Le perquisizioni in corso alla sede del Giornale, nell'ambito dell'inchiesta sul presunto "dossieraggio" alla presidente di Confindustria, mi fanno pensare due cose.
Dove finisce la libertà di stampa e inizia la libertà di infangare i nemici?
Ci si può appellare sempre alla libertà di stampa e contemporaneamente querelare i giornali avversari, zittirli con la legge bavaglio, e mettere in piedi quella che è stata chiamata la "fabbrica del fango"?
Forse, come ci hanno spiegati altri prelati, tutto è relativo e va contestualizzato.
Se Il fatto scrive un articolo sui rapporti tra Schifani e alcuni mafiosi, è diffamazione.
Se i giornali del cavaliere a partire da fine luglio iniziano una campagna stampa su una casa abitata dal cognato del presidente della camera, basandosi su informazioni vecchie di mesi (ma tenute buone buone nel cassetto), allora si fa un servizio per i lettori (e soprattutto specie per l'utilizzatore finale).
Se Annozero parla della Casa di Montecarlo .. uffa che palle ... E quella contro Annozero, Vauro, Travaglio non è censura, ma ricerca del contraddittorio.
Dice Cicchito:
"Siamo molto curiosi di vedere le reazioni di coloro che sono mobilitati per il disegno di legge sulle intercettazioni. Siamo ancor più curiosi di capire le ragioni e le conseguenze di una iniziativa che ha aspetti devastanti"
A maggior ragione allora, servono allora le intercettazioni.
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