Quanto è forte e potente la ndrangheta? Cosa stiamo facendo per contrastarla? Per dare una risposta a queste domande, Riccardo Iacona e i giornalisti di Presa Diertta sono andati laddove si combatte questa guerra in prima linea. Un viaggio nel cuore della ndrangheta.
Da Roccella Ionica, per raccontare dell'arresto di 12 persone della famiglia Sorgiovanni, a Monasterace. Dove è in atto una faida tra due famiglie ndranghetiste che ha causato 17 morti in meno di due anni.
Passando per Marina di Gioiosa Ionica, dove comanda la famiglia Aquino; a Palmi, dove l'imprenditore Gaetano Saffioti vive sotto scorta da 8 anni per aver denunciato il racket nel settore edile.
Da Gioia Tauro, dove le società riconducibili alle ndrine danno da lavoro a migliaia di persone (e creano consenso, oltrechè affari e traffici).
A Gioia Tauro e dagli altri porti italiani broker del narcotraffico come Roberto Pannunzi hanno organizzato negli anni traffici per tonnellate di eroina e poi cocaina.
Ma l'inchiesta di Presa Diretta ha raccontato del radicamento delle cosche al nord: come a Lonate Pozzolo o S.Vittore Olona, dove il 14 luglio 2008 fu ucciso davanti un bar del paese Carmelo Novella (considerato il capo della ndrangheta al nord). Omicidio che seguiva altre morti di persone originarie di Platì, i fratelli Murano, e Giuseppe Russo.
S. Antonino è un paese poco lontano: qui sono molti gli abitanti che provengono da Cirò Marina: sono in tanti a considerare Vincenzo Rispoli, il boss di Legnano, solo un imprenditore che ha fatto del bene.
Come a Lonate, anche qui l'omertà nei confronti della giornalista che fa domande su persone dal cognome scomodo è palese. Non siamo né a Palermo né a Napoli, ma in Lombardia, però.
Dove la gente vota Lega, ha paura degli immigrati, ma poi si fa i fatti suoi davanti al racket, alle minacce, ai bar bruciati.
O magari agli escavatori saltati per aria: come accadeva secondo gli inquirenti a Buccinasco. Dove il clan Barbaro – Papalia è finito sotto processo dopo un'indagine sul radicamento dei clan nelle imprese dell'hinterland milanese nella movimentazione terra.
Il primo processo al nord in cui un imprenditore edile come Maurizio Luraghi è stato condannato (in primo grado) per concorso in associazione mafiosa.
Quest' estate c'è stata poi la vasta operazione in Lombardia con l'arresto di 300 persone anche nella Brianza, per una indagine sulla ndrangheta. Anche un imprenditore edile è finito in carcere: le indagini avrebbero mostrato l'esistenza di 16 locali, 500 affiliati e 160 aziende riconducibili alle ndrine.
Il viaggio di Presa Diretta finisce col racconto della strage di Duisburg (quando la Germania si accorse che le cosche della ndrangheta erano arrivate fin lì), per la faida che contrappone i Nirta Strangio contro i Pelle Vottari. Il processo non si è ancora celebrato.
Come in altre situazioni, emerge dalle interviste dei giornalisti ai parenti delle vittime la coesione familiare: ndranghetista è il nonno, il padre, il nipote. Sono i legami familiari a tenere unite le locali: legami che rendono ancora più difficile infiltrare le famiglie per sapere come sono organizzate e che giro di affari illeciti gestiscono.
Come in altre situazioni, emerge dalle interviste dei giornalisti ai parenti delle vittime la coesione familiare: ndranghetista è il nonno, il padre, il nipote. Sono i legami familiari a tenere unite le locali: legami che rendono ancora più difficile infiltrare le famiglie per sapere come sono organizzate e che giro di affari illeciti gestiscono.
