08 gennaio 2010

Il corso delle cose di Andrea Camilleri

"La paura gli storceva la bocca; non ebbe perciò da cambiare espressione quando l'insostenibile pressione del terrore gli aprì la strada a una rabbia furiosa che gli fece lacrimiare gli occhi, serrare i pugni.
- Figli di tria, luridi figli di Troia - singhiozzò ammunciando la faccia sul cuscino.
Comprendeva nell'ingiuria lanciata al segreto nemico tutti i conoscenti, tutti i paesani che gli parve si affollassero attorno in un incubo di occhi, di facce di mani: non una voce si era alzata a domandare, dopo gli spari, cosa fosse successo - e si che, presi di sopresa nel primo sonno, dovevano aver fatto salato tanto da impicciarsi al soffitto; non un passo aveva suonato nella piazza - e si che ogni giorno si gettavanno a pascersi, mosche sulla merda, dei fatti degli altri, fino a farsi scoppiare la pancia.
Niente, un silenzio, era proprio il caso di dirlo, di tomba.
Lo cuoceva assurdamente, assai più della morte che l'aveva sfiorato, questa indifferenza della gente che l'aveva in un attimo fatto estraneo, escluso dai rapporti umani. Poteva starsene ancora lì, davanti al portone, ad annegare nel suo sangue, a scongiurare macari anche il colpo di grazia, e nessuno si sarebbe cataminato. Fino a matina, fino a quando lo spazzino o carrettiere di passaggio avrebbero finto di tirare un grido di spavento, perchè anche loro dovevano aver sentito i colpi, i figli di buttana.
Ma che ho fatto, che ho fatto? "
"Il corso delle cose" pagine 26-27

A Vito, un'improvviso colpo di lupara, sconvolge un'esistenza tranquilla, passata come un'ombra, cercando di non dar fastidio a nessuno, e a non prendere partito.Chi fu? E perchè?"Il corso delle cose", un romanzo ambientato nella Sicilia del dopoguerra, racconta proprio di questa realtà contorta e confuso, dove tutto sembra sfuggire ad una osservazione dall'esterno.
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