Ho seguito parte de L'infedele di ieri sera dove si parlava del valore del lavoro, dello stipendio dei manager e del futuro che ci aspetta.
Dopo un preambolo sul siluramento di Profumo in Unicredit ci si è spostato sul caso Marchionne - Pomigliano.
Si è partiti dall'articolo della Costituzione:
“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sè e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” (Costituzione italiana, art. 36)
E' giusto o sbagliato che Marchionne guadagni più di 400 volte l'operaio meno pagato di Pomigliano?
Mi ha colpito la risposta acida che, col sorriso sulle labbra, l'amministratore delegato ha dato (a propostio del suo stipendio) ai giornalisti nella conferenza stampa :
«Voglio rispondere alla domanda che mi hanno fatto fuori», ha detto Marchionne riferendosi al presidio di alcune organizzazioni sindacali davanti al Lingotto, «se sia giusto che io venga pagato 400 volte il salario più basso di questa azienda. Intanto la relazione è sbagliata, perché bisogna fare il calcolo su un salario medio pagato dalla Fiat in tutte le parti del mondo. A parte questo, io vorrei sapere quante di queste persone sono disposte a fare questa vita qui. Domandi quando è l'ultima volta che sono andato in ferie e poi ne parliamo».
Un pò poco come risposta, come argomentazione mi sarei aspettato di più da una persona che guadagna milioni di euro all'anno.
Perchè gli operai (collegati allo studio) potevano rispondergli che magari anche l'AD poteva provare, per una volta, a fare la loro vita.
Che con uno stipendio di poco superiore ai mille euro, con mutuo e figli (e anche la cassa integrazione), non è facile nemmeno per loro organizzare una vacanza.
In ogni mi piace pensare che M. , avedo dato valore aggiunto all'azienda per cui lavora, se lo meriti lo stipendio: ha dato benefici a tutti gli azionisti, ha fatto aumentare le vendite e tenuto aperti gli stabilimenti e posti (perchè l'azienda sono anche gli operai, non solo l'AD).
Purtroppo ci si concentra troppo sugli aspetti quantitativi (produzione, profitto, guadagni, bonus) e non su quelli qualitativi: da una parte si cerca il salario a minor prezzo e a minori vincoli per le imprese. Dall'altra si dice che senza le imprese non c'è nemmeno il lavoro. E se non c'è lavoro è un problema per tutti e che dunque siamo sulla stessa barca.
Ma forse, se guadagni milioni e non migliaia, hai un posto migliore sulla barca. E, anche, se non ci sono più imprese, non ci saranno più nè confindustria nè ministeri per lo sviluppo.
E nemmeno le tasse sul lavoro.
Sempre Marchionne:
Il problema, ha continuato, è che «si parla sempre di diritti e mai di doveri. Bisogna volere bene a questo Paese e rimboccarsi le maniche per lavorare. Io stamattina quando sono arrivato alle sei e mezza non mi sono preoccupato se i miei diritti erano stati rispettati, sono andato a lavorare. Non possiamo - ha proseguito - fare discorsi provinciali per gestire un'azienda che ha ambizioni e posizioni globali. Sono due cose completamente diverse. Quindi quando sento questi discorsi, anche da gente che storicamente ho sempre rispettato intellettualmente, mi dà un grandissimo fastidio ma mi dispiace anche. È tutto lì, non è tanto complicato il discorso. Il problema è che bisogna andare fuori dall'Italia. Uno va in giro, si guarda intorno e torna con le idee molte più chiare».
Questi discorsi di voler bene alla patria, di rimboccarsi le maniche, della competizione con i paesi a meno diritti, mi hanno stancato.
Vada Marchionne in Germania a vedere come lavorano e che stipendio prendono i lavoratori tedeschi.
Vada in Francia, a vedere se lì, il livello di evasione fiscale è pari all'Italia.
In attesa di una risposta, ci sono altri casi di riorganizzazioni/licenziamenti: Finmeccanica, Alitalia, Eutelia ...
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