Un clan familiare, dove ci si ritrova dentro gli affari di famiglia sin da piccoli e dai cui è difficile uscirne. Dove emerge anche il ruolo delle donne, a fianco del marito o del fratello (come la figlia di Rocco Papalia o Rosanna Barbaro) pronti a difenderli e a negare gli episodi criminali che sono stati attribuiti (alcuni processi non sono ancora andati a sentenza ).
Dove emerge al nord come al sud la potenza economica della ndrangheta, l'omertà che la circorda. Lo sfarzo delle ville delle famiglie che fa da contrasto con la povertà della Calabria.
Il palazzo dove vivevano i Sorgiovanni (una famiglia di imprenditori, con bar, macellerie e negozi di alimentari all'ingrosso) e il palazzo degli Aquino a 6 piani. Salvatore Aquino godeva di un appartamento di 400 metri quadri. La famiglia Pelle a S. Luca aveva una specie di fortino, con un locale nascosto usato per i giuramenti dei neo affiliati (davanti all'immagine della madonna di Polsi).
L'usuraio Gerardo Guastella girava in Ferrari per il paese: la gente se aveva un problema si rivolgeva a lui e non alla legge. E questo negli anni gli ha creato potere e consenso. Il potere di minacciare le persone in piazza e prenderle a schiaffi. Il potere di spostare pacchetti di voti per far eleggere il politico “giusto”.
“La ndrangheta è territorio suo .. si paga la tassa, non è il pizzo ” dice Saffioti: qui il controllo del territorio è loro. Loro (le famiglie degli Aquino, dei Pelle, dei Sorgiovanni...) decidono chi assumere enelel imprese, da dove comprare i materiali. Sono peggio dei terroristi, e bene informati dei tuoi movimenti bancari (peggio dell'FBI), perchè hanno amici nei comuni, negli assessorati e nelle banche. Soffiati è costretto a vivere recluso da 8 anni “io sono condannato a vita, la ndrangheta non dimentica”.
A combattere la ndrangheta ci sono persone come il colonnello dei carabinieri Valerio Giardina, l'autore del blitz di Roccella, responsabile degli arresti di Saverio Trimboli, Antonio Pelle e Antonio Belloco. Il colonnello Pasquale Angelosanto: alla domanda del perchè occorre combattere la ndrangheta ha dato questa bella risposta “maggiore è il contrasto, maggiore è la libertà del cittadino”. Per questo occorre combattere la criminalità organizzata: per garantire le libertà sancite dalla costituzione.
Il comandante Reda della GDF, spiegava come “la Calabria è l'ultima regione d'Europa.. la Calabria è povera ma i boss sono ricchi”. Testimonianza di come la mafia, la camorra, la ndrangheta portino solo povertà e miseria.
Secondo delle stime, il fatturato è di 44 miliardi di euro, per la maggior parte proveniente dal traffico di droga. Poi ci sono anche gli appalti, le imprese edili, il pizzo (perchè anche i picciotti devono mangiare, spiegava il procuratore Gratteri).
Il maresciallo D'Alessandro del Goa (la struttura a contrasto del traffico di stupefacenti nella Gdf), un archivio vivente ha visto diventare la n. la mafia più potente, capace di dare garanzie per la mafia ai catrelli colombiani; capace di ricevere carichi di droga dal sudamerica senza caparra, sulla fiducia. Pannunzi (il broker) gestiva carichi da 5-10000 kg di coca pura: meccanismo che non è stato interrotto dagli arresti.
Di fronte a questa potenza, chi sta in prima linea si ritrova a combattere una guerra con armi spuntate: i tagli del ministero colpiscono anche qua. Benzina ridotta, auto ferme, poca manutenzione. Pochi uomini nelle forze dell'ordine e pochi magistrati ad affiancare Nicola Gratteri nel suo lavoro.
Per non parlare dei disegni di legge che hanno contrastato la lotta alla mafia e non la mafia: le possibilità di patteggiamento, le prescrizioni, i cavilli. La legge sulle intercettazioni, il processo breve. Un brutto segnale. Le pene per i boss, quando vengono presi, sono ridicole: negli Stati Uniti, ad un piccolo trafficante ( per qualche kilo di roba) si danno 10-15 anni. Qui da noi, uno come Pannunzi (che trafficava in tonnellate) ha preso 18 anni ed è riuscito a scappare dall'ospedale.
