17 settembre 2010

L'Italia in presadiretta, di Riccardo Iacona

Dovremmo essere grati a giornalisti come Riccardo Iacona (e i giornalisti di Report, e i giornalisti di Annozero ..) per il lavoro che svolge: raccontare del paese che spesso non appare sulla televisione. E dunque (poichè la maggioranza degli italiani si informa proprio grazie alla televisione) di quella parte del paese che non esiste.

Come i profughi dalle guerre in Africa o in Afghanistan che, dopo un viaggio terribile , dopo le prigioni e le torture liche dell'amico Gheddafi, vengono respinti davanti alle nostre coste. E rispediti ad un paese che non rispetta la Convenzione sui rifugiati (del 1951).
Quello che la televisione e i media vicini alle forze di governo hanno presentato come un successo, la risoluzione di una emergenza (su cui si so sono dati tanti numeri), è stata in realtà un'opera di speculazione politica, fatta per convincere un popolo di telespettatori (e non di cittadini informati).

Le famiglie vittime del terremoto dell'Aquila: altro miracolo berlusconiano, del governo del fare (ma non importa come e a che prezzo).
Preasa Diretta ha raccontato di come sia facile (troppo facile) aggirare le regole per costruire senza rispettare le norme antisimiche in alcune regioni d'Italia (il Genio civile di Cosenza se la ricorderà bene ..).
Iacona ha mostrato come il progetto Case sia servito solo per creare consenso, per mostrare quanto fosse stato bravo a dare delle belle case ai terremotati: peccato che siano costate tanto, siano lontane dal vecchio centro abitato (creando problemi di coesione sociale alle famiglie), e che dopo mesi ancora erano tante le persone in tenda o negli hotel. Sarebbe stato meglio costruire case prefabbricate, ma forse lo spettacolo non sarebbe stato all'altezza del telespettare.

La giustizia che non funziona: per la carenza del personale, dei magistrati (specie in provincie di Italia ad alta concentrazione mafiosa o di ndrangheta). Per le troppe leggi che sono state fatte in modo disorganico, per impedire una processo "breve" (ma non amnistie) o una riduzione dei costi. E una giustizia che non funziona significa che ci sono persone che non ricevono giustizia: quando i processi vanno in prescrizione, quando una causa civile ti costa anni di fatiche.
E questo mentre si approvano da parte della casta politica leggi per imbavagliare i magistrati e i giornalisti, per ammazzare i processi, per rendere sempre più impuniti una piccola fascia di italiani.
Quanto è facile evadere in Italia? Anche questo ci ha raccontato Iacona e i suoi collaboratori.

Il partito del cemento: chi se lo ricorda più il rapporto Barbieri, sulla mappa delle zone a rischio sismico (tra cui tutto l'arco appenninico e molte regioni del sud)? Nessuno: nè i politici di Roma (quelli del piano case in barba a tutte le leggi), nè gli amministratori di regione, provincia o comune.
Nemmeno i costruttori edili senza scrupoli, quelli che mettono sabbia nel cemento armato, che non mettono i tondini nei piloni, quelli delle costruzioni abusive (tanto poi si condona tutto, specie sotto campagna elettorale, vero ministro?): il partito del cemento tra l'altro spesso mette assieme la criminalità organizzata (come la ndrangheta), politici compiacenti (e sensibili al denaro). Anche per questo è bene sapere avere leggi chiare e controlli scrupolosi.
Ma queste cose non si raccontano in televisione: deve dircelo Presadiretta (e poche altre trasmissioni) che i terremoti non sono predicibili con precisione, ma che si costruisce male, è inutile piangere sulle tragedie.

