03 settembre 2010

Operazione Drago a Varese

Un altro segnale che putroppo tutta l'Italia è paese: l'operazione Drago a Varese, che ha portato all'arresto per usura Giuseppe Drago zu Pippo e della sua organizzazione, che avvicinava le vittime (piccoli imprenditori) in un bar di Busto Arsizio.

Da Varesenews:

Giuseppe Drago, nato nel '51 a Catania ma da sempre residente a Magnago, era soprannominato "Zu' Pippu" ed era il vero perno dell'organizzazione. Pluripregiudicato, condannato per reati di droga e per un tentato omicidio, Drago è stato anche tra gli indagati (anche se non fu condannato) dell'operazione "Infinito", una delle prime che rivelarono la presenza delle infiltrazioni mafiose nel nord Italia. Nell'inchiesta di questi giorni, è risultato che Drago trattava direttamente con le vittime, e questo era il punto vincente della banda. Nelle intercettazioni, i Carabinieri si sono resi conto, ad esempio, che mentre Drago si rivolgeva alle vittime con il "tu", queste a lui davano del "lei" o, addirittura, del "voi". Evidente, quindi, il tono di deferenza e rispetto e il potere di soggezione del capo sulle vittime dell'organizzazione.
Al "boss" si affiancava una rete di "intermediari" che agivano solo su specifica delega, gestendo di volta in volta le vittime che venivano loro assegnate nominativamente, ad esempio quando il capo trascorreva periodi di vacanza presso la sua abitazione di Lido delle Nazioni in provincia di Ferrara. A loro il compito di occuparsi delle operazioni di riscossione. Gli incontri avvenivano presso "uffici volanti", ma veniva preferita l'area all'esterno di un bar di Busto Arsizio.

La banda di usurai individuava le vittime prevalentemente tra piccoli imprenditori – talvolta a rischio di fallimento – e in nuclei familiari in gravi difficoltà economiche. A questi, dopo aver beneficiato di prestiti (da 4 a 60 mila euro), applicavano tassi che superavano il 20% mensile ed il 200% annuo. Complessivamente è stato verificato un volume d'affari pari ad oltre 500.000 euro. Oltre 30 sono le vittime accertate, quasi tutti imprenditori della zona.

In diverse occasioni i debitori, in preda alla disperazione, sono stati costretti a far contrarre ai propri familiari ulteriori debiti, oppure si sono dovuti rivolgere ad amici e parenti per ottenere denaro in prestito. Le richieste di denaro avevano un'accelerazione verso la fine di ogni mese, quando le "scadenze contrattuali" prevedevano il rientro degli interessi e/o dei capitali. Il sistema adottato dalla banda era quello tipico del "cappio usuraio": spesso i debiti venivano "prorogati" mediante il versamento dei soli interessi mensili, con l'effetto collaterale di prolungare "l'agonia" finanziaria della vittima, fino a portarla alla cessione dell'attività. Molte delle vittime, spesso non avevano neppure iniziato a pagare il capitale, che restava invariato mentre gli usurai incameravano gli esorbitanti interessi

Gli usurai proponevano anche metodi di pagamento alternativi: gli inquirenti stanno esaminando alcune compravendite di immobili di proprietà delle vittime, ceduti agli strozzini per pagare i debiti tramite operazioni fittizie. In altri casi i debitori sono stati costretti a prestazioni lavorative gratuite presso alcune imprese edili riconducibili all'organizzazione, sia come manodopera che come materiale. E proprio nel settore dell'edilizia avveniva il riciclaggio del denaro, sia attraverso imprese che attraverso false fatturazioni emesse tramite imprese compiacenti. Alcuni debitori, in corrispondenza delle scadenze, hanno anche cercato di sottrarsi all'azione assillante del "boss" e dei suoi "soci", non rispondendo più alle chiamate. Ma Drago è sempre stato comunque in grado di raggiungerli, per "ricordare" le condizioni da rispettare, aumentando così lo stato di totale sudditanza delle vittime.

Cemento, mafia, usura, senso di impunità in un territorio lontano dal sud. Uno scenario che non è isolato: a luglio, in brianza, c'era stata la maxi operazione con i 300 arresti per ndrangheta.

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