Questo raccontano le persone di prima linea come Gratteri: “ma a tirarmi indietro non mi sentirei a posto con la coscienza”.
E le cosche al nord?
Qui mafia e ndrangheta sono arrivate dagli anni '70. E' il segreto di Pulcinella, la mafia al nord.
A Lonate, se domandi dei giri di estorsione, dei locali bruciati (perchè il gestore non voleva pagare) ti senti rispondere “a me quello che succede non interessa”. Al bar Moro la giornalista di Presa Diretta è stata quasi aggredita “state rompendo le balle”.
A Lonate, se domandi dei giri di estorsione, dei locali bruciati (perchè il gestore non voleva pagare) ti senti rispondere “a me quello che succede non interessa”. Al bar Moro la giornalista di Presa Diretta è stata quasi aggredita “state rompendo le balle”.
Il nipote del Murano ucciso nel 2005 a Lonate, spiegava che qui “sono gli stranieri che rovinano il paese”. Non i clan che fanno usura e estorsioni. Che entrano nelle imprese per aiutare ad uscire dalle difficiltà e poi piano piano se ne impossessano.
In un intervista anonima ad un ex barista si raccontava che qui tutti i locali pagano il pizzo se no vengono bruciati. Tutti sapevano, ma nessuno dice nulla: il paese è piccolo e tutti si conoscono: questa è gente che spaventa e uccide sul serio.
Come Mario Filippelli considerato il braccio armato della cosca tra Legnano e Lonate.
Come Ciccio Valle arrestato nel sud milanese: clan attivo nell'usura e riciclaggio: 15 persone del clan sono state arrestate questa estate.
Come i Barbaro Papalia, finiti sotto processo per la mafia di Buccinasco assieme all'imprenditore Maurizio Luraghi.
Ma una cosa ti raccontano i magistrati e i poliziotti che si occupano di queste storie: sono in pochi a denunciare. Al processo Barbaro, molti imprenditori hanno preferito fare scena muta al processo. I piccoli e medi imprenditori preferiscono non denunciare il pizzo. E succede che man mano, mese dopo mese, perdano il controllo della propria azienda. Specie di questi tempi dove le banche hanno stretto i cordoni dei finanziamenti. E così le cosche entrano nella nostra economia. Con i soldi sporchi, con le minacce alle persone, ai figli.
E partecipano agli appalti, siedono a fianco dei politici, gli organizzano le cene e i ricevimenti.
A volte conviene pagare il pizzo, mettersi a posto, fare affari con i clan: una convenienza che porta a breve vantaggi. La criminalità diviene blocco sociale, spiegava il procuratore Pignatone con Iacona. E la lotta alle mafie diviene anche una scelta, da che parte stare, da parte della società civile.
Ma non è nemmeno giusto che il peso di questa scelta debba essere portato, senza nessun aiuto, dalle persone che denunciano.
Perchè nessuno ha espresso solidarietà a Saffioti. Perchè Barbara Luraghi deve lavorare col terrore degli escavatori bruciati? Perchè chi ha un bar, in una zona controllata dai clan, deve vivere con la paura che la gente entri in casa a far del male?
La linea della Palma (come raccontava una volta Leonardo Sciascia) si è spostata, anche se a macchia di Leopardo, al nord.
Colpa dei tanti soldi cui la ndrangheta può fare affidamento (che aprono troppe porte). Colpa della politica troppo impermeabile. Degli amministratori locali che negano le cosche, negano i clan. Colpa della paura, per chi viene lasciato solo. Colpa anche di chi, nel mondo dell'informazione, ha preferito non vedere. Perchè non è questione di creare allarmismi o dare addosso alle comunità provenienti da certe città del sud.
E' solo , come spiegava il colonnello Angelosanto, una questione di democrazia e di libertà dei cittadini, al nord come al sud.
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