La ndrangheta in Calabria: un mostro con una faccia crudele nascosta dietro una facciata di piccoli imprenditori, funzionari in giacca e cravatta.
Un mostro che ha un giro d'affari da 44 miliardi di euro e che giorno dopo giorno inquina la nostra economia (prendendosi pezzi di industrie, di attività commerciali) potendo disporre di una marea di soldi.
La lotta alla 'ndrangheta, la lotta per riprendersi il controllo del territorio dovrebbero essere in cima all'agenda della politica. Altro che processo breve, tagli alla giustizia e indulti. Eppure, in televisione si parla di ndrine e locali solo quando scappa il morto, quando viene piazzata una bomba davanti casa di un magistrato. Eppure la ndrangheta (come Cosa nostra, come la Camorra) esistono tutti i giorni e tutti giorni fanno estorsioni, commerciano in droga con i cartelli colombiani, riciclano soldi nelle loro attività apparentemente "pulite".
La puntata "ndranghetisti" ci ha mostrato quanto fosse estesa la potenza dei clan. E quanto i calabresi (ma anche i cittadini dell'hinterland milanese), siano sottomessi a questo cancro.

La scuola tagliata: dietro la bugia del voler creare una concorrenza virtuosa tra privato e pubblico, si nasconde un'operazione di svilimento della scuola pubblica. Studenti meno preparati, significa avere poi persone che avranno meno chance di entrare e primeggiare nel mondo del lavoro e soprattutto cittadini meno consapevoli. E questa la scuola che vogliamo: oggi, all'apertura delle scuole si parla di scuole senza banchi, bambini che si devono portare dietro tutto da casa, di famiglie che devono pagare un extra per il materiale scolastico. Ma anche di scuole fatiscenti e poco sicure.
E domani? Ci dimenticheremo tutto? Iacona ci ha mostrato il paradiso di una scuola pubblica a Stoccolma, nel quartiere più povero: quella scuola in quel quartiere è diventata una delle più attrezzate con i migliori insegnati (altro che i precari della scuola con paghe da fame). Questo è quello che fa la politica (di destra) che funziona.

Il problema della casa: le occupazioni abusive da parte di famiglie che non hanno disponibilità economica; città che si svuotano, perchè si costruiscono solo case per ricchi, non edilizia convenzionata di qualità e per tutti.
In Italia il prezzo delle case lo stabilisce il mercato, ovvero (specie nelle grandi città) i pochi "palazzinari", con forti agganci politici (come ha raccontato il libro "La colata"). Così abbiamo i quartieri satelliti fuori Roma, senza servizi, che costringono le persone a lunghe code per strada.
Quelle che noi chiamiamo emergenze (emergenza casa, emergenza inquinamento, emergenza traffico), sono in realtà problemi che all'estero sono affrontati e risolti. Succede laddove la politica si occupa dei problemi di tutti: basta vedere Parigi, dove è il comune che stabilisce i prezzi, riqualifica le zone e guida lo sviluppo urbanistico. Ma se non te le racconta nessuno, non lo si saprebbe mai.

Infine l'acqua privatizzata: col voto di fiducia si è imposto ai comuni di dare ad aziende privati (che poi saranno le solite: Suez ..) la gestione dell'acqua. Garantendo loro pure i margini di guadagno.
Cosa succede laddove si privatizza, non lo racconta nessuno: se si crede alle favole dei giornali (pagati dalle imprese private che hanno forti interessi a spartirsi la torta) si pensa che la privatizzazione sia la panacea.
Non è così: andate ad Agrigento, nell'aretino, nel Lazio e vedrete. Poi andate nei comuni del biellese (Lega Nord) o nel milanese (centrodestra) e vedrete come il pubblico può gestire in eccelleza il servizio idrico.

Ma tutte queste cose (l'acqua, la casa, le speculazioni edilizie, la ndrangheta ..) vanno raccontate, così come le eccellenze nascoste del nostro paese.
Per non vivere in un paese delle favole, per non vivere come cittadini poco consapevoli: per non diventare cittadini poco liberi.
Tira una brutta aria nel paese: gli attacchi alla libertà di informazione testimoniano della volontà di soffocare le critiche (di chi governa), le voci di dissenso, la cronaca della realtà.
Possiamo scegliere allora: se essere informati e liberi, o continuare a vivere alla giornata, dicendo che le cose sono sempre andate così e così continueranno.


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