L'attacco alle torri gemelle, 10 annifa, ha portato per la prima volta in America l'incubo del terrorismo:
scoprire quanto si può essere vulnerabili a casa propria. Una ferita
più dolorosa di Pearl Harbour, attacco che è avvenuto su un'isola
lontana. Più dei precedenti attacchi terroristici: come quello
avvenuto sempre al World Trade Center qualche anno prima, o quello
all'ambasciata americana in Tanzania.
Gli aerei si sono schiantati sotto gli
occhi delle telecamere, e le immagini sono state trasmesse milioni di
volte. Lo schianto, le fiamme, la gente intrappolata, i corpi che si
lanciavano in un estremo gesto di disperazione dalle finestre, il
crollo.
Tutto questo non si potrà dimenticare.
Tutto questo non si potrà dimenticare.
Non dimentichiamo nemmeno però del
come è successa, questa tragedia. Gli allarmi ignorati dall'FBI(Michael Maltbie, Marion Bowman e David Frasca) e dal ministro della giustizia (Ashcroft) e
dal consigliere alla sicurezza nazionale (Rice). Gli attentatori arrestati e
poi rilasciati (Zacarias Moussaoui). La difesa aerea che non è riuscita a
mobilitarsi in tempo per bloccare gli aerei. Tutto questo viene oggi
marcato come dietrologia.
Ma è vera dietrologia chiedere conto
dei tanti buchi neri delle ricostruzioni fatte dell'attentato? Ancora
non sappiamo come sono crollate le torri. Perchè è stato
autorizzato subito la riapertura da parte dell'EPA dei palazzi vicino
(per far riaprire Wall Street?). Cosa ha colpito il Pentagono.
Ci sono difficoltà oggettive a spiegare cosa è successo con i documenti ufficiali.
E poi c'è anche quello che è successo dopo. L'attacco all'Afghanistan, quando si sapeva che il vero obiettivo era un altro, l'Iraq. Su cui i falchi del Pentagono e dell'amministrazione Bush cercavano le prove per un collegamento con Al Qaeda e per le armi di distruzione di massa.
Se è offensivo per le vittime, tirare fuori le diverse teorie colpevolistiche (Bush sapeva?), è altrettanto offensivo non aver cercato da subito i colpevoli (per lo più sauditi) e lo smantellamento di Al Qaeda e Osama Bin Laden.
Anche Guantanamo, Abu Ghraib, la guerra fatta con la menzogna (la bufala del nigergate fabbricata dal nostro Sismi) le migliaia di morti militari e le migliaia di morti civili in Iraq e Afghanistan sono una ferita per l'America e per il mondo. Anche tutto questo non si potrà dimenticare.
Ci sono difficoltà oggettive a spiegare cosa è successo con i documenti ufficiali.
E poi c'è anche quello che è successo dopo. L'attacco all'Afghanistan, quando si sapeva che il vero obiettivo era un altro, l'Iraq. Su cui i falchi del Pentagono e dell'amministrazione Bush cercavano le prove per un collegamento con Al Qaeda e per le armi di distruzione di massa.
Se è offensivo per le vittime, tirare fuori le diverse teorie colpevolistiche (Bush sapeva?), è altrettanto offensivo non aver cercato da subito i colpevoli (per lo più sauditi) e lo smantellamento di Al Qaeda e Osama Bin Laden.
Anche Guantanamo, Abu Ghraib, la guerra fatta con la menzogna (la bufala del nigergate fabbricata dal nostro Sismi) le migliaia di morti militari e le migliaia di morti civili in Iraq e Afghanistan sono una ferita per l'America e per il mondo. Anche tutto questo non si potrà dimenticare.
L'11 settembre ci dovrebbe aver
insegnato che non si può portare avanti una politica basata sulla
guerra perenne, sull'utilizzo delle risorse del paese per costruire
armi, per costruire il clima di paura, per colonizzare gli altri
paesi. L'utilizzo del patriot act, della tortura, delle rendition, ha
reso il mondo più sicuro? Ha reciso le ragioni (e i finanziamenti)
del terrorismo?
Scriveva Orwell:
Scriveva Orwell:
“Pertanto la guerra, se la si giudica coi conflitti passati, è un'autentica impostura[..] Pur essendo fasulla, però, la guerra non è priva di significato. Essa divora i beni di consumo in eccedenza e consuma contribuisce a conservare quella speciale disposizione mentale di cui ha bisogno una società organizzata gerarchicamente. Come vedremo, la guerra oggi è un affare puramente interno. In passato i gruppi dirigenti di ogni paese potevano anche riconoscere gli interessi comuni e quindi limitare gli effetti devastanti della guerra, ma si combattevano sul serio: il vincitore saccheggiava sempre il vinto. Al giorno d'oggi nessuno combatte veramente contro un altro. Oggi i gruppi dirigenti fanno innanzitutto guerra ai propri sottoposti, e il fine della guerra non è quello di conseguire o impedire conquiste territoriali, ma di mantenere intatta la struttura della società.”
1984,
George Orwell pagina 206.
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