dell'Interno) di prendere con la forza le impronte digitali ai migranti?
Che idea ha l'Europa dei profughi, di coloro che scappano dalle guerre? Un fastidio da nascondere nei grandi hub di cui dovrebbe essere costellato tutto il sud Europa (Italia compresa?).
Che differenza ci sarebbe allora, tra la civilissima Europa e l'Egitto di Al Sisi, dove gli oppositori spariscono nel nulla?
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