Le ultime pagine del libro di Aldo Giannuli Come funzionano i servizi segreti .
Come evolverà il rapporto tra democrazie (ovvero i nuclei cesarei del potere) e potere di condizionamento dei servizi di intelligence?
I caratteri di globalità e asimmetricità e clandestinità che va assumendo il conflitto determinano una condizione in cui è difficile, se non impossibile, distinguere tra stato di pace e stato di guerra, quantomeno da un punto di vista sostanziale.
Cessa la distinzione fra guerra-azione e guerra-stato, anzi resta solo il primo dei due termini mentre l'altro si dilegua.
Degli anni cinquanta fino agli anni ottanta, tale situazione era definita "guerra a bassa intensità", ma, allo stato di cose attuale, questa definizione è ancora attuabile?
Il rischio delle attuali tendenze è che, paradossalmente, i servizi di informazione e sicurezza diventino la principale ragione di insicurezza dell'ordine internazionale. D'altra parte, una pura e semplice abolizione dei servizi, tornando allo status quo ante alla Prima Guerra Mondiale non è pensabile, quantomeno in un tempo politicamente prevedibile.
Se uno stato dovesse deciderlo unilateralmente sarebbe rapidamente travolto. D'altra parte è illusorio pensare a una decisione simultanea e generalizzata , e più ancora lo è pensare che il potere politico possa realmente tenere a freno la tendenza dei rispettivi servizi a rispondere colpo su colpo, alimentando la spirale che che sembra già iniziata.
Una situazione del genere esige una profonda rigenerazione degli organismi internazionali e un loro ruolo di controllo e condizionamento ben più efficace di quello attuale. Richiede una revisione degli assetti istituzionali e un ripensamento dei meccanismi di controllo sui servizi; forse anche una diversa formazione dei suoi operatori che valorizzi adeguatamente la componente etica ma senza attendersi miracoli che la morale non ha mai fatto.
Occorre soprattutto che la politica cambi passo e che i governanti accettino di misurarsi sul terreno dei cambiamenti epocali in atto, sottraendo all'intelligence la dimensione della decisione di lungo periodo e riappropriandosene.
Quello che, d'altra parte, impone un doverso atteggiamento dell'elettorato, che sia fondato sulla consapevolezza dei reali interessi della comunità nazionale. Ciò esige la nascita di una cultura politica di massa molto più attenta alla sfera dell'intelligence e delle sue peculiari dinamiche. E forse quella potrebbe essere la misura di controllo più efficace.
[..]
Oltre due secoli fa, la storia nacque come scienza repubblicana che riportava in terra le radici di un potere che si pretendeva divino. Oggi si avverte l'esigenza di una snuova storiografia repubblicana che torni ad affrontare la sua lama nella critica del potere esistente e dei suoi processi storici che lo hanno prodotto.
Come funzionano i servizi, Aldo Giannuli, pagine 337-338.
Il sito di Aldo Giannuli
Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
La scheda del libro sul sito della casa editrice "Ponte delle Grazie"
Technorati: Aldo Giannuli
Come evolverà il rapporto tra democrazie (ovvero i nuclei cesarei del potere) e potere di condizionamento dei servizi di intelligence?
I caratteri di globalità e asimmetricità e clandestinità che va assumendo il conflitto determinano una condizione in cui è difficile, se non impossibile, distinguere tra stato di pace e stato di guerra, quantomeno da un punto di vista sostanziale.
Cessa la distinzione fra guerra-azione e guerra-stato, anzi resta solo il primo dei due termini mentre l'altro si dilegua.
Degli anni cinquanta fino agli anni ottanta, tale situazione era definita "guerra a bassa intensità", ma, allo stato di cose attuale, questa definizione è ancora attuabile?
Il rischio delle attuali tendenze è che, paradossalmente, i servizi di informazione e sicurezza diventino la principale ragione di insicurezza dell'ordine internazionale. D'altra parte, una pura e semplice abolizione dei servizi, tornando allo status quo ante alla Prima Guerra Mondiale non è pensabile, quantomeno in un tempo politicamente prevedibile.
Se uno stato dovesse deciderlo unilateralmente sarebbe rapidamente travolto. D'altra parte è illusorio pensare a una decisione simultanea e generalizzata , e più ancora lo è pensare che il potere politico possa realmente tenere a freno la tendenza dei rispettivi servizi a rispondere colpo su colpo, alimentando la spirale che che sembra già iniziata.
Una situazione del genere esige una profonda rigenerazione degli organismi internazionali e un loro ruolo di controllo e condizionamento ben più efficace di quello attuale. Richiede una revisione degli assetti istituzionali e un ripensamento dei meccanismi di controllo sui servizi; forse anche una diversa formazione dei suoi operatori che valorizzi adeguatamente la componente etica ma senza attendersi miracoli che la morale non ha mai fatto.
Occorre soprattutto che la politica cambi passo e che i governanti accettino di misurarsi sul terreno dei cambiamenti epocali in atto, sottraendo all'intelligence la dimensione della decisione di lungo periodo e riappropriandosene.
Quello che, d'altra parte, impone un doverso atteggiamento dell'elettorato, che sia fondato sulla consapevolezza dei reali interessi della comunità nazionale. Ciò esige la nascita di una cultura politica di massa molto più attenta alla sfera dell'intelligence e delle sue peculiari dinamiche. E forse quella potrebbe essere la misura di controllo più efficace.
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Oltre due secoli fa, la storia nacque come scienza repubblicana che riportava in terra le radici di un potere che si pretendeva divino. Oggi si avverte l'esigenza di una snuova storiografia repubblicana che torni ad affrontare la sua lama nella critica del potere esistente e dei suoi processi storici che lo hanno prodotto.
Come funzionano i servizi, Aldo Giannuli, pagine 337-338.
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