11 settembre 2011

11 settembre


L'attacco alle torri gemelle, 10 annifa, ha portato per la prima volta in America l'incubo del terrorismo: scoprire quanto si può essere vulnerabili a casa propria. Una ferita più dolorosa di Pearl Harbour, attacco che è avvenuto su un'isola lontana. Più dei precedenti attacchi terroristici: come quello avvenuto sempre al World Trade Center qualche anno prima, o quello all'ambasciata americana in Tanzania.

Gli aerei si sono schiantati sotto gli occhi delle telecamere, e le immagini sono state trasmesse milioni di volte. Lo schianto, le fiamme, la gente intrappolata, i corpi che si lanciavano in un estremo gesto di disperazione dalle finestre, il crollo.
Tutto questo non si potrà dimenticare.

Non dimentichiamo nemmeno però del come è successa, questa tragedia. Gli allarmi ignorati dall'FBI(Michael Maltbie, Marion Bowman e David Frasca) e dal ministro della giustizia (Ashcroft) e dal consigliere alla sicurezza nazionale (Rice). Gli attentatori arrestati e poi rilasciati (Zacarias Moussaoui). La difesa aerea che non è riuscita a mobilitarsi in tempo per bloccare gli aerei. Tutto questo viene oggi marcato come dietrologia.

Ma è vera dietrologia chiedere conto dei tanti buchi neri delle ricostruzioni fatte dell'attentato? Ancora non sappiamo come sono crollate le torri. Perchè è stato autorizzato subito la riapertura da parte dell'EPA dei palazzi vicino (per far riaprire Wall Street?). Cosa ha colpito il Pentagono.
Ci sono difficoltà oggettive a spiegare cosa è successo con i documenti ufficiali.

E poi c'è anche quello che è successo dopo. L'attacco all'Afghanistan, quando si sapeva che il vero obiettivo era un altro, l'Iraq. Su cui i falchi del Pentagono e dell'amministrazione Bush cercavano le prove per un collegamento con Al Qaeda e per le armi di distruzione di massa.

Se è offensivo per le vittime, tirare fuori le diverse teorie colpevolistiche (Bush sapeva?), è altrettanto offensivo non aver cercato da subito i colpevoli (per lo più sauditi) e lo smantellamento di Al Qaeda e Osama Bin Laden.
Anche Guantanamo, Abu Ghraib, la guerra fatta con la menzogna (la bufala del nigergate fabbricata dal nostro Sismi) le migliaia di morti militari e le migliaia di morti civili in Iraq e Afghanistan sono una ferita per l'America e per il mondo. Anche tutto questo non si potrà dimenticare.

L'11 settembre ci dovrebbe aver insegnato che non si può portare avanti una politica basata sulla guerra perenne, sull'utilizzo delle risorse del paese per costruire armi, per costruire il clima di paura, per colonizzare gli altri paesi. L'utilizzo del patriot act, della tortura, delle rendition, ha reso il mondo più sicuro? Ha reciso le ragioni (e i finanziamenti) del terrorismo?
Scriveva Orwell:
“Pertanto la guerra, se la si giudica coi conflitti passati, è un'autentica impostura[..] Pur essendo fasulla, però, la guerra non è priva di significato. Essa divora i beni di consumo in eccedenza e consuma contribuisce a conservare quella speciale disposizione mentale di cui ha bisogno una società organizzata gerarchicamente. Come vedremo, la guerra oggi è un affare puramente interno. In passato i gruppi dirigenti di ogni paese potevano anche riconoscere gli interessi comuni e quindi limitare gli effetti devastanti della guerra, ma si combattevano sul serio: il vincitore saccheggiava sempre il vinto. Al giorno d'oggi nessuno combatte veramente contro un altro. Oggi i gruppi dirigenti fanno innanzitutto guerra ai propri sottoposti, e il fine della guerra non è quello di conseguire o impedire conquiste territoriali, ma di mantenere intatta la struttura della società.”
1984, George Orwell pagina 206.

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