Si allarga l'area di zona franca, ovvero la zona all'interno della società in cui viviamo, in cui ci si può permettere di non rispettare le regole.
Dopo le fabbriche, dove ci dicono che non possiamo più permetterci le regole, i contratti nazionali, i controlli (perchè altrimenti le fabbriche chiudono e "Se non c’è la fabbrica non ci sono i diritti"), aziende che non intendono rispettare le sentenze del giudice del lavoro (e tengono gli operai fuori dalla fabbrica, e rescindono i contratti nazionali, e spostano all'estero ..), questa tendenza sembra iniziare a estendersi anche alle università.
Dopo le fabbriche, dove ci dicono che non possiamo più permetterci le regole, i contratti nazionali, i controlli (perchè altrimenti le fabbriche chiudono e "Se non c’è la fabbrica non ci sono i diritti"), aziende che non intendono rispettare le sentenze del giudice del lavoro (e tengono gli operai fuori dalla fabbrica, e rescindono i contratti nazionali, e spostano all'estero ..), questa tendenza sembra iniziare a estendersi anche alle università.
La protesta contro la Gelmini costa caro: i ricercatori dell'Università di Bologna che non terranno lezione saranno rimpiazzati da docenti a contratto. Lo ha deciso il senato accademico inviando un ultimatum che scadrà venerdì alle dodici: "Non possiamo permetterci di bloccare corsi fondamentali".
Ovvero, i ricercatori che da contratto non sono tenuti a fare didattica, sono in sciopero contro la riforma Gelmini.
E il rettore, anziché protestare contro i tagli della riforma, vuole seguire una politica tatcheriana, pur dando la propria solidarietà ai ricercatori.
Qualcuno deve pure aver pensato che sia un peccato non poter spostare la didattica universitaria in Serbia.
PS: a proposito di Serbia, lo sapevate che Marchionne è nel cda della Philip morris?
PS: a proposito di Serbia, lo sapevate che Marchionne è nel cda della Philip morris?
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