13 settembre 2011

Le mani inglesi sull'Italia


C'è ancora spazio per la ricerca da parte degli storici, dentro gli archivi dei servizi (come quelli degli archivi di Stato britannici di Kew Garden), sulle carte desecretate dei governi (presunti) alleati, per comprendere meglio cosa è successo in Italia, nella storia recente.

Lo dicono chiaramente gli autori de Il golpe inglese, Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella, nell'introduzione: dai cablogrammi, lettere, informative, analisi dell'intelligence che permettono di ricostruire un “golpe”, un colpo di stato durato mezzo secolo “il tentativo complesso e multiforme, per la durata e le tecniche utilizzate, attuate da una nazione straniera, la Gran Bretagna, per condizionare la politica interna ed estera di un altro paese. Con l'obiettivo di trasformarlo in una sorta di protettorato, una base da cui favorire e proteggere le proprie rotte commerciali, a cominciare dalla più strategica: quella petrolifera.” Nel libro si affrontano diversi episodi della nostra storia, dal delitto Giacomo Matteotti nel 1924 al rapimento di Aldo Moro nel 1978. Ma anche prima, iniziano le manovre di condizionamento: Benito Mussolini sarebbe “una creatura inglese a partire dal 1917”: ex leader socialista improvvisamente sposa la causa interventista a fianco dell'alleanza. Mussolini e l'amicizia con Churchill, Mussolini e il carteggio.

Matteotti sarebbe stato ucciso perchè aveva intenzione di rivelare in Parlamento delle tangenti pagate dagli americani della Standard Oil e la convenzione che il governo firmò con la Sinclair Oil (legata alla Standard Oil) che avrebbe leso gli interessi britannici.
Aldo Moro, come Enrico Mattei prima, avevano la colpa di voler portare avanti una politica, anche energetica, indipendente dalla dottrina Churchill: apertura ai paesi arabi, indipendenza energetica del paese, rilancio dell'industria del paese.
In mezzo, decenni di trame nascoste per condizionare la politica del paese: i legami con Edgardo Sogno per entrare in contatto con ex repubblichini come il comandante Borghese (da riutilizzare in chiave anticomunista).

Dalla scheda del libro:
Da quelle carte emerge con chiarezza che non è Washington a ordire piani eversivi per l'Italia, come si è sempre creduto, ma soprattutto Londra, che non vuol perdere il controllo delle rotte petrolifere e contrasta la politica filoaraba e terzomondista di Mattei, Gronchi, Moro e Fanfani. Il petrolio però non è il solo problema. Per gli inglesi anche i comunisti sono un'ossessione. Tanto da contrastarli con ogni mezzo. Persino arruolando schiere di GIORNALISTI, INTELLETTUALI E POLITICI per orientare l'opinione pubblica e il voto degli italiani. Un apposito dipartimento del Foreign Office lavora a questo obiettivo, affiancato da vecchi amici dei servizi britannici come l'ex partigiano monarchico Edgardo SOGNO e l'ex comandante repubblichino della Decima Mas Junio Valerio BORGHESE. Finché si arriva al 1976, l'anno che apre al Pci le porte del governo. A Londra progettano un GOLPE. Ma l'ipotesi viene alla fine scartata a favore di un'altra "azione sovversiva". Si scatena così un'ondata terroristica che culmina nell'assassinio di Aldo Moro.
Pretesti di lettura:

"È interesse della Gran Bretagna fermare l'avanzata comunista in Italia con ogni mezzo a nostra disposizione."
Martin Morland (Ird, Roma), 28 aprile 1976.

"La linea morotea è pericolosa perché considera irreversibile la crescita del Pci. Moro cammina su un terreno scivoloso."
Il senatore democristiano Donat-Cattin all'ambasciatore inglese Sir Guy Millard, 17 settembre 1975.

"L'Eni sta diventando una crescente minaccia per gli interessi britannici."
Documento del ministero dell'Energia britannico, 15 agosto 1962.

"I russi e i comunisti italiani sono probabilmente al corrente della propaganda che promuoviamo, ma ciò non significa che sappiano che esista un dipartimento al Foreign Office che si occupa di queste attività."
Informativa dell'Information Research Department (Ird) del Foreign Office di Londra relativa alla produzione e pubblicazione di saggi, articoli e attività culturali per orientare l'opinione pubblica italiana, 1° aprile 1952.

"Gli inglesi contano sulla presunta instabilità governativa per affermare la loro egemonia... e si oppongono alla ripresa produttiva delle industrie."
Mario Scelba, futuro primo ministro italiano, 1945

"È di primaria importanza evitare il processo e l'esecuzione di Borghese da parte degli italiani... Il soggetto è di grande interesse per le nostre attività di lungo periodo."
Il capitano Angleton (Office of Strategic Services) circa il trattamento da riservare a Junio Valerio Borghese dopo la Liberazione, 6 novembre 1945.

"Ieri sera abbiamo incontrato Adriano Olivetti, proprietario dell'omonima ditta di macchine da scrivere. Egli afferma di poter organizzare in Italia un'opposizione in grado di rovesciare il regime fascista."
Rapporto dello Special Operations Executive (Soe) di Berna, 15 giugno 1943. Il piano di Olivetti sarà ritenuto poi in conflitto con la strategia degli Alleati e gli interessi inglesi.

"I principi e le regole della democrazia sono estranei alla natura del popolo italiano, che non si interessa di politica ... la gran massa degli italiani è individualista ... Mussolini aveva ragione a dire che gli italiani sono sempre stati povera gente."
D'Arcy Osborne, ambasciatore britannico presso la Santa sede, novembre 1943.

"I nostri piani prevedono la conquista assoluta dell'Italia."
Documento del governo inglese, 1943.

La scheda del libro sul sito di Chiarelettere.
Il link per ordinare il libro su internetbookshop.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Salve, avevo scritto un romanzo su questo argomento, uscito un anno fa presso Mursia. Il titolo e' Ben.
Angelo Paratico